LA SCELTA VINCENTE DI VALHEIM È QUELLA DI APRIRSI A UN PUBBLICO PIU AMPIO POSSIBILE, ANCHE CHI NUTRE SCARSO INTERESSE PER IL GENERE
Sta proprio qui uno dei motivi, secondo me, del successo di Valheim. Non penso che, concettualmente, sia poi così diverso da tanti altri titoli là fuori: ma
fa del suo meglio per assicurarsi che anche chi è meno ferrato del genere abbia di che divertirsi. Prendiamo la meccanica della fame, ad esempio: non nutrirsi per lunghi periodi non avrà nessuna influenza sulle capacità del nostro personaggio, se non una barra della stamina e della vita più brevi, e in ogni caso in giro è pieno di funghi che potete usare per sfamarvi a sforzo zero (non ingozzatevi di fragole, filistei, che vi serviranno dopo). Per chi invece può contare su una vena di visione architettonica, la sperimentazione è incentivata dal fatto che distruggere un qualunque muro o porta o qualunque altra cosa piazzata male, o che vogliamo più semplicemente spostare,
ci restituirà tutte le risorse impiegate per costruirla.

Volevo mettere al riparo dalla pioggia i focolari, ma mi sa che ora ho un altro problema.
Morire comporta la perdita di una piccola parte delle nostre abilità e del nostro equipaggiamento, certo: ma fin quando non l’avremo recuperato un’altra morte non comporterà malus di alcun tipo, e il gioco contempla anche la possibilità che il giocatore voglia semplicemente darsela a gambe levate una volta trovata la sua pietra tombale, garantendoci un buff che ci permetterà di correre più a lungo e ricevere meno danni dai nemici.
UNDER DARK WINTER SKIES
La scelta di ampia accessibilità va a riflettersi anche sull’aspetto tecnico del gioco. Partendo proprio dalla prima cosa con cui veniamo a che fare, il download di Valheim è di appena 500 MB (!), rendendo il passaggio dall’acquisto al prendere a clavate uomini albero rapidissimo anche per chi ha una connessione lenta. Magie della generazione procedurale – il mondo di gioco, tra l’altro, è davvero enorme – e dello stile grafico scelto, caratterizzato da texture a bassa risoluzione. E se da un lato l’aspetto grafico indubbiamente avrà fatto storcere il naso a qualcuno (a me era successo, con uno dei trailer) sappiate che invece alla prova dei fatti il mondo di Valheim non manca di paesaggi affascinanti, e sopratutto gli effetti di illuminazione hanno molto da dire.

Datemi pure del codardo, ma affrontare questi bestioni faccia a faccia non è una buona idea.
L’UNICA CRITICA CHE MI SENTO DI MUOVERE A VALHEIM, ORA COME ORA, È CHE NON SAREBBE MALE UNA MAGGIORE REGOLARITÀ NELLA DISTRIBUZIONE DELLE RISORSE
Ma Odino non vi ha spedito su questo mondo solo per ammirare il panorama. La trama, in breve, ci vede impegnati nello sconfiggere
una serie di boss di difficoltà crescente, i cosiddetti Forsaken. Per ora ho affrontato solo il primo (credetemi, per arrivare al secondo ce ne vuole di tempo) e ne sono rimasto colpito molto positivamente:
fra fulmini saettanti, alberi che cadono abbattuti dalla sua furia e la galvanizzante colonna sonora al di sotto mentirei se non dicessi che mi sono proprio goduto lo scontro. E da lì al dirsi “massì dai adesso gioco un po’ a Valheim” e accorgersi che di colpo sono passate tre ore il passo è breve. Certo, non tutto è perfetto nel decimo mondo di Iron Gate: può capitare, ad esempio, che troviate il bioma che di solito contiene le risorse necessarie per proseguire, eccetto che non le contiene, obbligandovi dunque a cercare un’altra area con lo stesso bioma, con tutto ciò che comporta in termini di trasferimento della nostra base. Un po’ più di regolarità, in questo senso, sarebbe apprezzata. Ma siamo ancora in Accesso Anticipato (di cui è stata condivisa una
roadmap), di tempo da qui al lancio vero e proprio ce n’è in abbondanza e
già così Valheim promette benissimo.
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