The Finals

PC PS5 Xbox Series X

The Finals – Anteprima

Come i text editor hanno il WYSIWYG, era giusto che gli FPS avessero il WYSIWYB, What You See Is What You Blast, grazie a The Finals.

Sviluppatore / Publisher: Embark Studios / Embark Studios Prezzo: Free to play Localizzazione: Testi Multiplayer: Presente PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam), Xbox Series X|S e PlayStation 5

Alcuni videogame si presentano con una storia articolata che ci prende per mano accompagnandoci lungo l’azione, altri invece ci gettano nella mischia con un calcione da tergo. The Finals è un degno rappresentante della seconda categoria, in quanto senza spiegazione alcuna ci proietta in uno show virtuale nel quale squadre di tre giocatori si sfidano per fama, gloria, e denaro.

Un FPS competitivo di poche parole, il lavoro di Embark Studios: crea il tuo personaggio, entra nell’arena, accumula esperienza, sali di livello, ricomincia. Già che ci sei, spacca tutto. Come resistere all’invito di partecipare alla closed beta? Ecco le mie impressioni.

THE FINALS, PRENDI I SOLDI E SCAPPA

Al momento ci sono tre modalità di gioco, tutte varianti dello stesso concetto. In uno o più punti della mappa appaiono dei caveau, al cui interno c’è una bella cassa di soldi che va prelevata e depositata nel proprio punto di raccolta. Vince la squadra che per prima accumula una determinata somma, oppure la più ricca. L’esperienza casual è offerta dalla sfida “Quick Cash”, una partita secca in cui competono tre squadre, più complessi invece i tornei a gironi in cui gli scontri coinvolgono quattro team, promuovendo al turno successivo solo i primi due, fino allo scontro finale. La durata di una run varia sensibilmente a seconda del tipo di match scelto e dall’equilibrio delle forze in campo, quindi quando entrate nel lobby avvisate che non ci sarete per nessuno per un lasso di tempo che oscilla tra i 15 ed i 30 minuti.

Sto per ressare un compagno caduto.

In The Finals non ci sono classi, ma corporature. Possiamo scegliere se avere una fisicità esile, normale o importante, influenzando non solo il numero di hit point e la velocità di movimento, ma anche l’equipaggiamento a nostra disposizione: il tank – perché gira e rigira di questo si tratta – è l’unico che può trasportare un lanciarazzi mentre solamente il rogue è dotato di katana. C’è però una questione di dimensioni da tenere in considerazione, che crea qualche problemino di bilanciamento. Screenshot alla mano, con la stessa inquadratura l’heavy build è alta 1398 pixel, contro i 1002 della light build. Ipotizzando che il primo sia un colosso del calibro di Dwayne Johnson, il secondo sarebbe alto un metro e 40, come un bambino di 8 anni.

La caratteristica che distingue The Finals è la possibilità di distruggere tutto, fino a trasformare l’intera area di gioco in un parcheggio costellato da montagnole di macerie

Non presento questo raffronto dal punto di vista estetico, invitandovi invece a considerare l’hit box, ovvero quel quadratone che circonda i protagonisti degli FPS, utile a determinare se un colpo è andato a segno oppure no. Chi di voi si farebbe una passeggiata sotto una pioggia di proiettili con la stazza di The Rock piuttosto che con quella di un ragazzino, con l’unico vantaggio di poter assorbire due o tre colpi in più prima di passare a miglior vita? Su questo aspetto Embark Studios dovrà lavorare un pochino.

QUELLO CHE VEDI, LO PUOI DISTRUGGERE

Una volta personalizzato aspetto, outfit, accessori e gesture del nostro personaggio, siamo pronti all’azione. Le mappe a disposizione in questo momento sono due: Berlino e Seul. La prima è ambientata in un quartiere storico, in cui strette viuzze costeggiate da antichi palazzi sfociano su piazzette e parchi, mentre la seconda ha un look più moderno e si sviluppa prevalentemente in verticale, con edifici dai molti piani che ci obbligano a sfruttare trampolini e zipline per spostarsi con maggiore agilità. Ora del giorno e condizioni atmosferiche sono casuali, quindi potremmo combattere di giorno con la nebbia o di notte con la pioggia, con tutte le conseguenze legate alla visibilità. Ma la caratteristica che distingue The Finals da tutti gli altri FPS è la possibilità di distruggere tutto.

Qualcosa mi dice che sono fortunato a non essere lassù.

Non mi riferisco a barili, casse e porte, ma a trasformare l’intera area di gioco in un parcheggio costellato da montagnole di macerie. Correre su un tetto di vetro mentre fischiano i proiettili e lastroni cedono tutto intorno a me, o improvvisarmi architetto e aprire nuove finestre a colpi di bazooka, è estremamente divertente.

La formula free to play ricalca quella di Fortnite, con battle pass e acquisti in game che sbloccano solo premi estetici. Le armi si ottengono expando

Calcinacci che cadono, rampe di scale che cedono, costruzioni intere che collassano, da un momento all’altro tutto può trasformarsi in un inferno. Solo il tempo ci dirà se nel competitivo estremo la demolizione sarà parte integrante della strategia o un dettaglio marginale, ma ormai un importante dado è stato tratto e spero che tutti si muoveranno in quella direzione. Distruggere tutto, o anche solamente sapere di poterlo fare, meraviglioso.

IN CHE SENSO “INSERT COIN”?

Ovviamente gli obiettivi preferiti dei nostri mirini sono i giocatori avversari, e ho apprezzato il modo in cui The Finals gestisce le kill. Quando veniamo uccisi, droppiamo a terra una statuina con le nostre fattezze. Qualora un compagno di squadra passasse nel luogo del delitto, può ressarci istantaneamente o nel giro di qualche secondo qualora disponga o meno di un defibrillatore, o magari raccogliere i nostri amabili resti per compiere l’operazione in un luogo sicuro. Oppure possiamo giocarci un gettone per respawnare all’istante, opzione da ponderare con attenzione poiché le scorte sono limitate, ed una volta esaurite dovremo aspettare pazienti l’intervento di un nostro partner, o che l’intera squadra sia spazzata via, in modo da ripartire tutti tre.

The Finals

Non sto camperando. Sto valutando la situazione.

Quest’ultima possibilità è interessante poiché contempla dei suicidi tattici quando rimaniamo da soli, sotto fuoco nemico, ed è preferibile correre incontro ai proiettili avversari per ricominciare subito piuttosto che resistere inutilmente prolungando l’agonia e tenendo bloccati i compagni. Ottime le voci dei commentatori, che oltre alla telecronaca forniscono anche interessanti indizi, tipo “la squadra X è messa male, le rimane un solo giocatore”. E proprio come nel film The Hunger Games, alla regia vengono spesso in mente idee pazzerrelle per complicare ancor più la vita ai concorrenti, ad esempio scatenando una pioggia di meteore infuocate sulla città, oppure dimezzando la forza di gravità, o magari raddoppiando la capacità di infliggere danni. Ogni match può prendere una piega inaspettata in qualsiasi momento, e non si può essere certi della vittoria fino a quando non appare la scritta Winner sullo schermo. Graficamente The Finals riprende il look colorato e gli outfit improbabili di Fortnite, ma si distingue con una propria personalità. Ciò che invece sembra attingere a piene mani dal capolavoro Epic è la strategia di monetizzazione, che al free to play abbina un battle pass con premi puramente estetici.

GRAFICAMENTE THE FINALS MUTUA IL LOOK COLORATO E GLI OUTFIT IMPROBABILI DI FORTNITE, MA SI DISTINGUE CON UNA PROPRIA PERSONALITÀ RIPRENDENDO, TUTTAVIA, LA STRATEGIA DI MONETIZZAZIONE DAL GIOCO EPIC

Armi ed equipaggiamento sono sbloccabili solo tramite punti esperienza, e pare non ci siano nemmeno scorciatoie a pagamento. Il mio più grande dubbio, da giocatore solitario, è la formula a squadre di tre persone. Per quanto gli obiettivi siano segnati sulla mappa e il gameplay sia tutto sommato semplice, un team affiatato che magari comunica in game è in grado di distruggere qualsiasi party di tre sconosciuti nel giro di pochi minuti. Quindi incrocio le dita per una modalità in solo, nel frattempo voi cercate di farvi qualche nuovo amico sparate a raffica sul bottone Wishlist perché il gioco è promettente.

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