Mondo selvaggio e complicato, quello dei survival. È difficile emergere in un mercato saturo di mediocrità, ci vuole l’intuizione giusta, delle dinamiche equilibrate non bastano. E se Serum avesse l’idea vincente?
Sviluppatore / Publisher: Game Island/ Toplitz Productions Prezzo: ND Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam) Data d’uscita: ND
Ammetto di non essermelo mai domandato durante il primo quarto d’ora con il survival di Game Island. Modelli poligonali datati e animazioni legnose, meccaniche di gameplay inflazionate, incipit con poco mordente, questo e poco altro ho trovato ad attendermi su… già, dove accidenti mi trovavo?
Non lo so, non ancora perlomeno. A Dio – o chi per esso – piacendo, lo scoprirò. Dipende tutto da quanto serum riuscirò a produrre, purtroppo la mia vita è in mano sua e dei suoi capricci genetici. Una dose ti allunga la vita, non diceva così una campagna pubblicitaria andata in onda qualche anno fa?
OVERDOSE VITALE
Serum, dicevamo: un survival d’origine polacca sviluppato in Unreal Engine 5, ma anche il siero da iniettarsi in corpo a cadenza regolare se si vuole sopravvivere. Ci sono andato giù duro nell’introduzione, forse troppo, del resto stiamo parlando di un gioco in divenire; oggi non è possibile né giusto giudicarlo sotto nessun aspetto, tanto meno per quanto riguarda il seppur poco convincente comparto tecnico, al netto di alcune ambientazioni apocalittiche e scorci di desolazione che, se non fosse per i goffi nemici dalle movenze grottesche che rovinano l’atmosfera, sarebbero anche eccitanti da esplorare. Niente sentenze affrettate vale anche per la storia, di cui comunque so poco o nulla, dunque mi rimangio quel “senza mordente”: ecco l’incipit, che ognuno si faccia la sua idea.
Ultimo giorno di lavoro, poi si torna a casa da moglie e figlio. Dura la lontananza dai propri affetti, ma c’è una malattia da curare e una costosa cura da pagare stringendo i denti, la salute non ha prezzo è solo un modo di dire, spesso ce l’ha ed è pure esorbitante. Poi qualcosa va storto, o forse come qualcun altro ha programmato, e ti ritrovi con un dispositivo installato nel braccio, preda del panico mentre ti aggiri con circospezione in uno scenario lugubre, tossico, spoglio di vita e luci, in cui il senso di pace eterna emanato dai cadaveri ti fa pensare che, forse, morire non è un’opzione da scartare a priori. Poi una voce ti parla alla radio, bastano poche incisive parole da parte di un certo Richard e, improvvisamente, del liquido verde per terra ti appare invitante, come un sorso d’acqua nel deserto: devi vivere e, per farlo, devi iniettarti il contenuto della siringa lasciata dal fu collega. Una dose ti allunga la vita, letteralmente.
L’ASSO NELLA MANICA DI SERUM
Sulle meccaniche e, più in generale, sul gameplay, in attesa di una prova più sostanziosa, resto sulla difensiva e confermo: raccolta dei materiali, crafting, combat system, salute/vigore, tutto sa di già visto e rivisto in un’infinità di survival. Ci sono poi un tris di biomi diversi in cui avventurarsi a caccia di risorse e risposte tramite una monorotaia, puzzle e schede da recuperare dai corpi degli ingegneri morti per sbloccarne l’accesso, ma parliamo d’altro. Qualcosa cambierà nel corso dell’accesso anticipato, cosa e come lo scopriremo solo vivendo e, non so voi, ma è proprio quello che ho intenzione di fare, salvo imprevisti.
L’asso nella manica Serum però ce l’ha già pronto, lo tira fuori subito perché senza non si riesce nemmeno a esplorare i dintorni della safe zone
Suona terribilmente stressante come imposizione, lo so, tuttavia l’azzardo potrebbe rivelarsi vincente, e sapete perché? Perché ti piazza sulla testa una spada di Damocle da procrastinare a qualunque costo, una miccia accesa che ti spinge a impegnarti a fondo per sopravvivere, che ti obbliga a programmare con un’attenzione ai limiti del patologico ogni escursione, ogni singolo passo, con la speranza di aver fatto bene i calcoli e che, per portare a casa la pellaccia, non bastasse una dannata dose in più.
La dinamica del serum è un azzardo ma potrebbe rivelarsi vincente: ti obbliga a programmare ogni escursione con un’attenzione ai limiti del patologico
DA GRANDE VOGLIO ESSERE UN MUTANTE
Avevo la vostra curiosità, ora ho la vostra attenzione, vero? È successo anche a me quando ho compreso che craftarmi le dosi di serum non solo mi permette di vivere più a lungo e prolungare la durata delle mie escursioni, ma anche che, durante il processo di creazione, posso modificarne gli effetti sul mio personaggio o sulle sue armi a seconda dei materiali utilizzati. A patto di avere le risorse necessarie, si può creare una sostanza che aggiunge 5 o più minuti al timer al cui termine c’è la morte (e il respawn presso l’ultimo Fabricator visitato, con conseguente perdita del bottino come nei soulslike), una che permette di spiccare balzi doppi, un’altra ancora che dona la capacità di vedere nell’oscurità e via discorrendo. Le variazioni sono diverse, tutte raccolte in un tab specifico, e sperimentarle fino a trovare quelle più adatte al proprio stile di gioco potrebbe rivelarsi divertente ma anche incisivo in ottica gameplay, se è vero che, ad esempio, alcune location non saranno raggiungibili senza determinate abilità.
Avete appena letto il resoconto del mio primo appuntamento con Serum, un grezzo eppure intrigante survival disponibile in accesso anticipato su Steam dal 23 maggio. Sul versante tecnico c’è del lavoro da fare e non parlo dei bug già noti, penso piuttosto all’ottimizzazione, alle fluttuazioni del frame rate e a tutte le osservazioni tecniche assiepate nell’intro; per fortuna il tempo per sistemare ove necessario c’è, la fase work in progress dovrebbe durare circa dodici mesi dunque non è il caso di fasciarsi la testa.
Sarà importante e arduo, per Serum, mantenersi in equilibrio sul sottile filo che separa un survival single player inutilmente frustrante da uno altamente eccitante