Deve essere terribile trovarsi da soli nello spazio profondo. Peggio ancora, però, sarebbe trovarsi gomito a gomito con cloni di noi stessi, che non vanno nemmeno d’accordo tra loro. The Alters ci trascina in quest’incubo.
Sviluppatore / Publisher: 11 bit studios / 11 bit studios Prezzo: ND Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: Non disponibile Disponibile su: PC (Steam) Data d’uscita: 2024
Non c’è nulla da fare, a 11 bit studios piace immaginarci vagare raminghi su desolate superfici di pianeti ostili, accompagnati solo dalla voce gracchiante che giunge ai nostri auricolari da chissà quale remota base in precario contatto con noi. E mica ci mette nei panni di uno Space Marine; al contrario, siamo degli Average Joe deboli, fragili e spaesati. Era già accaduto in The Invincible, e ora ci risiamo con The Alters, 3D survival in terza persona a tema fantascientifico con elementi di base building. Abbiamo provato il demo, piuttosto intrigante dato che finge di essere il gioco completo salvo poi rivelarsi la prima missione, che a sua volta si rivelerà un gigantesco tutorial.
Nel futuro, la nuova corsa all’oro è improntata sulla ricerca del Rapidium, nuovo e misterioso minerale che la nostra Megaditta spaziale vuole a tutti i costi, spedendoci così senza sosta in giro per il firmamento. Un bel giorno però qualcosa va storto, l’atterraggio sull’ennesimo corpo celeste è decisamente turbolento e usciamo dalla nostra capsula soli e disorientati. Ci rendiamo presto conto di essere gli unici sopravvissuti; nonostante le capsule degli altri membri dell’equipaggio siano integre quanto la nostra, gli occupanti sono tutti morti. Cosa può essere successo? Raggiunta a fatica la base, giusto per familiarizzare con i controlli, una misteriosa e disturbata comunicazione ci avvisa che il pianeta ogni notte viene investito da onde di radiazioni letali.
Le sezioni base building e resource management sono abbastanza standard, ma sono solo il contorno del piatto offerto da The Alters
THE ALTERS: DOMANI È UN ALTRO GIORNO
A questo punto Rossella O’Hara avrebbe detto: “dopotutto, domani è un altro giorno”. E così, carichi di speranze, l’indomani ci mettiamo al lavoro. In The Alters la vita di Jan Dolski, questo il nome nostro alter ego, si divide in due fasi, corrispondenti ad altrettanti gameplay. All’interno della base, ci troviamo in un gestionale. È qui che al banco di lavoro craftiamo oggetti utili come scanner e rampini, o analizziamo e immagazziniamo risorse e reperti. Attraversando le stanze con inquadratura a scorrimento laterale troviamo la sala comunicazioni, la nostra camera da letto, il laboratorio e varie altre strutture collegate tra loro da porte e ascensori. Come in Fallout Shelter, è vitale ampliare la cubatura del nostro rifugio aggiungendo moduli in grado di sbloccare abilità e progredire nella nostra fuga verso la salvezza, il tutto tenendo conto dello spazio a disposizione. Presto però ci serviranno materiali, che si trovano lì fuori. È tempo di uscire, con la classica visuale 3D in terza persona. Vanno localizzati giacimenti di minerali e sostanze organiche da portare a casa prima di sera, e un orologio sul nostro HUD ci consente di sapere sempre quanto tempo abbiamo a disposizione.
Questo scorre abbastanza lentamente mentre ci spostiamo – circa un minuto ogni secondo di gioco – e molto velocemente quando ci dedichiamo all’estrazione. Indugiare è pericoloso perché è sufficiente anche un breve periodo di esposizione alle radiazioni per mandarci al Creatore, ricominciando poi dall’alba del giorno che ci fu fatale. Inizialmente, da buon survival e resource management, è una continua spola tra la base e i suoi dintorni, cercando di spingerci ogni volta un po’ più in là per recuperare nuovi materiali. L’alba della morte però incombe, e dieci giorni volano in fretta. C’è davvero così poco da scoprire in The Alters?
Cooperare con vari cloni di noi stessi, ciascuno con un vissuto differente, non sarà facile, ma per vederci più chiaro dovremo attendere la pubblicazione del gioco
LA MIA AMICA PECORA E L’EFFETTO FARFALLA
Una volta trovato il prezioso minerale, con l’ausilio di un macchinario chiamato Grembo, più un altro paio di passaggi che non spoilero, siamo in grado di creare una pecora. Davvero, proprio il ruminante che bela. A questo punto che si fa? Confezioniamo maglioncini di lana? La teniamo come animale da compagnia? Un bel barbecue? Non importa; ciò che conta è che ora possiamo in qualche modo evocare forme viventi. E se richiamassimo versioni alternative di noi stessi, che a un certo punto della vita han preso decisioni diverse dalle nostre, finendo col diventare altre persone?
Del resto, se mi servisse uno scienziato, non dovrei far altro che clonare la versione di me stesso che a un certo punto della sua vita ha deciso di prediligere biologia. Un meccanico? Eccomi nella versione che nella sua adolescenza si è talmente appassionata di elaborare motorini da farne in seguito una professione. Presto, sfruttando l’effetto farfalla di punti cruciali della vita di Jan, saremo in grado di creare un team eterogeneo in grado di gestire qualsiasi situazione, perché parafrasando i Me contro Te da soli si va veloci, ma insieme si va più lontano. Ma non è detto che tutte le versioni di Jan vadano d’accordo tra loro. E di più non è dato sapere, se non che da quanto visto finora la parte di estrazione e base building è abbastanza standard, ma la trama sembra promettere faville. Non ci resta che aspettare un giorno generico del 2024 per scoprirlo da noi.