Dustborn – Anteprima Hands On

C’è voluto del tempo per decostruire Dustborn, questo perché il titolo dei ragazzi di Red Thread Games prendono il loro obiettivo e li lanciano oltre ogni limite mai considerato. Un’operazione di grande coraggio, con pregi (potenziali) e difetti (risolvibili) ben marcati.

Sviluppatore / Publisher: Red Thread Games / Spotlight by Quantin Dream Prezzo: ND Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile su:  PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S e PC Data di lancio: 20 agosto 2024

DUSTBORN ON THE ROAD

Un po’ Life is Strange, un po’ Mad Max, un po’ Borderlands e giù di lì, con una palese contaminazione delle avventure grafiche e un’attenzione alla narrativa importantissima, Dustborn alla prima prova mi trova abbastanza spiazzato giacché quel che ho potuto provare è stato – presumo – una sequenza in media res, con il nostro gruppo di protagonisti, un autobus guidato da un androide e la Giustizia (Justice) che esercita il suo potete totalizzante nei nuovi Stati Divisi D’America.

È ora di menare le mani contro questi centauri

In questo futuro alternativo, mescolato e creato sapientemente attingendo ad una serie di immaginari neo-classici e cyberpunk, si dipanano le avventure di un gruppo di amici che esercitano le proprie azioni tramite le azzuffate, qualche potere speciali e la spada migliore sul campo: la parola.

Dustborn punta tantissimo sulla la risoluzione di enigmi e simili, tramite strutture classiche delle avventure grafiche

Dustborn è infatti un gioco che – come già scritto – pompa tantissimo sangue nell’organo che riguarda la risoluzione di enigmi e simili tramite strutture classiche delle avventure grafiche: eccoci pronti a parlare con tantissimi personaggi, ottenere determinate informazioni così da sbloccare importanti linee di dialogo per procedere nel gioco e risolvere i diversi ostacoli così da progredire nella storia e quando necessario, eccoci mazza in mano per azzuffarci contro nemici di vario calibro, dai membri della Justice, fino a zoticoni motociclisti usciti dalle wasteland di Mad Max.

SUONA COME MANGI

Al netto della grandissima varietà e caratterizzazione di personaggi, tutti davvero unici tanto nel carattere quanto nelle abilità che li contraddistinguono dentro e fuori il loro utilizzo, tutto il comparto estetico di Dustborn è di una delizia unica.

Ascoltare, rispondere e guardarsi sempre attorno, unico modo per sbloccare nuove risposte e linee di dialogo

Ispirandosi alle sfumature dei comics americani, i colori pastello accesi assieme alle linee di dialogo richiamate in diverse parti dello schermo risultano ben strutturate, donando un certo grado di identità, che ben si mescola nei lunghissimi momenti dove dovremo coprire diverse mappe di gioco, di diverse dimensione, parlare con tutti e procedere nelle piccole quest disseminate, che può essere come cercare un passaggio in una stazione di servizio abbandonata nel deserto dove l’ultima volta è passato qualcuno è stato due giorni prima. Parlare, ascoltare e sfruttare le abilità del gruppo, può dare la possibilità ad una scintilla di divampare in un’idea geniale.

AZIONE NON NECESSARIA

Se c’è qualcosa che ho trovato fortemente fuori luogo, sono state proprio tutti quei momenti dove si richiede di menare le mani. Difficile spiegarlo in modo chirurgico, ma immaginate una sessione di Life is Strange, titolo che ha di base una grande influenza nelle relazioni tra i personaggi di Dustborn, improvvisamente ci viene chiesto di affrontare sessioni di combattimento. 

Diciamo che le sessioni di combattimento non sono proprio il fiore all’occhiello della produzione

Per quanto si tratti di un gioco ben contestualizzato, il problema si presenta nelle stesse meccaniche che andremo ad adoperare, sempre troppo lente, imprecise e strutturate in modo poco convincente. Tecnicamente sembrano sessioni estremamente lontane dalle potenzialità degli sviluppatori, tanto da essere sì brevi, ma terribilmente ripetitive e identiche tra di loro.

sono consapevole dell’indubbia qualità narrativa, così come della valida componente da avventura grafica, ma rimango dubbioso sulla parte action

Per quanto si può sempre fare un grande plauso alla voglia di uscire dalla propria comfort zone e magari proporre un ibrido mai visto prima sul mercato, al momento i dubbi regnano sovrani: se da una parte sono consapevole della indubbia qualità narrativa come della componente da avventura grafica, rimango terribilmente dubbioso su tutta la componente action che circonda il titolo. Tempo per ottimizzare tutta questa struttura c’è, ma non riesco a togliermi dalla testa che Dustborn sarebbe stato un titolo più interessante anche senza questa declinazione. Staremo a vedere al momento della release finale.

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