A volte non serve combattere. A volte non serve compiere le scelte giuste. A volte, come racconta Sumo Digital, bisogna correre. Deathsprint 66, un avanguardistico titolo arcade à la Crash Team Racing, mette le ali sui talloni in stile Hermes per trasportare in un mondo cyberpunk tutto da scoprire, tra colpi bassi, avversari temibili e tanti, tantissimi raggi laser da evitare per non finire completamente folgorati.
Sviluppatore / Publisher: Sumo Digital / Secret Mode Prezzo: ND Localizzazione: Testi Multiplayer: Competitivo online (8 giocatori) PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam) Data d’uscita: ND
Quei raggi laser, sottolineo, mi hanno fatto malissimo così ripetutamente che ho perso il conto. Ora, sono quello che potrebbe definirsi come la pippa di Crash Team Racing tra la mia compagine di amici di sempre, con cui a volte ho rischiato di venire alle mani per aver perso una gara all’ultima curva. È la truculenta storia di un ragazzo che, pur amando CTR e qualsiasi videogioco di questo tenore, non si è mai effettivamente impegnato troppo per apprendere i trucchi del mestiere. D’accordo, mi sto descrivendo in modo parecchio negativo.
Qualche gara l’ho vinta, mi è capitato anche di vincere dei tornei e imitare Del Piero tirando fuori la linguaccia, mentre, esaltato e fiducioso, gettavo le basi sul mio regno, che è durato meno dell’Imperatore Tito Vespasiano, pace all’anima sua. Se in CTR bisogna guidare, usare qualunque mezzo per ostacolare gli avversari e farsi belli con i nemici, in Deathsprint 66 l’unica differenza è che si corre. Si corre così forte e tanto che la cattiveria viene fuori inaspettatamente, a suon di denti digrignanti al passo dei piedi sul circuito.
Quando Crash Team Racing incontra Cloudpunk il risultato è Deathsprint 66
DI CONTESTI E DI CYBERPUNK
In quanti sono rimasti sotto con Cyberpunk, The Ascent e Cloudpunk? Con Deathsprint 66 c’entrano ben poco, va detto, ma Sumo Digital ha deciso di ambientare il suo videogioco di corse online in una città che potrebbe fare invidia a quella di Ghostrunner. La Bachman Media Network, una multinazionale che si è arricchita sulle spalle degli altri, organizza sovente delle corse con l’obiettivo di intrattenere il pubblico. Anche se non è chiaro chi sia, mi piace pensare che siano i Patrizi del futuro che banchettano su una struttura futuristica del Circo Massimo mentre mangiano tramezzini e bevono champagne. Il capitalismo, insomma, è ovunque: è inebriante come la stessa aria che di respira per riempire adeguatamente i polmoni.
La Bachman Media Network, una multinazionale che si è arricchita sulle spalle degli altri, organizza sovente delle corse con l’obiettivo di intrattenere il pubblico
In tal senso, la mia correlazione con il circo e le corse dell’epoca non è affatto scontata, considerando che neppure al tempo qualcuno si risparmiava i colpi bassi anche quando non ce n’era bisogna. In Deathsprint 66 si ragiona in questa maniera, e ciò significa dover correre e sopravvivere, provando a non ritrovarsi in una bolgia fatta di paure e inconcludenza. In questo videogioco, un respiro può essere l’ultimo esattamente come uno scatto compiuto per superare un avversario che non si vuole levare dai piedi.
In Deathsprint 66 si ragiona in questa maniera, e ciò significa dover correre e sopravvivere, provando a non ritrovarsi in una bolgia fatta di paure e inconcludenza
RUN BOY RUN, IN DEATHSPRINT 66
Come accennavo prima, Deathsprint 66 è un videogioco di corse completamente basato… sulle corse. Coinvolge alcune delle principali di CTR ed amplia comunque il modo di affrontare le sfide, che si dividono in diverse modalità. Ci sono lo sprint e le corse per giri di circuiti al momento, ed entrambi raggiungono vette di difficoltà molto evidenti, da quanto ho provato. Al momento, non è chiaro se il team abbia intenzione di aggiungere altri circuiti e modalità; eppure, quanto ho provato mi ha comunque sorpreso molto.
Ad avermi lasciato a bocca aperta, forse perché arrivo proprio dal già citato Crash Team Racing, è il modo in cui si sviluppano le corse: c’è un elevato tasso di violenza. Il protagonista non guida ma, semplicemente, fa valere i suoi polmoni e basta. Attraverso gli innesti giusti da bravi Netrunner della porta accanto, il manichino può raggiungere velocità ragguardevoli, servendosi soventi di diversi modi per strappare la bandierina e salutare a casa, ringraziando mamma, papà, cane e gatto per aver sempre creduto in lui.
Il protagonista non guida ma, semplicemente, fa valere i suoi polmoni e basta
TRA GARE E MOLTE VISIONI
L’approccio alle gare, in tal senso, è a preferenza del giocatore, che può decidere come giocare in base alle esigenze, optando dunque un atteggiamento da infame o da bravo ragazzo. L’elevato tasso di crudeltà, appurata e compresa al meglio all’interno del titolo, mi ha comunque permesso di farmi un’idea precisa sul videogioco di Sumo Digital, che al momento è più che positiva. È da capire, comunque, come si presenterà in futuro e quali altri contenuti conterrà al lancio, e soprattutto se manterrà questa difficoltà.
Doversi barcamenare tra gli avversari, gli ostacoli e gli errori al millimetro non è difatti una cosa di poco conto. Un gesto sbagliato o qualsiasi distrazione comporta alla perdita di secondi e posizioni, con il rischio di doversi fare le ossa con qualche sconfitta, prima di ingranare sul serio. La produzione, in tal senso, non sembra comunque intenzionata a voler spingere il giocatore ad accomodarsi fin troppo sugli allori neanche qualora vincesse gare una dopo l’altra.
La produzione, in tal senso, non sembra comunque intenzionata a voler spingere il giocatore ad accomodarsi fin troppo sugli allori neanche qualora vincesse gare una dopo l’altra