La serie Life is Strange, nella sua maestosità, non ha mai chiarito un aspetto controverso: perché si chiama “linea temporale” anche quando non piove? Speriamo di venirne a capo in Life is Strange: Double Exposure.
Sviluppatore / Publisher: Deck Nine Games / Square Exnix Prezzo: ND Localizzazione: Interfaccia e testi Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile su: PC (Steam), PS5, Xbox Series X|S, Nintendo Switch Data d’uscita: 29 ottobre
Nel 2015 Dontnod Entertainment le studia tutte per farsi del male: inizia con il piede giusto realizzando un’avventura grafica, genere non più in grado di raccogliere grandi consensi. Dopodiché decide di pubblicarla a episodi, come Tales of Monkey Island, o come il romanzo Oliver Twist di Charles Dickens; scelta audace, nell’epoca del binge watching e dei backlog sempre più chilometrici. Per finire, lo farcisce di temi scottanti quali passaggio all’età adulta, lutto, bullismo, suicidio e sessualità, argomenti che se mal interpretati portano dritti alla crocifissione. Un’operazione così scellerata da assurgere a capolavoro sempreverde, grazie a una realizzazione impeccabile; storia, dialoghi, caratterizzazione dei personaggi e persino le inquadrature non hanno nulla da invidiare alle produzioni televisive, rendendo Life is Strange un cult game. Il semplice sistema di controllo permette poi al gioco di sbarcare – e sbancare – anche su mobile.
Forte del successo, Life is Strange diventa una vera e propria serie arricchita nel tempo con nuovi videogame che, pur avendo personaggi e storie diverse, mantengono il focus su narrazione, emozioni e soprattutto importanza delle scelte del giocatore. A distanza di nove anni, quattro titoli e una remastered collection, torna sui nostri monitor la storica protagonista Maxine “Max” Caulfield, questa volta diretta da Deck Nine, già responsabile di Life Is Strange: Before the Storm e Life is Strange: True Colors. Come non provare i primi due capitoli di Life is Strange: Double Exposure, in uscita a fine mese?
LIFE IS STRANGE: DOUBLE EXPOSURE, TRA LA VITA E LA MORTE
Ci troviamo di fronte al sequel del primo LiS, ma non abbiate paura di prendere al volo il treno quand’anche non conosceste il lore; si riparte praticamente da zero, con solo qualche sporadico riferimento all’adolescenza di Max, inserito perlopiù per compiacere i fan di lunga data. Sappiate comunque che all’età di diciotto anni la giovane protagonista scopre di avere il potere di riavvolgere il tempo e tornare sui propri passi riguardo alcune scelte nel tentativo di salvare da morte violenta la sua migliore amica. Da allora sono trascorsi anni e Max è diventata adulta, conservando di quel passato solo l’amore per la fotografia e la ferma decisione di non interferire mai più con la linea temporale.
Adesso lavora all’università e una nuova amica è entrata nella sua vita, ma giusto per dare quel tocco di déjà vu, muore male pure lei. Forza, alzi la mano chi vorrebbe stringere un forte legame con Maxine. Distrutta dal dolore e incapace di dare una spiegazione all’accaduto, la nostra eroina scopre casualmente che la sua capacità di riavvolgere il tempo è mutata, donandole la facoltà di entrare in un mondo alternativo nel quale Safi – questo il nome della sventurata – è ancora viva, benché stalkerata da un misterioso individuo. Comincia così un continuo rimpallo tra la realtà in cui ancora non è avvenuto l’irreparabile e la realtà in cui non si può più – forse – tornare indietro. Sarà sufficiente salvare Safi almeno in una di queste due dimensioni? E soprattutto, dove decideremo di vivere?
BISOGNA PRENDERSI UNA PAUSA
Life is Strange: Double Exposure potrebbe sembrare il solito racconto sugli universi paralleli, ma la storia è narrata con una maestria tale da voler assaporare ogni momento come se si trattasse di un piatto gourmet. Se il primo capitolo serve a presentare i vari attori e farci prendere confidenza con il gameplay mentre si consuma il delitto, nel secondo la testa dei giocatori sarà assalita da mille dubbi osservando il come il comportamento dei personaggi cambi radicalmente da un mondo all’altro. Il docente arrivista è davvero così privo di scrupoli come sembra? Siamo sicuri che Safi sia semplicemente una vittima? Che ruolo ha la confraternita Abraxas in tutto questo? L’emozione che suscita il dipanarsi della trama è tale che Life is Strange: Double Exposure sarebbe godibilissimo anche semplicemente guardandone il walkthrough su YouTube.
Nonostante gli enigmi siano abbastanza all’acqua di rose e non vadano molto oltre il prendere un oggetto dal posto A nel mondo B e utilizzarlo nel posto C del mondo D, la consapevolezza che alcune scelte sono irreversibili e influenzano lo svolgersi della storia ci porrà di fronte a dilemmi amletici. Meglio dichiarare apertamente la nostra attrazione verso l’estroversa barista o fingere di voler essere solo amici? Consolare o colpevolizzare chi si sente responsabile di quanto accaduto? Cedere ai ricatti di chi ci ha sorpreso in una scomoda circostanza o affrontare la situazione a muso duro? Dicono che un bel gioco dovrebbe tenere le persone incollate al monitor, ma questa volta sarebbe necessario posare il pad, riflettere su quanto appena visto, prendere una boccata d’aria e ragionare sulla prossima mossa; un lusso che non sempre ci verrà concesso.
PRENDERE UNA CRUSH PER MAXIME: FATTO
La recitazione – perché definire i protagonisti “modelli 3D doppiati” sarebbe riduttivo – si attesta su altissimi livelli e risulta determinante nel calarsi nei panni di Maxime, che è bellissima nel suo look acqua e sapone dallo sguardo in grado di bucare lo schermo. Mimica facciale e linguaggio del corpo sono convincenti senza mai risultare esagerati, e i vari ruoli sono stereotipati proprio come è lecito aspettarsi da una novella di fantascienza ambientata in un ateneo: l’austera rettrice dal rapporto conflittuale con la figlia, il nerd appassionato di astronomia, i fanatici delle confraternite, la barista che non si perde nemmeno una festa, Deck Nine non ha lasciato fuori nessuno.
L’unico appunto che si potrebbe muovere a Life is Strange: Double Exposure, entrando nei panni dell’arcigna suocera che non è mai contenta, è la non abbondanza di hot spot nei vari ambienti che visitiamo; entriamo in un ufficio, e potremo esaminare solo computer, scrivanie e poco più; dirigiamoci verso un’affollata caffetteria e converseremo con due o tre persone al massimo. In questo modo si arriva forse troppo velocemente al punto senza godersi tanti dettagli, però almeno ci viene risparmiato il pixel hunting. Il vero guaio ora è dover gestire l’attesa per i prossimi capitoli.