Uscito nel 2011, Warhammer 40,000: Space Marine era stato molto apprezzato dai fan del Tetro Millennio: considerato che il gioco action temporalmente più vicino ambientato in questo universo era il mediocre Fire Warrior, quelle ruvidità che presentava il gioco di Relic furono facilmente perdonate di fronte alla fisicità di Titus, che faceva provare a chi avesse preso in mano un mouse o un pad tutta la potenza di un Angelo della Morte dell’Imperatore. Tredici anni dopo, la torcia è passata a Saber Interactive, che con Space Marine 2 ha promesso di presentare un degno seguito alle avventure di Titus. Una promessa in gran parte realizzata, ma secondo me con qualche asterisco.
Premetto una cosa, prima che qualcuno prepari i riti di purificazione e controlli che i lanciafiamme al promezio siano ben carichi: Space Marine 2 è un gioco che qualunque fan di Warhammer 40,000 dovrebbe giocare (qui, doverosamente, la recensione di Alteridan). Il livello di cura che è stato messo nel ricreare l’ambientazione è straordinario. E non mi riferisco solo al dettaglio degli impianti dell’Ordo Mechanicus su Kadaku, alle strade e ai palazzi della città formicaio di Avarax, o ai panorami devastati dalle influenze caotiche che sferzano il mondo tomba di Demerium, ma anche a tutto quello che succede attorno a Titus.
lo sforzo profuso nel ricreare l’ambientazione è eccezionale
BLESSED IS THE MIND TOO SMALL FOR DOUBT
Dove iniziano i miei dubbi è sul gameplay. Già presagivo che così sarebbe stato nel mio ultimo editoriale, ma appena messo mano al gioco mi sono reso conto che l’introduzione di dodge e parry non riusciva a risuonarmi bene. E dopo una missione che secondo me è di gran lunga il punto più basso di tutta la campagna – quella in cui dobbiamo scacciare le orde di Sventratori con il lanciafiamme mentre un Archmagos ci critica per la nostra eccessiva lentezza – ho deciso di prendermi una pausa e di reinstallare il primo Space Marine. Giusto per vedere se, magari, la colpa non era di Space Marine 2 ma mia: se non era il tempo trascorso ad avermi inaridito e reso meno paziente, o forse ancora era la mia memoria delle prime avventure di Titus ad essere più rosea della realtà. Senza perdere tempo vi posso dire che non è stato così.
non smetterò mai di odiare Halo per aver introdotto lo standard delle due armi
Un’altra cosa che sinceramente ho trovato piacevole mentre giocavo a Space Marine 1 è il fatto che si gioca molto di più. Da un lato, capisco perché il seguito passi così tanto tempo a farti fare cose che non sono combattere; come ho detto sopra, il modo in cui tratteggia l’ambientazione di Warhammer 40,000 è fenomenale e non ha sicuramente eguali all’interno della pur affollata platea di giochi ambientati in questo universo, e questi passaggi hanno ovviamente il loro ruolo in questo. Ma apprezzo molto il fatto che il predecessore non perdesse tutto questo tempo con briefing, chiacchierate con il cappellano e visite all’armeria: avvii il gioco e sai che quelle sei-sette ore le passerai in larga parte a menare Orki prima e sgherri del Caos poi. Nel complesso, ho trovato la gestione del ritmo del gioco molto migliore in questo caso. E questo vale anche per i combattimenti, con le esecuzioni che non ci rendono invulnerabili, rendendo dunque la scelta di recuperare vita effettivamente una scelta, piuttosto che qualcosa che non hai mai davvero motivo di non fare.
E L’ADEPTUS ADMINISTRATUM CHE FA?
Per carità, il primo Space Marine non era assolutamente un gioco perfetto. Soffriva un po’ di quella mancanza di pulizia che ha sempre caratterizzato i giochi Relic. Se con le armi da fuoco offriva una varietà migliore, in totale erano pur sempre cinque in croce. Ed è un gioco i cui livelli danno costantemente l’impressione di essere un po’ più spogli di quanto dovrebbe essere. Nel complesso, tutti questi discorsi su “il gioco vecchio a me era piaciuto di più, almeno per alcune cose” avrei magari potuto tenermeli per me, ma a farmi venire voglia di scrivere qualcosa ci ha pensato il messaggio scritto (forse; ci arriviamo) da Matthew Karch, CEO di Saber Interactive, in risposta a un video dello YouTuber Asmongold in cui quest’ultimo esprime il suo apprezzamento per Space Marine 2.
“Ehi. Sono il CEO di Saber. Amo i tuoi video. Quando abbiamo accettato di lavorare a Space Marine 2, volevo fare un gioco nostalgico. Avevamo la possibilità di lavorare su qualcosa che per la sua natura era ‘old school’. Non riesco nemmeno a capire molti dei giochi a cui giochiamo oggi. Sono troppo complessi e richiedono troppo impegno.” “Ho passato qualche tempo nel ruolo di Chief Operating Officer a Embracer”, continua il messaggio, “e ho visto giochi che mi facevano venir voglia di piangere con i loro sforzati tentativi di mandare un messaggio o imporre la loro morale ai giocatori. Tutto ciò che vogliamo è fare qualche glory kill e sentire il battito cardiaco che sale. Per me i giochi dovrebbero basarsi su questo.”
Non è detto che questo messaggio ora rimosso, che nelle sue parole include una retorica cara a una certa frangia di giocatori (che guarda caso ha proprio in Asmongold uno dei suoi punti di riferimento culturale), sia stato scritto effettivamente da Matthew Karch. Saber Interactive non ha voluto confermare o, se è per questo, smentire che il messaggio sia stato scritto dal suo CEO, ed è pur vero che chiunque potrebbe registrare un nuovo account su YouTube e impersonare Karch. Ma nell’internet di oggi, purtroppo quale sia la verità conta fino a un certo punto. Ciò che conta davvero è che su social come Twitter e Reddit il commento è ormai diventato “il messaggio del CEO di Saber”. Ed è un messaggio che non mi trova d’accordo: per me Space Marine 2 non è un gioco nostalgico. È un gioco che, sì, sicuramente si rifa all’eredità del primo Space Marine. Ma fra dodge roll invulnerabili da soulslike, parry alla Sekiro, glory kill invulnerabili alla reboot di DOOM, ritmo di gioco da tripla A moderno, e progressione del gioco online che strizza l’occhio ai Game as a Service, questo è assolutamente un gioco che appartiene alla decade attuale. Non certo un “throwback”.