La nuova ricetta svedese è semplice: stendere una base da shooter vecchia scuola e lavorarla con cura, aggiungere abbondanti spruzzate di roguelite e, prima di infornare per tre anni, cospargere con spezie prese da Tarkov. Fatto? Bene: ora lasciare riposare in Accesso Anticipato q.b. et voilà SULFUR.
Sviluppatore / Publisher: Perfect Random / Perfect Random Prezzo: 24.50€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S, Switch Data d’uscita: Già disponibile in EA
Arriva dalla Svezia, precisamente da Stoccolma, il piccolo diamante grezzo che, incrociamo l’incrociabile, potrebbe rivelarsi la sorpresa del prossimo anno, ammesso che il periodo in accesso anticipato testé cominciato duri pochi mesi come è nelle intenzioni del minuscolo team Perfect Random.
Ecco come lo hanno descritto su Reddit gli sviluppatori che, prima della recente uscita in EA su Steam, ci hanno lavorato per tre anni (una curiosità: durante il primo anno lo hanno sviluppato di notte, avendo tutti e quattro altre occupazioni principali): “nella creazione di SULFUR, abbiamo cercato di combinare il gameplay fluido degli sparatutto in prima persona vecchio stile con il ciclo di gioco soddisfacente dei roguelite, e lo stile basato sul bottino e sulla perdita permanente di Tarkov con un pizzico di generazione procedurale che lascia sempre spazio a maggiori esplorazioni e sorprese. Alla fine, abbiamo creato un gioco dark e cartoonesco che fonde senza soluzione di continuità molti elementi di genere disparati e li combina in un’unica esperienza FPS-roguelite compatta che è SULFUR”.
L’ABITO NON FA IL MONACO
Con quei goblin dalla camminata buffa, quell’estetica simpatica e quella palette cromatica che gli conferisce un’aria da un giochino per pupetti, SULFUR può sembrare un FPS carino e coccoloso ma non lo è affatto, non lasciatevi fregare anzi toglietevelo immediatamente dalla testa. Accettate un consiglio, piuttosto: preparativi a sudare ben più delle proverbiali sette camicie se volete superare ognuno dei livelli che compongono Sulfur, una sorta di sala d’attesa per l’aldilà. SULFUR – legenda: in maiuscolo è il gioco – è punitivo, duro, brutalmente puntuale nel rimandarci al punto di partenza appena abbassiamo la guardia. È un roguelite fieramente facile da capire ma difficile da padroneggiare, quindi chi non è disposto a soffrire per guadagnarsi la pagnotta è avvisato.
Impersoniamo un prete che, inseguendo la strega responsabile dell’incendio della sua chiesa e della morte delle persone all’interno dell’edificio, entra in una caverna. Qui s’imbatte in un portale che conduce a Sulfur, uno stato dimensionale dotato di regole peculiari in fatto di morte e tempo ove il poveraccio – pensate che sfortuna: tutti questi guai senza potersi concedere nemmeno una bestemmia – si ritrova bloccato in un loop senza fine.
tutto ciò che possiamo fare è avventurarci sempre più in profondità per trovare una via d’uscita
CHE VUOI CHE SIA UN GAME OVER?
Come ogni roguelite, il problema grosso è che quando si muore si perde non solo la vita, ma anche tutto ciò che si è recuperato fino a quel maledetto momento. Quando capita di crepare – accadrà molto spesso, non preoccupatevi – si riparte senza alcun loot in saccoccia dall’HUB principale, una chiesa circondata da strane apparizioni dove possiamo interagire con alcuni NPC per riparare/acquistare/vendere oggetti vari, a patto di potercelo permettere. Qui si trova anche lo scrigno in cui possiamo stipare i nostri averi, in modo da conservarli anche dopo la morte.
È qui che vengono gettate le basi strategiche di ogni run: puntiamo ad andare il più lontano possibile, a finire un’area intera per sbloccare la successiva definitivamente o, più semplicemente, a recuperare risorse, soldi e item per tornare sani e salvi all’HUB appena ne abbiamo l’opportunità? Cosa conviene portarsi dietro? Quanti soldi mettere via e quanti tenere, con la speranza di incontrare qualche mercante che possa venderci item utili, cibo per recuperare la salute o pezzi d’equipaggiamento? Meglio mettere tanti oggetti nello zaino capiente ma comunque limitato, oppure portarsi il minimo indispensabile – la pistola base, qualche munizione da 9mm, un abito – per avere più spazio libero per il prezioso loot? E poi: cosa sono disposto a perdere per sempre?
E GAMEPLAY LOOP SIA
Si comincia così, con un equipaggiamento essenziale e tante speranze finché non ci si ritrova inghiottiti in un gameplay loop dai toni oscuri ma anche fanciulleschi, ipnotizzati dalla musica e dal sangue.
più ci si avventura lontano e si sopravvive abbastanza da raccontarlo agli NPC che ci aspettano nell’HUB, più loot e risorse si riescono a recuperare
Scontri a fuoco, corpo a corpo, stanze con nemici con dele protezioni da rompere che attaccano da corta, media e lunga distanza, effetti di stato, angoli ciechi e nessun luogo ove nascondersi: SULFUR è una sfida continua, finché non si ricarica l’Amuleto non ci sono vie di fuga oltre alla morte. Il primo “mondo”, le Grotte, prevede sette livelli da superare con mini boss e boss a scandire i nostri progressi. Già dal secondo mondo, “Città”, le cose si fanno parecchio ardue a causa del numero dei nemici, delle loro abilità e della loro forza/resistenza. Insieme a loro anche il level design migliora, sicuramente un buon segno. La curva d’apprendimento poi è molto ripida, bisogna sbattere la testa un po’ prima di capire che quell’art direction sempliciotta nasconde un gioco difficile, quasi come se la faccia idiota dei primi goblin impedisse di vedere la verità.
SULFUR è una sfida continua, finché non si ricarica l’Amuleto non ci sono vie di fuga oltre alla morte
Ho la sensazione di aver solamente scalfito la superficie di SULFUR, ma già mi stuzzica parecchio quel che ho trovato, non vedo l’ora di scoprire cos’altro ha in serbo. Sul suo successo o meno è dura esprimersi adesso, sicuramente l’EA è partito molto bene su Steam, un altro buon segno. Tanto del suo futuro dipenderà da quanto saranno bravi i ragazzi svedesi a tarare e bilanciare i numerosi elementi di un gioco che, potenzialmente, sembra avere tutto quel che serve per stupire.
Ho la sensazione di aver scalfito appena la tosta superficie di SULFUR ma già mi piace quel che ho trovato ad attendermi