Nella videochiacchiera qui sopra spiego nel dettaglio la particolare trovata degli sviluppatori per introdurre
Transference: Enter the Home of a Mind –
gioco
VR realizzato da
Ubisoft Montreal e dalla
SpectreVision di
Elijah Wood – prima di metterci sulla testa i caschetti e lasciarci giocare. In pratica, si è trattato di una rappresentazione di ciò che accade nella fittizia società tecnologica del gioco, in una ucronia datata 2003, con una macchina per rendere “percorribile” la mente delle persone;
la demo si è avventurata nella psiche di un paziente mostrando logiche di gioco e interazioni con gli scenari, fino a una conclusione scontata ma efficace che mi è stata sottolineata con un dolce colpetto sulla spalla, alla fine della prova, giusto per non farmi venire un infarto. Grafica piuttosto minimalista,
look da video d’inizio millennio, rappresentazione visivamente “onirica” di ciò che possiamo cambiare nel passato: tutti elementi che mi hanno intrigato molto più del previsto e che mi fanno alzare il pollice fin d’ora, pur non essendo un appassionato di VR. Ricordo che
Transference sarà disponibile il prossimo anno per
PC,
PS4 e, non appena sarà disponibile il supporto VR, anche su
Xbox One.