I miei sentimenti verso il primo The Crew sono stati contrastanti: ho trovato ottimo il concetto, ma totalmente da rivedere, anche pesantemente, il modello di guida. Nonostante ciò, il titolo Ivory Tower è riuscito a crearsi un suo pubblico e, nel corso dei quasi tre anni di vita, ha saputo aggiornarsi e interpretare i gusti della community. Il feeling di guida, certo, è rimasto tutto sommato leggerino e poco soddisfacente, almeno secondo me, ma l’offerta complessiva, soprattutto dopo l’overhaul grafico arrivato con Wild Run, non si può non dire allettante. Per questo motivo, per The Crew 2, lo studio di Lione è partito proprio dalle cose che funzionavano senza ogni ragionevole dubbio: l’ambientazione statunitense in formato open world, un sistema di gioco fluido e l’assenza di ogni velleità simulativa. Su questa base di continuità i dev sono riusciti però a ripensare tutto il resto, in un’operazione tanto interessante quanto abbastanza originale.
FRA CIELO E TERRA
La mia prova di The Crew 2 è cominciata a tutta birra tra le strade di New York, ma è continuata poi nelle acque dell’Hudson e sopra i cieli della Grande Mela. Come ampiamente visto nei trailer, il gioco di Ivory Tower non si limita più alle automobili, ma si rivolge al mondo dei motori in senso lato, includendo nell’offerta del gioco aeroplani acrobatici e motoscafi. Come se non bastasse, le diverse discipline che animano il gioco sono alternabili in tempo reale e senza nessun caricamento. Proprio così, The Crew 2 si manifesta in tutta la sua potenza quando, a tutta birra sulla highway, decidiamo con la pressione della levetta di richiamare il menu e decidere che è il momento di alzarsi in volo.
The Crew 2 include nell’offerta anche aeroplani acrobatici e motoscafi
COAST TO COAST TO SEA
Il nuovo sguardo di Ivory Tower al genere coinvolge, necessariamente, anche l’organizzazione del gioco. Per quanto resti l’idea di avere tutti gli Stati Uniti a disposizione, il crollo dell’impalcatura a missioni con la banda dei 5-10 non ha smantellato lo story-mode, che, per quanto ancora secretato dagli sviluppatori, ritorna in una veste differente, sicuramente più incentrata sul concetto stesso di corsa. Sulla mappa di gioco, infatti, c’è spazio per cinque famiglie, che interpretano le discipline con uno stile distintivo. Un po’ come accade nell’ultimo Need For Speed, da cui sembrano essere stati ripresi diversi elementi, ognuna di esse offre un percorso da seguire a tema, e uno sguardo unico sui vari sport motoristici. Si va dalla ricerca della velocità ai più spericolati cultori delle acrobazie e del drift, e così via. Nella prova ho potuto giochicchiare solo un po’ con gli Street Racer losangelini, la cui esperienza è abbastanza ordinaria, ma è stata utile per valutare il modello di guida. Rispetto al passato è sicuramente stato fatto un passo avanti, con una fisica che non è più vincolata a un effetto perno pronunciato e dal continuo rollio che affliggeva i veicoli, ma che finalmente mostra automobili reattive e pimpanti, sicuramente ancora troppo leggere e prive della personalità giusta, ma tutto sommato decenti per affrontare la sfida nella maniera ignorante che il gioco suggerisce. La situazione migliora un bel po’ in off-road, visto che allontanandosi dalla città degli Angeli ho potuto affrontare una gara in dune buggy molto divertente, come struttura ereditata parecchio da Wild Run ma del tutto nuova come personalità, grazie alla mappa di gioco più sconnessa e piena di sali-scendi.
La nuova declinazione e vocazione di The Crew 2 è per certi versi sorprendente