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PES 2018

PC PS4 Xbox One

PES 2018 – Provato

PES è un po’ come quel fenomeno del calcio che, a un certo punto, si spacca i legamenti e sparisce dai radar. Per un po’ di anni il campioncino non si vede, tanto che quasi non ci si ricorda più della sua esistenza. Poi, a un dato momento, il primo dribbling, la prima magia, il primo assist al bacio per un compagno. Lo scruti da lontano, anche se il tuo cuore batte ormai per un altro campione; ti dici che no, dopo un infortunio così grave non ce la farà mai a tornare quello di una volta. Tra il serio e il faceto, però, lo osservi meglio: improvvisamente, ti accorgi che negli ultimi tre anni la crescita è stata costante e che i numeri stanno tornando, seppur lentamente, quelli di una volta. Ripensi a Del Piero e quella maledetta partita contro l’Udinese: l’avresti mai detto che, dieci anni dopo, il Santiago Bernabeu – mica il campetto di patate tra le case popolari – gli avrebbe tributato una delle più commosse standing ovation della storia pallonara? E Totti? Quattro mesi dopo che la caviglia ha fatto crac, eccolo lì a calciare con rabbia un rigore che ci porta ai quarti di finale, nei Mondiali che ci hanno visto risorgere come la Fenice dalle ceneri. Sì… un campione può tornare quello di una volta, ed è proprio quanto sta succedendo alla serie con PES 2018.

C’È UN GRANDE PRATO VERDE

Lasciamo perdere per una volta tutto il contorno, di cui tanto sappiamo ormai dalle numerose news delle scorse settimane (sì… Maradona ha fatto pace con Konami, e sì… Usain Bolt farà stranamente parte della partita, a patto di prenotare il gioco prima dell’uscita) e parliamo dell’unica cosa che conta al momento, ovvero delle buone – anzi, buonissime – sensazioni che mi ha lasciato la prova sul campo, portata a termine durante una mattinata vissuta pericolosamente dalle parti di Digital Bros. Già nella recensione dello scorso anno avevo avuto modo di sottolineare come PES stesse diventando una serie eccellente quando la tenzone prevede due umani darsi battaglia l’uno contro l’altro: la manciata di match disputati sulla demo di PES 2018 non ha fatto altro che accentuare la sensazione che, anno dopo anno, Konami stia puntando proprio in questa direzione. Se, quindi, per parlare dell’Intelligenza Artificiale della CPU come avversaria toccherà attendere ancora un po’ (laddove in PES 2017 rappresenta, a mio avviso, uno dei fattori che impediscono al titolo di Konami di toccare ben altre vette), già qualcosa si può dire dell’ecosistema 1vs1, terreno nel quale si è svolto l’intero test, mentre giornalisti di altre testate si alternavano alla postazione prendendo i giusti schiaffoni (le ho vinte tutte, ergo lasciate che mi vanti un pochetto della cosa, suvvia!).

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La prima prova sul campo mi ha lasciato buonissime sensazioni

La prima cosa da dire è che il ritmo di gioco è stato opportunamente rallentato. Non tantissimo, certo, ma quanto basta per assecondare ulteriormente la voglia di costruire un calcio ragionato e meno nevrotico. La cosa strana è che – per quanto sia palese come i due team di sviluppo non abbiano avuto il tempo di copiarsi – certe migliorie del gioco di Konami sembrano essere state prese pari pari da quelle che avevo già assaporato durante la prova di FIFA 18. Ad esempio, i passi avanti nel controllo semplice del giocatore di PES 2018 con la levetta analogica sinistra mi hanno riportato istantaneamente alla memoria il Motion Technology System del prossimo titolo di EA; ugualmente, la propensione dei compagni a distribuirsi sul campo e ad assecondare le linee di passaggio pare molto, molto simile.

Tra le piccole ma importanti novità da segnalare ne vanno annoverate certamente due. La prima riguarda la posizione telecamera durante le punizioni, che può essere abbassata o alzata in modo da avere due punti di vista differenti al momento di calciare il pallone. La seconda, certamente più impattante, è la presenza di un secondo indicatore semitrasparente sul giocatore che manovreremo successivamente alla pressione del tasto adibito allo switch, in fase di non possesso: se sulla carta questa sembra un’aggiunta da nulla, sul campo si rivela essenziale nella scelta del momento migliore per prendere il controllo di un nuovo compagno, con tutti i benefici del caso. Ottimo davvero.

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Sono bastate poche partite per notare grandi differenze rispetto al già buono PES 2017 nella costruzione dell’azione palla al piede

Sono bastate, insomma, poche partite per notare grandi differenze rispetto al già buono PES 2017 nella costruzione dell’azione palla al piede, e allo stesso modo qualche incertezza del passato sembra essere stata ulteriormente levigata: benino gli arbitri, anche se in certi casi sembrino avere ancora un po’ troppo la tendenza a lasciar correre; bene anche i portieri, visto che non ho assistito a topiche brutte o a parate innaturali. Certo, una manciata di match non fa primavera, ergo toccherà attendere di avere in paniere un numero congruo di sfide prima di potersi sbilanciare in tal senso. Però ecco… si “crea calcio” con estrema naturalezza, e questo è probabilmente il complimento migliore che si possa fare a PES 2018 in questo stato della lavorazione.

PC, FINALMENTE

La notiziona è che PES 2018 avrà finalmente una controparte PC uguale a quella console. Anzi, una certa fetta delle partite le ho giocate proprio lì, godendo dei 4K e dei 60 fps come se non ci fosse un domani, anche se non ho idea di come fosse carrozzato il sistema dal punto di vista hardware (ma posso immaginare, così come credo lo possiate anche voi). Non che su PS4 il titolo di Konami sfigurasse, e anzi sono evidenti già in questa ridotta demo i notevoli passi avanti fatti dal team giapponese non solo dal punto di vista staticamente estetico, ma anche guardando alle animazioni, e a quelle dei portieri in particolare.

PES 2018 avrà finalmente una controparte PC uguale a quella console

La fiducia che lo sviluppatore riveste nel suo titolo è tale che a fine luglio sarà lanciata una beta di una decina di giorni su PS4, Xbox One e PC focalizzata sulle modalità 3vs3, 2vs2 e 3vsCPU, che permetterà a tutti di provare con mano quanto vi ho scritto finora. Contestualmente, Konami potrà tarare al meglio il netcode e sfruttare tutte le statistiche post partita che consentiranno al sistema di matchmaking di assemblare al meglio i team. Insomma… è tanta la speranza che PES stia finalmente diventando un prodotto con un’identità forte e ben delineata. La strada era già stata ben imboccata negli ultimi anni, ora manca solo il passo decisivo verso la gloria: se si rivelerà più lungo della gamba lo scopriremo presto, ma la fiducia – per quanto mi riguarda – è davvero tantissima. Certo, rimarrà sempiterno il problema delle licenze (di cui Konami non ha voluto parlare, al di là del Barcellona e delle squadre già note), ma nulla che un buon File Opzioni non possa risolvere in fretta, almeno nelle modalità offline.

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