Rispetto alla più commerciale tradizione italiana, che sancisce le stagioni al suono di mode cinematografiche come il cinepanettone e il cinecocomero (breve vita, ma realmente esistita), Jungle Cruise è quello che la produzione Disney sancisce come il film dell’estate. Concretamente lo è.
Jungle Cruise è quel tipico film costruito a compartimenti: si prende un’idea produttiva già testata e funzionale al cinema, un cast dal grande richiamo mediatico, un minutaggio consistente, lunghe sessioni di lavoro di computer grafica e tanta, tanta azione.
Se, all’epoca, il primo Pirati dei Caraibi nacque dalla voglia di trasporre al cinema un’omonima attrazione di Disneyland, Jungle Cruise ha avuto esattamente la stessa genesi. Anche qui si prende spunto da un’attrazione per gettare il racconto non più nei mari infestati da pirati e mostri marini, bensì nell’umida giungla amazzonica, alla ricerca di un mito, quello di un albero della vita e dei suoi preziosi petali capaci di guarire da ogni malattia.
Non c’è niente di male nel definire questo o altri film come un susseguirsi di momenti, meccaniche e svolte del racconto assolutamente derivative, perché così sfacciatamente palesi che non si può non pensare all’intenzionalità di tutto l’impianto, a suo modo sincero nei confronti dello spettatore. Lo stesso personaggio di Dwayne Johnson gioca con la stessa natura del progetto, attraverso l’interpretazione di un capitano di battello che accompagna i turisti in finti tour pieni di pericoli e adrenalina, che poi non sono altro che spettacoli organizzati.
Dalla stazza di umorismo e muscoli si passa alla bellezza e agilità di Emily Blunt, giovane esploratrice senza paura disposta a tutto pur di trovare l’albero, suo scopo di vita, per rendere giustizia alla vana ricerca del padre defunto. A contorno di ciò, una fitta giungla non priva di misteri, maledizioni legate a centenari conquistadores spagnoli e un principe tedesco pronto ad appropriarsi di un petalo in nome della vittoria del proprio paese nella Grande Guerra.
Jungle Cruise nella sua forma finale risulta essere un film con meccanismi ben oliati, per quanto ampiamente già visti e saggiati altrove, capace di operare un certo fascino nella sua confort zone grazie a una sana consapevolezza dell’identità del progetto, a partire dal parallelismo – sbagliato per certi versi – con Pirati dei Caraibi. D’altra parte, rispetto alla più che sufficiente riuscita del film, a non crederci sembra essere proprio Disney, che sacrifica con la doppia distribuzione in sala e su Disney+ anche questo film, con appena due giorni di scarto.
jungle cruise è la perfetta sintesi del film d’intrattenimento estivo di Disney
Al netto di ciò, non si riesce a voler male a Jungle Cruise. Molteplici sono le sue carte a favore, ambientazione e diretta messa in scena tra tutti, a cui si aggiunge il sempre sottovalutato Jesse Plemons nella parte di un improbabile principe tedesco tra il goffo e lo spietato. Plemons, attore straordinario, gli regala le migliori sfumature e lo rende forse il personaggio più riuscito, tanto nell’interpretazione quanto nella lingua – al pari delle controparti naziste ne I Predatori dell’Arca Perduta a cui sembra rifarsi moltissimo il personaggio.
Jungle Cruise si rivela essere dunque un film fresco, divertente, rispondendo perfettamente alla richiesta di blockbuster estivi che non siano cinefumetti o prodotti affini.
In sala dal 28 luglio e su Disney+ dal 30 luglio con Accesso VIP.
VOTO 6.5
Genere: azione, avventura, commedia
Publisher: Disney
Regia: Jaume Collet-Serra
Colonna Sonora: James Newton Howard
Interpreti: Dwayne Johnson, Emily Blunt, Jack Whitehall, Edgar Ramirez, Jesse Plemons, Paul Giamatti
Durata: 127 minuti