“Credevo peggio” è stato un po’ il mantra all’uscita dalla proiezione dedicata alla stampa di WarCraft – L’inizio, il nuovo film di Duncan Jones (talentuoso regista, figlio di David Bowie) che al momento in cui scrivo vanta su Metacritic un ingeneroso 36 come media voti della stampa americana. Trasportare su pellicola le mille sfaccettature di un universo complesso come quello di WarCraft non era affare semplice, come non lo è mai quando si tratta di estrapolare il contesto di una serie di videogiochi per plasmarne qualcosa di diverso: Duncan Jones, in questo, porta a compimento il lavoro con semplice linearità, senza guizzi certo, ma anche senza impantanarsi in vicoli ciechi, come potrebbero lasciar supporre i primi, confusissimi, minuti del film. È pur ovvio che, con ancora negli occhi le magnificenze di Moon e Source Code, ci si stropiccia perplessi gli occhi di fronte a certi passaggi, ed è evidente come l’assenza del colpo da campione sia dovuto in parte al fatto che, per la prima volta, il regista britannico non abbia avuto a che fare con un soggetto di sua concezione, ma abbia dovuto sottostare alle regole sintattiche imposte da Blizzard su un lore ben definito come quello di WarCraft.
Il pregio più evidente del film è quello di salvare capra e cavoli: anche se con qualche fatica di troppo, WarCraft – L’inizio riesce a strizzare l’occhio un po’ a tutti. Gli appassionati indefessi di Blizzard possono trovare numerosi riferimenti sull’origine di molti personaggi storici, anche se il loro percorso compie passi diversi rispetto ai videogiochi (e d’altronde Duncan Jones non ha mai fatto mistero di “ispirarsi” all’universo di WarCraft, ma tenendosi in serbo una certa libertà di manovra); allo stesso modo, chi fosse completamente a digiuno o quasi della serie può uscire dalla sala con la soddisfazione di aver visto un fantasy discreto, che certo non vincerà l’Oscar per sceneggiatura ed effetti speciali, ma che comunque risulta per lo più godibile fino ai titoli di coda.
Duncan Jones fa il compito con semplice linearità, senza guizzi certo, ma anche senza impantanarsi in vicoli ciechi
I riflettori sui personaggi vengono purtroppo smorzati – con frequenza quasi fastidiosa – dalla voglia del film di prendersi dannatamente sul serio e di imboccare, spesso forzatamente, la via del fan service più bieco. In questo i combattimenti, pur spettacolari, indugiano con tracotanza su inquadrature più adatte alle cutscene di un videogioco che alle esigenze di un lungometraggio. Di certo non aiutano gli effetti speciali, che tendono a trasformare le fasi di azioni in vortici un po’ confusi di cose che succedono, e di cui se ne percepisce solo una parte. Se vogliamo, il lavoro migliore riguarda “l’umanizzazione” degli orchi: Durotan, Draka e Orgrim trasmettono quasi più empatia rispetto alle controparti dell’Alleanza, e parte del merito è certamente da ascrivere alla capacità di Industrial Light & Magic nel aver pescato in modo intelligente dalla vagonata di asset che Blizzard gli ha messo a disposizione.
il lavoro migliore riguarda “l’umanizzazione” degli orchi
Un’ultima considerazione: ho assistito a una proiezione in 3D e in lingua originale, e nulla posso quindi dire nulla della qualità della localizzazione; di certo chiederò a Universal e Blizzard di rimborsarmi i soldi del collirio che sto copiosamente usando oggi per colpa dei sottotitoli malamente fruibili in stereoscopia.
VOTO 6.5
Genere: fantasy
Publisher: Universal Pictures
Regia: Duncan Jones
Colonna Sonora: Ramin Djawadi
Intepreti: Travis Fimmel, Toby Kebbell, Ben Foster, Dominic Cooper, Paula Patton, Ben Schnetzer
Durata: 123 minuti