Dune: Awakening è il survival sandbox MMO che trasforma Arrakis in un’arena di sabbia, politica e morte, dove sopravvivere è il primo e ultimo comandamento. Se poi si ama l’opera di F. Herbert, è anche qualcosa di più.
Sviluppatore / Publisher: Funcom / Funcom Prezzo: € 59.99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Competitivo e co-op online PEGI: 18 Disponibile su: PC (Steam) Data di uscita: Già disponibile
Perché Arrakis non è un luogo. È una condanna, un orizzonte senza appigli, una trappola di sabbia e spezia in cui ogni goccia d’acqua ha il valore di una vita. È da questa certezza che nasce Dune: Awakening, il tentativo di Funcom di dare un volto videoludico al pianeta più ostile e carico di significato della fantascienza moderna.
E ci è riuscita la software house di Conan Exiles, a una condizione però: non ci si deve aspettare l’adattamento fedele degli immortali romanzi. Qui si parla di sopravvivenza, di potere conquistato a fatica e perso nel tempo di un battito d’ali di un ornitottero, ma la linea temporale è alternativa. Paul Atreides non è mai esistito, la storia dovrete scriverla voi.
DUNE: AWAKENING E IL FASCINO DEL POTERE
Per gli Atreides o gli Harkonnen, sta a voi la scelta, Dune: Awakening lascia una buona libertà in questo senso. Si parte con la creazione del proprio alter ego, niente di rivoluzionario ma qualcosa di ben contestualizzato e funzionale sì. Poi il tutorial, una fase utile a spiegare come sopravvivere sotto i colpi del sole cocente, recuperare risorse, costruirsi il primo avamposto e combattere contro i predoni. Qualche cenno agli strumenti indispensabili e, una quest dopo l’altra, l’addentrarsi nella vera storia, alla ricerca dei Fremen scomparsi. Non sarà da Oscar, ma la trama regge, se ne sente il peso a ogni passo nel deserto.
Più che una trasposizione, Dune: Awakening è una rilettura in chiave MMO sandbox dell’universo di Dune

All’inizio non se ne ha consapevolezza, ma il mondo di gioco è enorme, denso di attività/POI e mutevole.
C’è un mondo che pulsa dietro la prossima duna, lo si nota, basta arrampicarsi sul primo ammasso roccioso per scorgerne la vastità. Da soli o in gruppo, iniziare come piccoli raccoglitori per diventare costruttori di sub-feudi tramite il base building intuitivo e modulare, mentori Bene Gesserit, soldati o mentat significa contribuire alla tessitura di una ragnatela in cui si intrecciano politica e rivalità. Non c’è un percorso rigido in stile RPG, una buona idea: la scelta della fazione, la collaborazione per mettere in piedi un insediamento o vendere progetti sono strumenti con cui consolidare la propria posizione socio-politica, non meri orpelli. E quando Shai-Hulud emerge tra le dune, la sabbia si anima e l’adrenalina aumenta. Non è un nemico, è un evento, una minaccia ingestibile che rivolta l’esperienza. Se il verme della sabbia ti inghiotte, perdi tutto: inventario, base, mezzi – un reset totale, da panico. Ma non qui: ti spinge a pianificare, collaborare e stare all’erta. È ferale. È magnifico.
IL LAVORO NOBILITA L’UOMO ANCHE SU ARRAKIS
La progressione è scandita da un ritmo ben ponderato, l’obiettivo è prima sopravvivere, poi stabilizzarsi in modo da reperire risorse di qualità viepiù migliore e, quindi, poter espandere non solo il proprio raggio d’azione, ma anche le proprie ambizioni. È questione di potere, una droga peggiore della Spezia nonostante un abuso di quest’ultima possa causare allucinazioni. Tra grinding e levelling, progetti da ottenere esplorando location perigliose e basi da costruire, si crea un circolo virtuoso al cui termine si staglia l’Alto Deserto, l’endgame. Qui ha luogo la guerra PvP su vasta scala (opzionale, ma imperdibile imho) per il controllo delle risorse più preziose, sebbene ci sia anche spazio per un altrettanto divertente e remunerativo PvE. Chi ama la competizione contro altri giocatori troverà pane per i suoi denti, è indubbio: questa area open world è caratterizzata da fioriture casuali di Spezia e da depositi di risorse di alto profilo, ricchezze che attirano giocatori e gilde in una lotta costante per il dominio di Arrakis. C’è un ciclo settimanale di reset, con una Tempesta di Coriolis che cambia la mappa, le risorse e i punti di interesse, mantenendo il gameplay di fine gioco dinamico e impedendone la stagnazione.
La mole di risorse di qualità diversa, di oggetti realizzabili – sandbike e ornitotteri, wow! – e la necessità di ottimizzare i processi di creazione sono attività che, prese singolarmente, possono richiedere una quantità significativa di impegno e tempo. Allargando il discorso a quasi ogni suo elemento, Dune: Awakening può essere semplicemente troppo per i casual gamer o, in caso di tendenze hardcore, farvi compagnia per moltissimo tempo. Fortunatamente, nonostante sia essenziale, il grind non viene mai percepito come un obbligo fastidioso ma come un compito da cui dipende la propria sopravvivenza, in grado di regalare enormi soddisfazioni se organizzato a dovere.
Dune: Awakening potrebbe essere semplicemente troppo per i casual gamer o, in caso di tendenze hardcore, farvi compagnia per moltissimo tempo

Mappare ogni area è fondamentale: permette di scoprire dove si trovano le risorse e avere maggiori chance di vedere l’alba di un nuovo giorno.
La stessa progressione, un sistema di specializzazioni tramite cui plasmare il proprio personaggio andando al di là delle classi canoniche, è l’emblema della voglia di Funcom di fare sul serio. Si può iniziare come esploratore, investire nell’artigianato e poi diventare un abile contrabbandiere, un agente Atreides o un fedele Harkonnen, senza mai perdere i progressi ottenuti in altre discipline e incastrando la manciata di abilità equipaggiabili a seconda del proprio stile di gioco. È un approccio intelligente che sfrutta il lore di Dune senza incatenare a una singola etichetta, ampliando il respiro dell’esperienza.
Dune: Awakening è un colossale progetto in divenire, in grado di offrire stimoli, sfide e intrattenimento a lungo col supporto adeguato
In Breve: Dune: Awakening è il survival MMO sandbox più ambizioso mai ambientato su Arrakis. Funcom ha costruito un mondo crudele, vivo e mutevole, dove acqua e spezia valgono più della vita e il pericolo arriva dal deserto, dai vermi e dagli altri giocatori riuniti in gilde. Tecnicamente ha margini di miglioramento e il combat system è grezzo, tuttavia siamo di fronte a un mastodontico gioco PvPvE capace di restituire quella sensazione di isolamento e potere che permea l’opera di Herbert, un punto a favore mica da poco. Non sarà perfetto né accomodante con i casual, ma unico nel suo genere e affascinante sicuramente sì.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Ryzen 7 7800X3D, Radeon 7800XT Nitro+, 32 GB RAM DDR5, SSD NVMe
Com’è, Come Gira: Sull’infrastruttura online si notano margini di miglioramento, talvolta s’avverte il tocco infido della lag. Al netto di quanto approfondito nella recensione, in fatto di performance, con la configurazione in firma non ho avuto problemi lato frame rate al massimo delle impostazioni grafiche in 1440p (70-80 fps liscio, 120+ con FSR e Frame Generation). In 2160p, invece, per mantenere i 60 fps, ho dovuto sfruttare l’upscaling tramite IA e la generazione dei frame aggiuntivi, notando diversi artifici grafici e qualche calo di frame rate. Info utile: in futuro il gioco arriverà anche su PS5 e Xbox Series X|S.