Ore due e venti del mattino. È sabato. Cioè, secondo me è ancora venerdì, perché effettivamente non sono andato ancora a dormire, ma il calendario del PC mi dice che siamo già a sabato, mandando in corto circuito quei pochi neuroni che stanno ancora funzionando a quest’ora, dopo una lunghissima giornata lavorativa. Per una serie di impegni sono rientrato a casa verso mezzanotte, ma non avevo la minima voglia di svaccarmi sul letto senza nemmeno dedicare qualche minuto al mio hobby preferito, che ho fin troppo ignorato durante questa folle settimana. Mi siedo davanti al monitor, controllo al volo (e soffrendo) la lunga lista di titoli su Steam che devo ancora provare, osservo a lato la PS4 spenta che ancora custodisce gelosamente al suo interno il disco di Monster Hunter World che mi aspetta con ansia, mi volto dall’altra parte per guardare malinconico il bellissimo Nintendo Switch e la custodia di Breath of the Wild (quel tanto che basta per vergognarmi per essermi fermato al primo colosso e aver “momentaneamente” interrotto l’esperienza di gioco da un mesetto), infine riposo lo sguardo sul monitor e opero un doppio click, quasi in modo automatico, sull’icona di League of Legends.
Ogni anno faccio una promessa con me stesso che puntualmente infrango: voglio abbandonare i titoli prettamente online. Non perché abbia qualcosa nei loro confronti, anzi, li adoro alla follia. Sono felice di non avere un contatore che mi dica quante ore ho passato sul MOBA d Riot, perché potrei seriamente rischiare di vergognarmi. Eppure trovo quel tipo di meccaniche di gioco dannatamente affascinanti, tanto da spingermi a giocare per anni consecutivi senza mai annoiarmi. Il rovescio della medaglia? Mi ritrovo, mio malgrado, ad accumulare nel backlog meravigliosi titoli single player.
Questo 2018 è iniziato con un fioretto personale chiamato Operazione Backlog
Se, in passato, adoravo i titoli capaci di rubarmi decine e decine di giornate, oggi preferisco, anche per colpa del mio “vizio” digitale, videogiochi più brevi che mi permettano di vedere i titoli di coda dopo una manciata di ore. Eppure continuo a comprare, in maniera ossessivo-compulsiva, tutti quei mattoni che richiedono una costanza invidiabile per essere portati a termine, consapevole del fatto che io – in realtà – li adori alla follia ma che, per colpa della solita “partitina” online, finirò mio malgrado per parcheggiare nel bel mezzo dell’avventura. Per decidermi una volta per tutte a mettere mano al mio backlog dovrei con tutta probabilità rinunciare alla connessione internet, essendo così costretto a smaltire, con la dovuta calma, tutte le opere che desidero ardentemente provare.
Questo 2018 è iniziato con un fioretto personale chiamato Operazione Backlog (e il titolo dice tutto, presumo), e invece, dopo appena due mesi, mi ritrovo con una manciata di titoli in più in libreria, ancora nessun titolo terminato e – soprattutto – con una cinquantina di partite a League of Legends già sul groppone, che devono essere sommate a quelle di Fortnite, di Battlerite e di chi più ne ha più ne metta. Vi saluto tristemente, cospargendomi il capo di cenere e ripromettendo, ancora una volta, di trovare più tempo per godermi le meravigliose opere single player che mi accompagnano da una vita. Cosa che, ovviamente, non avverrà.