Lo so, stravolgere la frase di Nereo Rocco (“In campo come nella vita”) in questo modo è un po’ vile, ma comprendetemi, stanotte sono andato a dormire quasi alle quattro dopo aver costretto alcuni amici ad aiutarmi nella recensione di un paio di party game. E alla fine, dopo che ci siamo odiati, scannati, spinti, ma soprattutto dopo ore di risate di quelle stupide e genuine, quell’idea per cui la competizione, qualunque essa sia, tira fuori il meglio, il peggio, ma soprattutto il vero dalle persone si può estendere anche al divano di casa, con tutto il rispetto per il maestro triestino.
I giochi che offrono il multiplayer locale vanno accolti con gioia e giubilo
E invece a volte secondo me bistrattiamo un po’ tutti quest’aspetto, nella misura in cui lo split screen ci sembra un po’ una roba deturpante, o finiamo per dimenticarci di quella modalità offline di quel gioco lì quando invitiamo un amico a casa. Infine, non ho mai capito il pregiudizio sui party game, visti sempre un po’ come i fratelli scemi, casual, da tenere solo quando arrivano a casa quelli che non sono giocatori veri (plot twist: non c’è niente di male, tra l’altro!). Intanto, videogiochi come Mario Party, Wario Smooth Moves, Just Dance e i vari titoli di PlayLink, con la loro capacità di intrattenere tutti, hanno del miracoloso, perché parlare trasversalmente a tutte le audience è un dono, non una mancanza. Oltre ad avvicinare al medium, il loro valore è proprio quello di rivelare la vostra natura più pura, per cui se c’è qualcuno che sistematicamente fa la persona orribile in un party game, o se la prende come se gli aveste ammazzato il cane, beh, fate un po’ i vostri conti e non sbagliate.
Tra l’altro, se evidentemente i party game, i picchiaduro a incontri e gli sportivi sono rimasti quasi gli unici baluardi del multiplayer locale, è proprio perché i videogiocatori incalliti hanno un po’ abbandonato la nave della condivisione del divano, e i tempi di Micro Machines V3, dunque, sono un po’ belli che andati. È chiaro, c’entra pure il fatto che il multiplayer online è molto più conveniente in termini di produzione, dal momento che mette in comunicazione un maggior numero di giocatori senza praticamente alterare la fruizione in singolo. C’è da dire, però, che quando passi una serata a giocare a Mario Kart con lo schermo diviso a quattro ed è difficile pensare che ci possa essere di meglio. D’altronde se guardo indietro alla mia carriera videoludica, oltre a tutti i titoli già citati, mi basta pensare ai multievento, dai miei amati Summer/Winter Games fino a vari Track’n’Field, passando per una vagonata di racing game arcade affrontati in split screen, a Puzzle Bobble, GoldenEye 007 e tanti altri per rivivere ricordi bellissimi. Per cui nulla… invitate gli amici a casa, strafogatevi di patatatine, imbracciamo i pad e ribadiamo ancora una volta che il multiplayer locale è importante, e non deve mai morire.