Ho sempre pensato che le parole, e quindi il loro significato, siano dannatamente importanti. Molti termini possono avere molteplici accezioni, ma ce ne sono tantissimi che hanno un senso univoco: per esempio, quando mi viene proposto di provare la versione beta di qualche videogioco mi aspetto di trovarmi di fronte a una versione provvisoria di quel determinato titolo, magari piena zeppa di bug e imprecisioni, con un contenuto soggetto a numerose modifiche fino alla release sulla base dei feedback comunicati dai tester agli sviluppatori.
La prima perplessità riguarda le modalità con le quali recapitare i feedback direttamente agli sviluppatori
In secondo luogo, le tempistiche appaiono quantomai anomale: i server hanno aperto per la prima volta i battenti tre settimane prima del lancio, quindi permettetemi di esprimere le mie perplessità in merito ai tempi nei quali andare a correggere gli eventuali errori riportati dalla community. A tal proposito va detto che Bethesda Game Studios ha immediatamente messo le mani avanti, dichiarando che – data la mole di contenuti – il gioco sarebbe stato comunque pieno zeppo di bug, ormai un vero e proprio marchio di fabbrica della software house. Ciò non toglie che in una ventina di giorni è materialmente impossibile correggere tutto, quindi le finalità di questa beta sono, da questo punto di vista, quantomeno discutibili. E i problemi riscontrati fino a questo momento, perlomeno dal sottoscritto, sono abbastanza gravi: su PC la stabilità del gioco è da rivedere completamente, con un frame rate che non mantiene i 60 fotogrammi al secondo nemmeno a dettagli bassi su un hardware che rientra tranquillamente nei requisiti consigliati. Per dovere di cronaca devo comunque segnalare che mentre scrivo sto scaricando un corposo update di 30GB (il gioco ne pesa circa 50), quindi chissà, magari molte criticità sono state già individuate e corrette.
Probabilmente nelle intenzioni iniziali di Bethesda vi era effettivamente la volontà di “far rompere il gioco” agli utenti
Chiudo mettendo in chiaro una cosa: non c’è nulla di strano o di sbagliato in ciò che hanno fatto Todd Howard e compagni, ritengo però sia opportuno iniziare a chiamare le cose con il loro nome. Perciò, cara Bethesda, questa cosa di Fallout 76 chiamatela accesso anticipato, chiamatela ingresso esclusivo ai server, chiamatela come volete, ma per cortesia, non chiamatela beta.