Gradisce un'altra Daily Quest? No grazie, sono a posto così. 

daily questSento che è il momento giusto per farvi una confidenza. Più che un segreto da nascondere, è una verità da condividere. Vado, magari scopro di non essere solo: aborro le daily quest, ebbene sì.
Ecco, l’ho detto davvero. Non avrei mai pensato che un giorno sarei arrivato al punto di rigurgitare quasi con sollievo queste parole fuori dal gargarozzo dei pensieri, prima non era e non ero così, ma a forza di accumulare videogiochi nel mio zaino virtuale ho scoperto che, nel corso degli anni, qualcosa è mutato insieme a me: solo ora capisco che mal digerisco il concetto di obbligo quotidiano e improrogabile attorno cui ruota tutto ciò che somiglia alle Daily Quest. Si, con le iniziali maiuscole di proposito, ché sono nome e cognome del mio nemico

Credo che lentamente, inesorabilmente, questi lavori forzati sotto mentite spoglie drenino come subdole e avide idrovore parte di quel piacere intimo che deriva dalla libertà di giocare nei modi e nei tempi che prediligo. Le vivo alla stregua di una diabolica consuetudine che trasforma lo svago in un coercitivo circolo vizioso in cui non mi diverte entrare ma che, mio malgrado, mi risucchia, perché se non partecipi, ahimè, sei e resterai sempre un giocatore di Serie B. Nulla contro le categorie inferiori, per carità, ma non mi piace il fatto di vivere un gioco come un dovere da compiere ogni maledetto giorno.daily quest

Non riesco proprio a farmele andare a genio, è più forte di me. Inconsciamente detesto quando un gioco mi obbliga a loggare (pessimo, meglio accedere) perché ci sono missioni che devono essere completate, compiti da svolgere per forza altrimenti si perdono oggetti esclusivi, opportunità uniche e terreno nei confronti degli altri giocatori.

Credo che lentamente, inesorabilmente, questi lavori forzati sotto mentite spoglie drenino come subdole e avide idrovore parte di quel piacere intimo che deriva dalla libertà di giocare

È mai possibile che giocare debba diventare un “lavoro”? Un impegno da non procrastinare pena l’esser meno competitivo, meno partecipe, meno coinvolto e, in qualche modo, meno giocatore? No, non lo sopporto, ma in fondo sono sempre stato così: quando qualcosa inizia a darmi impressione che sia un obbligo, sento un cappio stringersi attorno al collo. Spirito libero e ribelle? Illuso e viziato idealista? Hippy che ha fumato un neurologicamente fatale spinello di troppo? Proprio non so quale etichetta mi donerebbe, credetemi, ma tant’è. D’altro canto mi rendo conto che, le daily, sono fondamentalmente un modo per tenere i giocatori incollati allo schermo anche dopo aver spolpato l’end-game d’ogni brandello di succulenta ciccia. Dipende dalla tipologia di gioco in molti casi perché, specialmente in titoli online come World of Warcraft , Destiny 2 (due esempi tra i numerosi MMO e “Game as a Service” che ho vissuto sulla mia pelle quando ancora era bella liscia e il peso forma non solo una chimera), è pratica diffusa offrire una certa varietà di compiti da svolgere a cadenza regolare per non incappare nella temutissima “fuga di cervelli dai server”.daily quest

Qualcuno mi liquiderà con un italianissimo gesto della mano e ricordandomi che, senza questo escamotage, alcuni giochi non avrebbero più motivo d’essere avviati anche dopo averne assaporato a fondo ogni più recondito contenuto; tristi, svuotati, consunti e privati di uno scopo, abbandonati e dimenticati nelle librerie virtuali, sarebbero perciò ineluttabilmente condannati all’immobile attesa di una disinstallazione inevitabile che fa paura come una ghigliottina. Giusto e vero, senza dubbio.

In quale antico testo o tavola di pietra è scritto che un gioco debba durare in eterno? Non si gode forse a raggiungere la cima per vedere cosa c’è alla fine della scalata?

Ma allora lasciate che ponga una domanda a quella mano che mi ha appena zittito in fretta: in quale antico testo o tavola di pietra è scritto che un gioco debba durare in eterno? Non si gode forse a raggiungere la cima per vedere cosa c’è alla fine della scalata? Non è forse vero e meraviglioso che la fine di un’esperienza ne decreti la sublimazione finale? Dopo tanto errare e arrancare, faticando e traendo soddisfazione da quella sfida che si affronta seguendo solamente i nostri ritmi, non è forse stupendo raggiungere quel maestoso The End conclusivo che, magari con un pizzico di magone per un’avventura che ci è davvero piaciuta, ti fa dire cavolo, è finita? Peccato, ma quanto mi è piaciuto!”? Magari il panorama che potremo ammirare dopo aver scavalcato l’ultimo ostacolo, quello oltre cui c’è il punto di non ritorno, non sarà sempre libidinoso come la riconcorsa ai titoli di coda, talvolta capita, ma il gusto di avercela fatta rimane intatto e si cristallizza proprio grazie alla sua conclusione.

Cosa succede poi quando si hanno più giochi o più personaggi da gestire e tutti accumulano missioni quotidiane da completare per poter ottenere soldi, gadget, accessi a eventi speciali o esperienza? Si va in tilt, ecco cosa accade.

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