Appena ho iniziato a udire le prime note ricordo come se fosse ieri di aver pensato “Ok, ora sì che la situazione si fa seria!”.
La sfida finale, l’unica che conta davvero, era arrivata. Le ho provate davvero tutte, con il cuore a mille e la gamba che ormai non ne voleva più sapere di rispondere agli stimoli del cervello. La città doveva sopravvivere. Sapevo benissimo di avere a che fare con degli ammassi di pixel, linee di codice in un inverno/inferno virtuale, ma non potevo perdere. Non dovevo perdere. E poi è tornato il sole. Sulle prime non riuscivo a crederci: la temperatura dai meno centocinquanta e dispari gradi stava pian piano risalendo, la tempesta si era placata e anche la musica incalzante iniziava a farsi sempre più rarefatta. Poi i sopravvissuti virtuali hanno confermato ciò che avevo immaginato e che solo pochi minuti prima non pensavo sarebbe potuto accadere. Ce l’avevo fatta. Ce l’avevamo fatta. Il senso di soddisfazione che provai in quel momento è stato colossale.
Sapevo benissimo di avere a che fare con degli ammassi di pixel, linee di codice in un inverno/inferno virtuale, ma non potevo perdere. Non dovevo perdere.
La stessa soddisfazione che ora provo ogniqualvolta porto a termine una missione di guerriglia, nella Terra occupata dagli alieni di XCOM 2. Alcuni dei miei soldati non avranno più modo di rivedere i loro cari, altri ritornano sull’Avenger con qualche ferita e dei comprensibilissimi traumi psicologici, ma ho la consapevolezza che questi sacrifici serviranno a garantire un futuro all’umanità. Ora dopo ora, missione dopo missione, il cerchio attorno alla resistenza si stringe sempre di più e il mio posteriore si avvicina pericolosamente verso lo scrimolo della sedia, mentre la gamba ha già iniziato a muoversi per i fatti suoi.
So già come finirà: ogni volta che leggo un “95%” nello specchietto che riporta la percentuale di riuscita di un attacco sudo freddo, ma quando parte il tema musicale nella schermata di selezione dei membri del team mi galvanizzo. Il destino dell’umanità è nelle mie mani. So che ce la posso fare, nonostante le mille difficoltà. Ecco, questi titoli giocano proprio sul contrasto tra le diverse emozioni che si provano in situazioni disperate. E diamine, ci riescono dannatamente bene!
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