L’uomo è un essere che torna sempre sui suoi passi, ripete, commettendo gli stessi errori una volta ancora o affrontando una situazione familiare dopo aver imparato dagli stessi, scegliendosi o subendo una routine quotidiana, tornando a visitare luoghi impressi nella memoria con una nuova consapevolezza. Cicli, loop, ripetizioni con un’orbita che si compie in 24 ore come in 24 anni o anche più, ma che ci riportano sempre al punto di partenza, con l’esperienza accumulata a fare la differenza tra ricordo e deja vu.
E se ogni forma d’arte ed espressione è una versione alternativa del mondo vista attraverso gli occhi dei suoi autori, è naturale che la forma del videogioco sia inevitabilmente rotonda, ricorsiva. Un obbligo di design che passa dalla necessità di un game over, di una fine, messaggio subliminale, atavico che ultimamente viene spesso esplicitato usandolo come impalcatura narrativa, rendendo il passaggio tra morte e rinascita più morbido, meno traumatico, sussurrando che è tutto a posto, è giusto che stia andando così.
IL FALLIMENTO DIVENTA L’UNICO MODO PER SCOPRIRE, SPERIMENTARE, FARE LUCE SUL MISTERO

Rinascere ogni volta dal sangue, in Hades, restituisce l’immagine della sofferenza interiore di Zagreus, gettato nell’Acheronte dopo l’ennesimo tentativo di fuga per ritrovarsi di nuovo faccia a faccia con l’odiato padre-padrone, giudicato e deriso.
Non è forse il concetto stesso che ci ha fatto amare From Software in questi anni? Capace come pochi altri di indurre il giocatore al game over ogni volta che trova un po’ di confidenza e sicurezza, insegnandogli a non abbassare mai la guardia, frantumandolo per calcificare un’attenzione al dettaglio e una reattività che inevitabilmente ci si porta dietro in tutte le altre esperienze videoludiche, anche inconsapevolmente. Ma questo succede anche in opere dove il “retry” non è contemplato a prescindere, come i punta-e-clicca a design concentrico, dove la prima esplorazione diventa conoscitiva, si cominciano a raccogliere oggetti compulsivamente e parlare con tutti gli NPC invadendo il loro spazio, interrompendone la routine fino a rimanere bloccati nei propri processi mentali, per poi ripercorrere la stessa strada più volte, setacciando, osservando meglio, frenetici come chi ha perso qualcosa di importantissimo fino al momento dell’illuminazione, la classica lampadina accesa sulla testa di chi ha finalmente fatto saltare il lucchetto ludico che lo teneva bloccato in una dimensione parallela.
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