È passato ormai poco più di un mese da quando il nuovo PlayStation Plus si è avvicinato al modello “Game Pass” in modo piuttosto prudente (inutile girarci intorno, la mancanza di titoli PlayStation Studios al day one è sintomo di un abbonamento ancora sperimentale, di studio, rispetto alla concorrenza) ma con un’identità ben precisa che lo trasforma quasi in un museo interattivo della storia PlayStation.
Prendiamo l’esempio del tier Premium, quello top da 16,99€ al mese (che diventano 119,99€ scegliendo la formula annuale) che include il “Catalogo dei classici” e porta a oltre 700 i titoli disponibili, con i titoli PS3 che tornano esclusivamente in formato streaming (maledetto CELL, per fortuna lo streaming fa comunque il suo lavoro) e la sola PS Vita esclusa dalla festa per mancanza di porting dedicati (e forse dimenticata per sempre e trattata come un incidente di percorso). Una tavolata pantagruelica con tantissimi titoli iconici, tra cui tutti i God of War e gli Uncharted, la fantastica trilogia PS2 di Level-5, Dark Cloud/Dark Chronicles/Rogue Galaxy, i geniali LocoRoco, tutte le opere di Housemarque (tranne Super Stardust HD, sostituito dall’episodio Portable), una ricca manciata di Final Fantasy, dal VII (Remake incluso) al XV, esclusi i tredicesimi episodi (oltre a quelli online, scelta comprensibile), esempio di alcune saghe presenti ma un po’ monche, tipo i Ratchet & Clank, di cui manca non solo l’ultimo capitolo PS5 (e ci può stare), ma anche “Armi di Distruzione”, primo capitolo PS3 e le riedizioni HD degli episodi PS2, già lanciati in versione PS3 ai tempi. Ancora più strana la presenza di Ninja Gaiden 2 e 3 (senza il primo) in edizione Sigma, ma in versione PS3 streaming, quando giusto qualche mese fa è uscita la collection dei 3 capitoli (a dire il vero non così brillante).
C’è quindi sicuramente da sistemare qualcosa e tappare qualche buco in questo pur enorme catalogo del PlayStation Plus che nasconde anche dei veri e propri gioiellini della prima era indie di PlayStation 3, con alcune esclusive del fu Japan Studio create apposta per il PlayStation Network, tra cui spiccano Rain, suggestivo puzzle/adventure dalle tinte horror e decisamente umide, Tokyo Jungle, bizzarrissimo survival/beat ‘em up ambientato in una Tokyo post-apocalittica dominata da svariate razze animali (#teamVolpino sempre), e anche The Last Guy, particolare puzzle game dove salvare la popolazione da famelici alieni, inseguiti tra le vie di città reali le cui immagini satellitari diventano i vari livelli del gioco.
IL CATALOGO UNISCE TITOLI DI SPESSORE A GEMME MINORI CHE ALTRIMENTI SAREBBERO ANDATE PERSE
IL PLAYSTATION PLUS È UN PO’ COME UN ARCHIVIO VIDEOLUDICO
Spunti che solleticano i giocatori-studiosi, interessati anche magari ad osservare da vicino l’evoluzione delle varie saghe presenti, confrontando magari il modo di fare action dei God of War e dei Devil May Cry, per dirne una; uno dei motivi trasversali per cui una selezione così corposa riesce ad essere interessante per motivi diversi a seconda di chi ne usufruisce. Poi insomma, personalmente la prima cosa che ho fatto è stata scaricare Everybody’s Golf per PS3, secondo me il miglior capitolo della serie e uno dei migliori giochi golfistici tout court, quindi capirete bene che sono un caso molto particolare. Tutto ciò però mi fa sorgere una domanda, ovvero “a chi è dedicato questo Plus?”, chi vuole convincere, attrarre, coinvolgere? La risposta più semplice è che è un punto di ingresso perfetto nel mondo PlayStation. Immaginiamoci una ragazzina o un ragazzino, alla sua prima console magari: se fossi genitore sarebbe innanzitutto un modo conveniente per far avvicinare un figlio ad un’ampissima varietà di titoli che coprono 25 anni e passa di Storia PlayStation. Torniamo un po’ al concetto iniziale di museo interattivo e valore culturale intrinseco, che vale anche per chi non ha mai avuto grandi rapporti con le console Sony, avendo una storia personale più legata a PC, Nintendo o Microsoft, con una bella selezione di tripla A esclusivi (Returnal su tutti) e la promessa che ne arriveranno altri in seguito (probabilmente almeno un anno dopo il lancio), inclusi titoli di spessore di terze parti come il recentissimo e adorabile Stray, disponibile dal day one.
Le tre opzioni di abbonamento lasciano comunque una certa libertà in base allo stile di vita (e di gioco) di ognuno. Personalmente lo trovo intrigante nel suo essere una selezione eterogenea e anche un po’ bizzarra di roba che in buona parte ho già giocato ma che fa piacere ritrovarsi tutta in un’unica pagina dallo scrolling che pare non finire mai, partendo dal ’95 per arrivare ad oggi. Un anello di congiunzione che salda la rottura di PS3, con la possibilità di riscoprire giochi clamorosi come Split/Second, miglior Burnout senza essere Burnout, o il fenomenale Puppeteer, creando così una continuità che va da Jumping Flash a Death Stranding. Un buon inizio che andrà costantemente alimentato e perfezionato, non aggiungendo titoli giusto per fare numero (che già ce ne sono parecchi dentro) ma andando ad aumentare sempre di più il valore storico (e tangenzialmente contribuendo alla preservazione digitale, argomento sempre importante e attuale) e l’appetibilità contemporanea, immediata, della selezione. Sony sa che non può farsi trovare impreparata e sta mettendo in piedi il suo piano B, con un occhio a Microsoft e all’evoluzione del mercato; e questa è sicuramente una buona base su cui lavorare.