Una gran colonna sonora è il primo dei ricordi - Editoriale

Proprio in questi giorni sto rigiocando quello che è uno dei videogiochi più importanti della mia vita, quel Final Fantasy VIII sempre un po’ sbeffeggiato e che probabilmente mi costerà anche qualche presa in giro nei commenti, ma tant’è, lo adoro e avevo decisamente bisogno di una “coccola”. Però non è questo quello di cui voglio parlarvi.

Final Fantasy VIII

Dopo 23 anni dalla prima volta quello che più mi ha risvegliato la memoria, un muscolo fuori allenamento, è stata la colonna sonora del divino Nobuo Uematsu. Solo sentire le prime note della traccia che accompagna i primi minuti di Squall all’interno del Garden di Balamb mi ha fatto riaffiorare momenti che sinceramente avevo archiviato, persi come una patatina finita sotto al divano durante quei pomeriggi dopo-scuola, con un paio di amici e qualche schifezza industriale da mangiare distrattamente davanti a quel ben di dio di spettacolo ludovisivo (che dal punto di vista puramente scenografico regge anche oggi).

il valore di una grande colonna sonora va ben oltre i sentimenti a cui è legata: provate a togliere l’audio a Super Mario Bros., a Street Fighter 2 o a spegnere la radio di un GTA

La nostalgia non è un sentimento su cui faccio particolare affidamento, ma l’effetto è stato da brividi, come recuperare un pezzo di me, del mio passato, un pezzo che si può dire abbia contribuito a delineare i miei gusti e la mia personalità. Roba forte e assolutamente non scontata. Che il gioco in sé rappresentasse una pietra miliare della mia passione è sicuramente un fattore importante, certo, ma il valore di una grande colonna sonora va ben oltre i sentimenti a cui è legata.

Editoriale Colonna Sonora

L’accompagnamento sonoro nei videogiochi, a differenza del cinema che sfrutta in egual misura i silenzi, è quasi sempre persistente, fondamentale per la caratterizzazione di situazioni, location, livelli, aggiungendo uno strato sensoriale “invadente” e che per questo dovrebbe essere necessariamente di qualità (poi che ci si riesca è un’altra storia). Loop musicali che devono essere capaci di sostenere l’interazione, esaltare l’atmosfera, pompare adrenalina in corpo. Togliete l’audio a Super Mario Bros., a Street Fighter 2, spegnete la radio di un GTA oppure immaginate un Hyper Light Drifters senza le composizioni di Disasterpiece, che con la sua soundtrack ha contribuito a lanciare l’opera Heart Machine nell’olimpo dei neoclassici.

Quanti momenti importanti della vita, più o meno belli ma comunque fondamentali, associamo a una canzone?

Per carità, spesso anche noi che scriviamo di videogiochi tendiamo a relegare al fondo della recensione qualche parola sull’audio, come fosse una comparsa, un elemento di contorno, ponendo il gameplay e l’estetica su un piano più alto, ma la realtà è che l’udito si lega alla memoria e alle altre sensazioni in modo unico, marcando un confine netto tra indimenticabile ed evanescente. Quanti momenti importanti della vita, più o meno belli ma comunque fondamentali, associamo a una canzone che, quando riascoltata, apre i rubinetti della memoria riempiendo la testa di ricordi che sembra quasi di poter toccare? Per me tantissimi.

Editoriale Colonna Sonora

E per fortuna negli ultimi anni la qualità e la quantità di compositori videoludici di alto livello è cresciuta esponenzialmente, coprendo praticamente tutto lo spettro di generi musicali e partendo dalla riscoperta della chiptune 8-16 bit, reinterpretata in chiave moderna, per arrivare a colonne sonore orchestrali di rara bellezza ed enfasi ludoartistica, passando per il tributo al rock psichedelico anni ’70 di A Musical Story e pezzoni pop come quelli sospesi tra il sogno e l’elettronica di Sayonara Wild Hearts, ma anche gli iconici tormentoni della superstar Bayonetta, con il recente terzo episodio a regalarci il pazzesco Whispers of Destiny. Che bellezza!

Loop musicali che devono essere capaci di sostenere l’interazione, esaltare l’atmosfera, pompare adrenalina in corpo

Ne ha parlato giusto Pietro questo giovedì, nel suo speciale, di come il sonoro sia sempre più parte integrante dell’esperienza e non più una semplice pellicola applicata all’azione, ma io mi spingo a dire che il mondo della musica in generale sta trovando nel videogioco nuova linfa, terreno fertile per far sbocciare generi underground, lasciando spazio ad artisti che poi, inevitabilmente, finiscono nelle playlist personali, quotidiane. Penso a una colonna sonora su licenza come quella di OlliOlli World (ma anche quelle dei due capitoli precedenti), alla sua freschezza rigenerante che mi ha accompagnato per tutta l’estate scorsa, sgorgando dalle casse della macchina prendendo il posto dell’aria condizionata, cronicamente un po’ inaffidabile. E in generale le mie abitudini musicali hanno accolto ben volentieri sonorità provenienti dai videogiochi in una quantità francamente inaspettata fino a una manciata di anni fa, contribuendo a cementare il mio amore nei confronti di determinati titoli. Una cosa che a me piace moltissimo, perché amo quando qualcosa che gioco, guardo, ascolto riesce ad essere assorbita dal mio cervello, diventando sostanza nutritiva fondamentale, quel fattore-wow che è il sacro Graal per ogni appassionato.

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