Perché continuiamo a chiamarle microtransazioni? – Editoriale

3 aprile 2006. Compito di italiano. Una mattinata noiosa, come tante altre. Torno a casa, mangio qualcosa e poi accendo il PC. Navigo tra i forum e vedo che Internet sta insorgendo: qualcuno ha pensato di far pagare 2 euro per una bardatura di un cavallo. Era il 3 aprile 2006 e Bethesda aveva appena inventato le microtransazioni.Microtransazioni editorialeAvanti veloce. Siamo nel 2023: i DLC sono ormai sdoganati. Quasi ogni videogioco sul mercato, perlomeno tra le produzioni maggiori, presenta dei contenuti aggiuntivi. A volte sono gratuiti, spesso bisogna pagare bei soldi per comprarli. I tempi in cui una bardatura di Oblivion costava 200 Microsoft Points sono ormai lontani. Adesso abbiamo edizioni Digital Deluxe, bonus di pre-order, Pass Espansioni, e tutto per colpa di un cavallo.

Ogni giorno che passa le microtransazioni ci sfuggono sempre più di mano

Ci siamo raccontati che i DLC sarebbero stati un trend temporaneo, che i publisher avrebbero fatto marcia indietro. Sbagliavamo. Non avevamo fatto i conti con la rivoluzione del digital delivery. Ormai basta un click per acquistare qualsiasi cosa, ma la realtà dei fatti è che la situazione sta peggiorando. Ogni giorno che passa le microtransazioni ci sfuggono sempre più di mano. Perché? Perché poi sono arrivati i videogiochi free-to-play, il gaming mobile ha iniziato a dettar legge, ed ecco le valute virtuali, i battle pass, i sistemi di monetizzazione predatori. Tutti meccanismi che si sono insinuati ovunque, persino nei videogiochi single player.

LE MICROTRANSAZIONI NON SONO PIÙ TANTO MICRO

Da un po’ di tempo a questa parte ho ripreso a giocare a Magic: The Gathering Arena, ma lo spunto per questo editoriale è partito da Marvel Snap. Non nego che entrambi siano giochi affascinanti, il primo perché è di fatto la trasposizione uno a uno del trading card game per antonomasia, il secondo perché offre un sistema di gioco semplice, immediato, ma molto profondo. Eppure entrambi implementano delle microtransazioni – pardon – delle transazioni davvero folli.Su Magic Arena, per acquistare un banalissimo e inutile pet servono 2400 gemme. Comprare 1600 gemme costa € 9,99, per comprarne 3400 bisogna sborsare € 19,99. Gli artwork alternativi delle varie carte si possono acquistare in bundle che si attestano intorno alle 2000 gemme. La maggior parte degli elementi di personalizzazione estetica, dunque, costa tra i 10 e i 20 euro, facendo una conversione grossolana da gemme a denaro reale. La spesa lievita ulteriormente se si opta per i pacchetti di espansione contenenti le carte. La situazione su Marvel Snap, invece, è molto più drammatica: qui addirittura vengono proposti dei bundle che arrivano a costare più di 100 euro. Bundle contenenti fuffa, perché di questo stiamo parlando: oltre 100 euro in cambio di una variante (un artwork alternativo), qualche credito e dei gettoni con cui acquistare carte e altre varianti. Oltre 100 euro in cambio del nulla cosmico.

questi sono videogiochi di grande successo

Quanti videogiochi si possono comprare con 100 euro? Un Tripla A e un paio di indie? La cosa che mi riempie di tristezza, però, è che questi sono videogiochi di grande successo. Videogiochi che ogni mese fanno registrare ricavi da capogiro, quindi evidentemente esiste della gente che spende cifre folli per acquistare fuffa (le cosiddette balene). Prendiamo il caso di Honkai Star Rail, il nuovo titolo degli autori di Genshin Impact uscito pochi giorni fa. Ebbene, nella sola settimana di lancio ha fatto registrare ricavi per 42 milioni di dollari. Quarantadue milioni di dollari in sette giorni. Quarantadue milioni di dollari con acquisti in-app che vanno dai 99 centesimi ai 99,99 euro.Ma basta fare un giro su qualsiasi negozio digitale, per esempio sul PlayStation Store, per notare che ormai le microtransazioni sono diventate macrotransazioni. I FIFA Points per Ultimate Team, per dire, arrivano a costare anche 50 o 100 euro. Più o meno i crediti di GTA Online si aggirano su quei livelli di prezzo lì, così come i V-Bucks di Fortnite. E che dire di quelli che una volta avremmo chiamato trucchi e che ora sono bloccati dietro un paywall? È il caso dei salvatempo degli Assassin’s Creed, per esempio, cioè quei DLC che garantiscono punti esperienza e risorse aggiuntive. Qualcosa di simile è stata introdotta di recente in Resident Evil 4 sotto forma dei cosiddetti “biglietti di modifica speciale”. Per soli € 9,99 avremo ben cinque (!) biglietti grazie ai quali avere “accesso a una modifica speciale esclusiva in qualsiasi momento e a prescindere dal livello dell’arma. Ma non finisce qui: dopo averlo sbloccato, è gratuita anche la modifica stessa!”. Che culo! (Perdonate il francesismo.)Siamo partiti da una semplice bardatura per un cavallo, ma i DLC si sono presto trasformate nell’ennesimo sistema con il quale delle corporazioni affamate di denaro cercano di spremere ogni singolo centesimo dai portafogli degli utenti. Il minimo che possiamo fare, vista la deriva degli ultimi anni, è smettere di chiamarle microtransazioni. In un mondo migliore, però, inizieremmo tutti a condannare queste pratiche scorrette e predatorie, ma mi rendo conto che davvero sarebbe chiedere troppo.

Articolo precedente
Zelda

La Nuova Zeldandia: le conseguenze di Zelda nel videogioco di oggi – Speciale

Articolo successivo
Hades

Hades, un roguelite accessibile ma profondo

Condividi con gli amici










Inviare

Password dimenticata