Hades è uno dei giochi più apprezzati degli ultimi anni e ha saputo avvicinare al genere dei roguelike pure una fetta di pubblico che normalmente preferisce esperienze molto diverse, grazie all’ottimo lavoro svolto dai ragazzi di Supergiant Games e alla loro capacità di creare un gioco accessibile e profondo allo stesso tempo.
Il genere dei roguelike (e roguelite) esiste da molto tempo ma, per via di una formula di gioco spesso ritenuta altamente ripetitiva e punitiva, raramente è riuscito a uscire dalla sua nicchia di riferimento per farsi conoscere e apprezzare da un pubblico più ampio. Negli ultimi anni c’è però stato un gioco che è riuscito a cambiare le cose, incontrando il favore non solo degli appassionati più “hardcore” ma arrivando pure a chi fino a quel momento non aveva mai avuto molta esperienza col genere.
COME HA FATTO SUPERGIANT GAMES A SDOGANARE QUELLO CHE PRIMA ERA UN GENERE PER POCHI?
Sto parlando ovviamente di
Hades, il quarto lavoro di Supergiant Games che si è rivelato, forse un po’ a sorpresa, uno dei più grandi successi del 2020 videoludico, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti da parte
di critica e pubblico. La domanda quindi sorge spontanea: come sono riusciti gli sviluppatori di Supergiant Games, che in precedenza si erano già distinti per altri indie game apprezzatissimi come Bastion e Transistor, a sdoganare quello che era fino a quel momento percepito come un genere per pochi, arrivando a raggiungere pure chi non avrebbe mai pensato di potersi divertire tanto su un roguelite? Per trovare la risposta è necessario dare un’occhiata più da vicino al lavoro svolto dallo studio californiano, in particolare con
quanto fatto nel design e in diverse scelte che hanno avuto il merito di rendere l’esperienza più immediata e soprattutto il senso di progressione più continuo rispetto ad altri esponenti del genere.
il quarto lavoro di Supergiant Games che si è rivelato, forse un po’ a sorpresa, uno dei più grandi successi del 2020 videoludico
I roguelike sono noti per la loro natura ripetitiva e per delle meccaniche di gioco che possono essere piuttosto punitive, dal momento che per completare la partita è necessario superare ogni sfida prevista senza mai morire e senza la possibilità di salvare i propri progressi, dovendo ripartire da capo in caso di sconfitta. Si tratta di un approccio che comprensibilmente non è mai apparso particolarmente invitante a un largo numero di giocatori, su cui
l’idea di dover rigiocare ancora e ancora e ancora le stesse sezioni fino a riuscire a completarle in sequenza non ha mai fatto molta presa. Almeno all’apparenza, lo stesso Hades non si allontana troppo da questa formula dato che pure nel gioco di Supergiant tocca ricominciare da zero se il nostro protagonista viene ucciso mentre tenta la fuga dall’Ade.
UN ROGUELITE NARRATIVO
Tuttavia, Hades fa qualcosa di importante per alleviare ogni possibile frustrazione nel giocatore posto di fronte a un (ennesimo) game over prematuro e questo ha a che fare anche (e forse soprattutto) con il modo in cui il gioco porta avanti la sua narrazione, di cui infatti possiamo scoprire nuovi dettagli continuamente, anche dopo un tentativo di fuga conclusosi ignobilmente: si fa ritorno alla dimora e qui ci accorgiamo di aver sbloccato tante nuove conversazioni coi numerosi e interessanti personaggi che compongono il ricco cast del gioco, conoscendoli sempre meglio e imparando ogni volta di più sull’intrigante mondo di gioco plasmato dagli sviluppatori nella loro reinterpretazione dei miti greci.
Nel corso delle nostre avventure incontreremo molti dei più famosi dei dell’Olimpo, disposti a darci una mano per fuggire dall’Oltretomba.
Non si tratta solo di scoprire qualcosa di nuovo sull’allegro e smemorato Ipno, oppure sulla misteriosa Nyx, dea della notte, o ancora sul severo Ade e sulla relazione complicata che lo lega a suo figlio Zagreus, protagonista dell’avventura, perché il gioco è anche capace di reagire con una certa coerenza alle nostre azioni e i personaggi che incontriamo nella dimora spesso commentano abilmente le nostre imprese o disavventure, complimentandosi con noi se siamo riusciti a superare un ostacolo particolarmente arduo o se siamo riusciti a spingerci ancora più in avanti del solito nel nostro tentativo di fuga dall’oltretomba, oppure prendendoci un po’ in giro (spesso amichevolmente) se le cose non sono andate proprio benissimo e magari abbiamo trovato una fine tutt’altro che eroica.
SIA L’ASPETTO NARRATIVO CHE IL GAMEPLAY CONCORRONO A DARE UN CONTINUO SENSO DI PROGRESSIONE, ANCHE DOPO UNA RUN ANDATA MALE
Tutte cose che contribuiscono a rendere il ritorno alla base dopo un tentativo fallimentare una tappa non solo obbligatoria ma anche piacevole, in cui fare un po’ di pausa dall’azione per dedicarsi ai personaggi e alla narrazione, prima di rituffarsi nella mischia. La ricerca di una maggiore accessibilità di Hades, tale da consentire a un maggior numero di appassionati di trovare ancora la voglia di rimettersi in gioco e riprovare a fuggire dal Tartaro (e poi dai laghi di lava dell’Asfodelo, e dai Campi Elisi, e dal tempio dello Stige), non si ferma solo all’aspetto narrativo del gioco ma
passa anche da diversi elementi del suo gameplay. Prima di tutto, se è vero che al game over si riparte dall’inizio per riaffrontare i vari livelli in sequenza, non si ricomincia comunque del tutto da zero e, diversamente da quanto avviene in molti roguelike “puri”, possiamo conservare alcune risorse trovate nel corso della partita e usarle per potenziare il nostro alter ego, così da renderlo più potente e facilitare le cose nei nostri futuri tentativi di fuga: possiamo per esempio, potenziarne la salute, ottenere un secondo scatto da attivare subito dopo il primo, migliorare i danni degli attacchi alle spalle sui nemici, persino avere una chance di tornare in vita una volta (e poi due, o tre) dopo aver esaurito la salute.
La ricerca di una maggiore accessibilità di Hades non si ferma solo all’aspetto narrativo del gioco ma passa anche da diversi elementi del suo gameplay
Inoltre, parlando coi personaggi che incontriamo nel corso delle nostre avventure possiamo
offrire loro dei doni e ricevere in cambio alcuni talismani, che possiamo equipaggiare prima di avventurarci nel Tartaro per ottenere degli utili bonus, che a loro volta possono aumentare la salute del nostro personaggio, offrirgli un’ultima chance ulteriore prima di arrendersi in battaglia, potenziarne i danni, aumentare le possibilità di ricevere un dono più raro da questo o quel dio dell’Olimpo e così via. Tutto ciò permette ai giocatori di avvertire una sensazione continua di crescita e progressione all’interno del gioco, anche dopo un fallimento, qualcosa che distingue dunque Hades da molti altri roguelike e roguelite.
Spendendo la tenebra raccolta durante le nostre fughe potremo potenziare Zagreus così che sia più preparato alle prossime sfide, rendendole progressivamente più facili.
Non va nemmeno dimenticato che ci sono poi sei armi diverse che possiamo usare per tentare di superare gli ostacoli sul nostro cammino e ognuna di esse permette di affrontare la partita con uno stile di gioco differente.
un giocatore che preferisce uno stile più difensivo può imbracciare lo scudo e usarlo per difendersi
Un giocatore che preferisce uno stile più difensivo può imbracciare lo scudo e usarlo per difendersi dagli attacchi nemici oltre che per eliminarli con alcuni colpi ben piazzati, chi predilige un approccio più aggressivo può utilizzare i magli gemelli, con cui affrontare da vicinissimo i nemici e scaricare su di loro una serie di pugni devastanti, ma c’è anche spazio per esempio per chi preferisce attaccare da una distanza di sicurezza, usando l’arco o (forse ancora meglio) il rostro d’adamante, un vero e proprio fucile mitragliatore. Alcune di queste armi non possono essere sbloccate immediatamente e richiedono almeno di aver compiuto qualche tentativo di fuga, ma
si possono ottenere abbastanza rapidamente e la varietà garantita da queste opzioni permette a più giocatori di trovare qualcosa che ben si adatta al proprio stile di gioco e a continuare con successo la partita.
UN GAMEPLAY ACCESSIBILE E RICCO DI POSSIBILITÀ
Non sono il primo a lodare Hades per come ha saputo avvicinare a sé pure un pubblico normalmente poco propenso a tuffarsi in questo tipo di esperienze, per esempio qui Ruth Cassidy scriveva per Rock Paper Shotgun di come la presenza di alcune armi che non richiedono di premere continuamente i tasti del controller (il cosiddetto button mashing, in inglese), insieme anche all’aggiunta della god mode (che applica alcuni bonus al protagonista, bonus che si potenziano dopo ogni game over rendendo l’esperienza via via più facile col passare del tempo), l’abbiano convinta a farsi coraggio e dare una chance al gioco, trovandosi poi ad apprezzarlo.
HADES RIESCE AD ESSERE ACCESSIBILE SENZA COMPROMETTERE LA QUALITÀ DEL GAMEPLAY
Personalmente, per quanto ritenga che una maggiore accessibilità possa senz’altro essere un valore, non sono dell’idea che essa porti sempre e necessariamente a una maggiore qualità dell’esperienza di gioco, anzi talvolta capita anche che la profondità del gameplay venga sacrificata proprio sull’altare dell’accessibilità. Il grande merito di Hades e dei designer di Supergiant Games è quello di essere riusciti invece non solo a rendere la loro opera più immediata e appetibile per il grande pubblico, ma soprattutto
di averlo fatto pur riuscendo a proporre un gameplay solido, divertente e che gode pure di una certa complessità: merito prima di tutto di comandi sempre precisi e immediati che danno vita a scontri divertenti fin dal primo momento e che restano avvincenti pure quando affrontati per la centesima volta di fila.
Ci sono diverse armi tra cui scegliere prima di iniziare un tentativo di fuga e anche diversi gingilli magici che possiamo scegliere dalla teca a sinistra, a loro si aggiungono poi i favori divini e i Martelli di Dedalo che troviamo nel corso della partita.
Col passare delle ore poi a questa base già solidissima vanno a inserirsi numerosi altri elementi: veniamo a contatto con molti dèi dell’Olimpo (e non solo) che ci offrono il loro aiuto, permettendoci così di padroneggiare nuove abilità e di potenziare i nostri attacchi in tanti modi differenti. Ottenere il favore di Zeus, per esempio, permette di aggiungere alle nostre mosse dei potenti effetti fulminanti e di scagliare saette contro i nostri avversari dopo ogni colpo andato a segno o dopo aver schivato col giusto tempismo; la saggia Atena offre una serie di poteri e bonus in grado di potenziare le nostre difese, diminuendo i danni ricevuti, permettendo al nostro scatto di respingere al mittente i colpi in arrivo o respingendo gli avversari facendoli indietreggiare con i nostri attacchi; il dio della guerra Ares migliora le nostre abilità offensive e può anche castigare i nostri nemici infliggendo loro una scarica di danni aggiuntiva al termine dei nostri colpi; l’allegro e festoso Dioniso invece può far sbronzare i nemici infliggendo loro danni nel tempo, ma può anche offrirci alcune abilità di supporto molto utili, come la possibilità di ripristinare tutta la salute a una fontana e ottenere pure un piccolo bonus ai danni, o di ripristinare la salute entro un certo livello minimo dopo ogni scontro.
veniamo a contatto con molti dèi dell’Olimpo (e non solo) che ci offrono il loro aiuto, permettendoci così di padroneggiare nuove abilità e di potenziare i nostri attacchi in tanti modi differenti
I vari poteri, insieme all’arma che scegliamo di equipaggiare, vanno poi a influenzare e sviluppare la nostra build, e dal momento che ci sono sei armi differenti (ciascuna con le sue varianti) e nove dèi dell’Olimpo a offrirci il loro favore le opzioni tra cui variare non mancano di certo e sono, anzi, ancora maggiori se poi consideriamo che possiamo combinare fra loro i favori divini per sfruttare potenziali sinergie, che culminano in alcuni poteri duali (che sfruttano i doni di due divinità differenti) particolarmente potenti, e danno quindi vita a un elevatissimo numero di combinazioni, che rendono ogni nuova fuga potenzialmente diversa da quella precedente. Se la build che andiamo a sviluppare dipende in buona parte anche dal caso, perché non possiamo scegliere noi quali dèi incontreremo mentre esploriamo i più profondi recessi dell’Oltretomba,
abbiamo in ogni caso alcuni strumenti a disposizione che ci permettono di limitare parzialmente il fattore casuale: per esempio, se abbiamo con noi il dono ottenuto da un particolare dio e lo equipaggiamo all’inizio del tentativo di fuga, il primo dono divino che incontreremo sarà proprio di quella divinità, cosa che ci permette quindi di indirizzare la partita secondo i nostri desideri e le nostre preferenze.
Anche dopo aver terminato con successo la partita per la prima volta, rimangono numerose sfide (opzionali) per mettersi in gioco ancora una volta.
Dopo qualche tentativo andato male e aver imparato meglio come padroneggiare i sistemi di gioco proposti da Hades, capiterà poi anche di arrivare di fronte al boss finale e infine pure di riuscire a sconfiggerlo, ma anche in questo caso il nostro viaggio è tutt’altro che finito e Supergiant ci ricompensa sbloccando alcune nuove modalità di gioco e tutta una serie di sfide addizionali, oltre alla possibilità di far progredire ulteriormente la storia, perché pure quella è ben lontana dall’essere conclusa.
DOPO 90 ORE, CAPITA ANCORA DI AVERE NUOVE COSE DA SCOPRIRE
Chi non è interessato a rendersi le cose più difficili ma vuole concentrarsi esclusivamente sulla narrazione può continuare come ha sempre fatto, ma chi è invece interessato a mettersi ancora una volta in gioco e affrontare una sfida maggiore può provare attivando le diverse sfide legate ai
Patti della Pena, con cui è possibile cambiare i combattimenti coi boss, aumentare i prezzi degli oggetti in vendita presso il negozio di Caronte, avere un minor numero di scelte quando si ottiene un favore divino, rendere ogni nemico più resistente o più veloce, aggiungere un timer che ci obbliga a completare ogni bioma in pochi minuti, e così via. Solo attivando i patti della pena (o più di uno) è possibile avere accesso ad alcuni contenuti: non solo le sopracitate reinterpretazioni dei combattimenti contro i boss, ma anche
le sfide dell’Erebo che possono apparire casualmente durante le nostre esplorazioni e che offrono alcune ricompense degne di nota solo a chi è in grado di superare un incontro senza ricevere alcun danno.
non posso affermare di aver visto tutto quello che questo bellissimo roguelite offre, potrei continuare senza annoiarmi pure fino all’uscita del sequel
Tutto ciò significa che se la prima ventina di ore è una continua e piacevolissima scoperta, anche nelle ore successive proseguire nel gioco significa imbattersi sempre in qualcosa di nuovo e avere un’esperienza sempre fresca, divertente e brillante. Io stesso ho passato circa 90 ore (almeno secondo Steam) a esplorare ogni cunicolo del regno di Ade e non posso comunque affermare di aver visto tutto quello che questo bellissimo roguelite ha da offrire, e non sono ancora stanco di avventurarmi nell’oltretomba di Hades, anzi potrei continuare senza mai annoiarmi pure fino all’uscita del sequel. E forse è proprio quel che farò.
Questo articolo è stato scritto per The Games Machine da Frequenza Critica, il blog italiano di approfondimento videoludico.