64 bit per innamorarsi – L'Opinione

Nei periodi tristi ognuno di noi tende a rifugiarsi nella propria comfort zone, e la mia sono i 64 bit. Per qualcuno è uscire con un amico a bere una birra, per qualcun altro piazzarsi davanti alla TV a guardare un programma spazzatura o un qualche tipo di evento sportivo. Per altre persone è guardare un film o una serie a cui si è particolarmente legati, o rileggere un libro su un maghetto scritto da una tizia transfobica vent’anni fa. Io, in questi ultimi giorni burrascosi per vari motivi mi sono ritrovato più volte bloccato, seduto alla scrivania col cellulare in mano o su Discord a chiacchierare con amici. Il caso vuole che sulla mia scrivania spesso sia disordinatamente appoggiata anche la mia Switch, in mezzo al resto del caos, e senza sapere bene come mi sono trovato a tornare nella mia zona di conforto, avviando Super Mario 64 e rimettendomi a collezionare quelle stelle che ormai ho collezionato decine di volte in questi quasi trent’anni.Non riesco a non pensare, dopo tutti questi anni, che il primo Mario 3D abbia sempre qualcosa di speciale. Non nego la meraviglia dei due Galaxy o la varietà caleidoscopica di Odyssey, ma quel gioco con i cubettoni del ‘97, quel mondo colorato e semplice, quel castello fanciullesco con i suoi mondi stereotipati e bellissimi, io proprio non sono mai riuscito a togliermelo dalla testa. Tornarci dentro è ogni volta come aprire una stanza nascosta di casa mia dove andavo spesso da bambino.

Non riesco a non pensare, dopo tutti questi anni, che il primo Mario 3D abbia sempre qualcosa di speciale

Il mio livello preferito è sempre stato Cool Cool Mountain, con quelle scivolate e mamma pinguina, con il pupazzo di neve senza corpo e il teletrasporto per risalire. Ho sempre adorato anche il mini livello segreto dietro uno dei tre quadri di Peach, anche lì c’è da scivolare fino in fondo per prendere la stella, e poi da rifarlo entro ventuno secondi per prendere anche quella segreta. Sempre apprezzato anche Whomp’s Fortress, nonostante da bambino diverse stelle qui proprio non riuscissi a trovarle. L’isola nel cielo di Bob-omb Battlefield penso abbia marchiato a fuoco la mia idea astratta di “mondo fantastico”, ricordo che anni dopo giocando a Minecraft in modalità creativa feci proprio un isolotto sospeso con sopra un albero molto simile, e ci misi anche una casetta. Jolly Roger Bay invece mi ha sempre fatto paura e messo un po’ tristezza.

L’isola nel cielo di Bob-omb Battlefield penso abbia marchiato a fuoco la mia idea astratta di “mondo fantastico”

Quei colori cupi e quella musichetta malinconica, uniti al fatto che dovevi immergerti negli abissi, entrare in un relitto pirata affondato e c’è una maledetta murena gigante, ma stiamo scherzando? Io ho solo 5 anni! Eppure quella musichetta nostalgica che si ripete anche nel livello omonimo, Dire, Dire Docks, non me la sono scordata mai in tutta la mia vita e oggi continuo a pensare sia una delle migliori soundtrack mai realizzate.

RICORDI A 64 BIT

Ho così tanti ricordi legati a questo gioco, così tanto affetto che davvero a pensarci mi si riempie il cuore e mi vengono gli occhi lucidi. In qualunque lista di giochi preferiti che ho provato a stilare in questi anni non ho mai potuto fare a meno di metterlo, quasi sempre al primo posto. E anche oggi penso che non potrei fare diversamente, nonostante abbia visto videogiochi affrontare temi maturi e complessi in modi eccezionali, ma quel platform 3D con i cubettoni e i mondi colorati sta sempre lì, è un posto felice. Sarà che in qualche modo è anche un viaggio sul viale dei ricordi, “i pranzi le domeniche dai nonni” che poi andavo a casa dai miei cugini più grandi col Nintendo 64 e mi piazzavo lì in quel mondo fantastico che mi era precluso per tutto il resto del tempo.Non so se riesco a trasmettere quanto mi senta legato a questo gioco. Però devo dire anche che tornare a giocarci sulla Switch, in quella Super Mario 3D All-Stars collection, è ogni volta anche doloroso e triste. Fa male vedere quanto poco rispetto la stessa Nintendo ha avuto per quella che sicuramente rimane una delle sue opere più riuscite a memorabili. Si tratta di un gioco vecchio di quasi trent’anni e sarebbe bastato poco per riproporlo migliorato. Bastava fare un upgrade delle texture, rivedere il sistema della telecamera, allargare la schermata agli ormai canonici 16:9. Magari anche adattare quei quattro testi che il gioco contiene, che adesso so l’inglese ma da bambino skippavo tutto e mi scervellavo a capire che dovevo fare.

Non so se riesco a trasmettere quanto mi senta legato a questo gioco. Però devo dire anche che tornare a giocarci sulla Switch, in quella Super Mario 3D All-Stars collection, è ogni volta anche doloroso e triste

Bastava poco. E in realtà alla fine è bastato anche il niente che hanno fatto. Perché in fondo quando ami qualcosa lo fai incondizionatamente, con la sua vecchiaia, con le sue storture. La ami più dei suoi stessi creatori forse. E penso che davvero finché vivrò nel mio cuore ci sarà un posto per questo Super Mario, per questi spigoli, per questi mondi colorati, che Nintendo me li voglia prima o poi ridare in una versione ammodernata, o che me li debba sorbire duri e sgranati com’erano nel ‘97. E adesso che ho collezionato un po’ di stelle, per l’ennesima volta, devo dire che mi sento proprio meglio.

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