“Un uomo che perde la sua battaglia per il suo re può essere perdonato; ma un uomo che la vince è spacciato”, una citazione adatta a Pentiment, se ci penso. A intingere queste parole su una pagina bianca fatta di tragedie e amori non corrisposti, impossibili e complessi, è Ken Follet, celeberrimo autore letterario gallese che, nel corso della sua carriera, ha raccontato le avventure di Kingsbridge, dalla costruzione della santa cattedrale che si affaccia sul mercato, fino al ponte che conduce i pellegrini al centro della stessa.
Qualche tempo dopo, invece, è arrivato il momento difficile e tumultuoso del periodo elisabettiano, un momento controverso, fatto di scontri brutali e situazioni che hanno per sempre cambiato la storia europea, segnandone il fato anche per i secoli a venire. Pentiment è un videogioco a cavallo tra due epoche: da una parte cosa si è lasciato alle spalle il Medioevo, dall’altra un nuovo inizio, con l’Età Moderna ormai al suo apice.
Due mondi sospesi, un’era che si apre, un’altra che si chiude
Oltre a essere un paragone azzeccato, è pure concettuale nello scheletro narrativo della massima opera di Obsidian Entertainment: il racconto di Andreas, un giovane artista che si ritrova a fare della propria arte un lavoro di pregio, è un personaggio incredibile. Il bello è poter appiccare al protagonista una sua storia, un suo passato: nel mio caso, ecco, il buon Andreas è stato in Italia, a Venezia, e ha imparato la nobile arte scrittoria, studiando lettere classiche (latino e greco, soprattutto), appassionato di medicina e anche di botanica (sì, l’ho rigiocato più volte e con scelte diverse). E se penso che parte della struttura del personaggio arrivi proprio dalle letture di Ken Follet, ricordo perché Caris, Jack, Merthin, Aliena, Margery e Ned siano stati così importanti quando ho giocato per la prima volta a Pentiment, sentendomi tremendamente, assolutamente e perdutamente – quanti avverbi, già – a mio agio con l’intero mondo creato dallo scrittore gallese.
I PILASTRI DEL CALAMAIO
È naturale, quando un periodo è a cavallo con l’altro, che ci siano grandi turbamenti. Re, principi e ducati che perdono gli onori del passato, nuovi reggenti e sovrani che si autonominano e sì, altri territori che nascono per poi essere amalgamati in un impero conteso e diviso, estenuato, disastrato e tanto desiderato. È la classica storia di come il Sacro Romano Impero divenne grande, un sogno reale e tangibile che, oltre alla conquista, avviluppò a sé eroi di ogni genere, anche coloro che sono stati costretti a dover bruciare a causa di un pensiero distante dalla Chiesa di Roma.
E in Pentiment, in tal senso, il nome di Martin Lutero viene fatto sovente, anche per ricalcare l’importanza del periodo e delle battaglie di quel momento tanto complicato, in cui a rischiare il collo era chi non si considerava più rappresentato dalla Chiesa, che nel periodo medievale aveva messo sotto il proprio stivale e dato origine a una battaglia costante contro gli infedeli, considerati i reali nemici della cristianità. Francesco d’Assisi, che oltre a essere una figura pia e di bontà assoluta, scrisse il primo testo della letteratura italiana, considerato il più antico: Il Cantico delle Creature. Attraverso di esso, la bellezza veniva omaggiata poiché creazione del Signore, con gli uomini considerati non inferiori o sottomessi a quest’ultimo, bensì come elevazioni delle meraviglie del creato, in ogni loro sfaccettatura.
Cercare l’amore tra la natura e l’amore, tra il bello e il discutibile: l’essenza della vita in ogni sua forma, mentre si è sospesi, sospinti
Incredibile, non è vero? Pentiment accoglie tutte queste meraviglie, ma fa anche di più, non ispirandosi solamente a Il Nome della Rosa, ma andando a coniugare gli intrighi politici e personali in una cornice à la Ken Follet, qualcosa che, se ci penso, mi manda assolutamente fuori di testa anche a distanza di diverso tempo. Se siete appassionati di letteratura inglese, specie quella moderna, c’è pure un pizzico di Bernard Cornwell a colmare il tutto, impreziosendo una ricetta essenziale e dolce che esplode di personalità, mostrando come l’animo umano sia in guerra perpetua. L’approccio dei due autori, tuttavia, è completamente opposta: non collidono affatto, eppure dettagliano lo stesso argomento.
Co sent Rollant que la mort li est pres:
Par les oreilles fors s’e ist li cervel.
De ses pers priet Deu ques apelt,
E pois de lui a l’angle Gabriel
ESSERE COME MERTHIN, COSTRUTTORI DI PAGINE INTINTE DI AMORE
Proprio come il protagonista principale di Mondo senza Fine, anche il giovane Andreas è alle prime armi, ma come miniatore. Certo, ha studiato e fatto esperienza ma, a differenza di Merthin, non è di famiglia nobile – anche se non è precisamente così, ma è bene non fare spoiler. Cosa significa la scrittura, a quel tempo? Qual è la reale spinta di un autore per dettagliare il passato e raccontare il presente? Mentre Merthin, mattone dopo mattone, eregge il suo ponte e pensa al futuro, al contempo Andreas fa la medesima scelta. Ha un capolavoro da proporre all’abbazia, augurandosi che venga accolta e che padre Thomas ne sia orgoglioso.
Il luccichio nei suoi occhi non nasconde affatto quanto essa possa essere un lascito importante per l’intera comunità cristiana di Tassing, per poi percorrere la sua vita altrove. Proprio come Merthin, infatti, il giovane parte alla volta dell’ignoto, imparando il suo lavoro e cosa ne consegue. Merthin, innamorato di Caris, si trasferisce a Firenze, in Italia, a causa di suo fratello e dell’ingresso della giovane tra le suore del priorato di Kingsbridge, con quest’ultima costretta a dover affidarsi alla bontà della Chiesta, a seguito di un terribile incidente.
Perdersi nei racconti medievali e dell’Età Moderna è qualcosa che riesce sempre a riscaldare il cuore
LA COLONNA DI PENTIMENT
Parte del game design di Pentiment, come di tante altre produzioni ispirate al Medioevo e all’Età Moderna, è la parola. Attraverso di essa si può scegliere chi essere e cosa compiere, quale aspetto della vita seguire e in che modo rapportarsi con gli altri. Bene, immaginate di essere un miniatore e di decidere se filare la lana assieme a delle vecchiette, o preferire crogiolarsi in una nottata alla locanda. Il game design di Pentiment permette questa scelta e, nel frattempo, delinea scelte da intraprendere e momenti per imparare a essere migliori e diversi, per approcciarsi alla vita con il sorriso e il desiderio di poter fare qualcosa in più.
L’opera di Obsidian Entertainment, oltre a mostrare il bello del mondo, si preoccupa soprattutto a dimostrare il brutto, ciò che non si crederebbe possibile, cosa è remoto e cosa potrebbe condurre a una rapida discesa in un oblio fatto di insicurezze e paure. Tutte le grandi opere, in tal senso, mostrano le personalità e le essenze stesse del futuro, mentre dagli altri media prendono il meglio.
Ne li occhi porta la mia donna Amore
S’i’ fosse foco, arderei‘l mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempestarei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’ en profondo…
– Cecco Angiolieri.