Cinque videogiochi per appassionarsi – L’Opinione

L’altra mattina stavo parlando con la mia psicologa e il discorso si è focalizzato molto sul cercare casa e sulla convivenza. Sono tornato in Sicilia da qualche mese ormai e ne sono felice, ma sto facendo fatica a trovare case decenti in affitto in provincia. Al di là del non trovare però, abbiamo parlato soprattutto di convivenza. Perché, come giustamente ha sottolineato lei, è molto diverso trovare casa per me stesso e poi eventualmente adeguarla a spazio di coppia rispetto a trovare casa direttamente per una coppia. Mi ha fatto pensare a quel livello di Unpacking, probabilmente quello che comunica meglio di tutti, in cui la protagonista va a stare a casa del fidanzato e rispetto ai livelli precedenti diventa incredibilmente difficile sistemare le proprie cose nel poco spazio lasciato libero da lui.

La mia psicologa ha un rapporto coi videogiochi pressoché pari a zero, ma le ho comunque raccontato di questo gioco e di come riusciva perfettamente a far passare questa differenza concettuale. Le ho fatto vedere anche qualche immagine perché ho questa cosa che mi piace condividere le passioni – che poi è anche il motivo per cui sono finito a scrivere editoriali come questo – e lei si è incuriosita molto. Mi ha chiesto se poteva giocarci e come. Ho trovato molto buffo che mi abbia chiesto se ci poteva giocare su Wii, probabilmente l’unica console che le era capitata per le mani negli ultimi vent’anni. In effetti però Unpacking esiste anche per dispositivi mobili e costa giusto una decina d’euro.

VIDEOGIOCHI PER CHI NON GIOCA

A fine seduta mi ha chiesto se potevo consigliarle qualche gioco di questo tipo da portare in vacanza, per dispositivi mobili, meglio ancora se gratis. Chiaramente dopo che ci siamo salutati non ho potuto smettere di pensare a una lista di roba da giocare “per iniziare”. È stato un esercizio interessante che si è tradotto in un messaggio whatsapp molto lungo che le ho inviato un paio di giorni dopo con un elenco di giochi che non so se effettivamente guarderà mai. Però è particolare pensare di consigliare a qualcuno come iniziare a giocare. Per chi ha iniziato da bambino come me e la maggior parte di voi che state leggendo è proprio difficile immaginare il non sapere interagire con un controller.

Il confronto con una persona non abituata ai videogiochi non è una novità, anzi. Su YouTube si trova la serie di video di Razbuten “Gaming for a non gamer” che tira fuori anche tantissimi spunti molto interessanti su come una persona che non conosce il linguaggio concentri lo sguardo su aspetti diversi dai giocatori abituali. Provare a buttar giù una lista di giochi che al tempo stesso siano accessibili, facili da reperire possibilmente su mobile, poco costosi e stimolanti dal punto di vista emotivo è più difficile di quel che sembra.

Il confronto con una persona non abituata ai videogiochi non è una novità, anzi

Però al tempo stesso penso sia più importante di tanti altri discorsi che facciamo continuamente noi appassionati, così interessati a ciò che parla a chi è già dentro questo mondo. In fondo il nuovo pubblico può portare nuovi input e nuove sperimentazioni col mezzo. Quindi è diventato un pretesto per tirar fuori una lista di giochi da consigliare a un aspirante neofita dei videogiochi. Ed era un peccato lasciarla in un messaggio whatsapp. Il primo che ho messo in lista è stato appunto Unpacking, che se non lo conoscete è un gioco al tempo stesso rilassante e profondo che racconta la vita di una persona attraverso una serie di livelli in cui collocare gli oggetti dopo un trasloco. Ogni livello rappresenta attraverso il luogo che si va ad abitare e riempire coi propri oggetti un cambiamento di vita e una nuova fase di crescita. Pixel art gradevolissima e gameplay zen per quattro ore circa di relax e qualche probabile lacrimuccia. Disponibile anche su mobile al costo di un paio di birre.

INCOMPRENSIONI E LACRIME PER TUTTI

Dopo ho inserito una roba di un paio d’anni fa che è passata ingiustamente in sordina, cioè Before your eyes. Si tratta di un gioco molto particolare in cui si interagisce principalmente col battito delle palpebre, grazie al rilevamento che hanno implementato i dev. In pratica racconta la vita di una persona dalla nascita alla morte (e oltre) e ogni volta che il giocatore batte le palpebre c’è un salto in avanti, a volte di qualche minuto, a volte di anni. È un’esperienza veramente particolare, sia perché il tono del racconto è di una delicatezza rara, sia perché la trovata del battito di palpebre in certi momenti crea una difficoltà fisica in cui il giocatore vorrebbe vedere la fine della scena ma arriva al punto in cui proprio non riesce più a tenere gli occhi aperti. Before your eyes si finisce in circa un’ora e mezza e sta addirittura dentro i vostri abbonamenti Netflix. Qui lacrime assicurate.

In mezzo a roba tanto emotiva vale la pena citare anche i due Monument Valley, per stemperare: dei puzzle game molto dritti in cui bisogna superare dei livelli intricati in stile Escher, con labirinti di scale che si intrecciano e salite che diventano discese in base alla prospettiva. Meno di un paio d’ore per gioco, costano pochi spiccioli, valgono decisamente la pena. E dallo stesso autore – Ken Wong, in seguito rivelatosi una persona poco raccomandabile, ma i giochi sono belli – è decisamente il caso di citare Florence. Un riuscito incrocio tra graphic e visual novel in cui interagiamo col fumetto che racconta la vita dell’omonima ragazza e di una sua storia d’amore molto normale, al punto che diventa fin troppo facile rispecchiarcisi. Questo dura meno di un’ora e riesce comunque a essere un bel ceffone emotivo.

GIOCHI LEGGERI, ANZI LEGGERISSIMI

In una lista del genere non posso non citare GRIS – che, lo ammetto, non sapevo fosse disponibile su cellulari. Il gioco d’esordio dei francesi di Nomada Studio è una gioia per gli occhi e una bella mattonata sullo stomaco. Racconta senza bisogno di parole la storia di una ragazza che perde la voce e attraverso una serie di livelli platform con qualche elemento di puzzle solving deve superare questa perdita. Chiaramente è tutta una metafora neanche tanto velata della perdita in generale, del lutto e del superamento del dolore. Bello da vedere, bello da giocare, abbastanza impattante dal punto di vista emotivo, dura circa cinque ore e costa quanto una birra sugli store mobile.

Lucas Pope è uno di quei dev di cui tatuarsi il nome nel cervello perché tutto quello che ha fatto finora è geniale. Per cellulari si trova il suo Papers, please, un gioco leggerissimo in cui si interpreta un burocrate di frontiera in un regime che deve approvare o respingere i richiedenti asilo in base ai loro documenti e alle regole vigenti. Chiaramente ci sono anche persone disperate che non hanno le carte in regola e in quanto esseri umani empatici tenderemmo a lasciar passare lo stesso. Peccato solo che ci paghino in base a quante persone valutiamo correttamente e la nostra famiglia in game sta morendo di fame. Cinque ore di esercizio di umanità che consiglio a tutti.

BASTA CHE GIOCHIATE

Menzioni onorevoli di questa lista: come non nominare i videogiochi di Sam Barlow, Her Story e Immortality (Telling Lies è disponibile solo su iOS)? In pratica degli investigativi in cui districarsi tra una serie di sequenze filmate in live action per scoprire cosa è effettivamente successo. Vale la pena citare anche Sky: Figli della luce, dagli autori di Journey. Infine vale la pena a mio avviso citare Spiritfarer, in cui gestiamo una nave che traghetta le anime verso un dolce trapasso, e uscendo dalla dimensione mobile Coffee Talk, in cui siamo un barista/psicologo, entrambi giochi molto rilassanti e decisamente abbordabili per i neofiti.

Coffee Talk Episode 2: Hibiscus & Butterly

In fondo comunque l’importante è iniziare a giocare. Ho cercato in questa lista di proporre giochi facilmente reperibili e soprattutto semplici anche per chi non ha mai giocato nella vita. Ho evitato quindi robe tridimensionali che potessero confondere con la gestione di due levette (o mouse e tastiera) e mi sono concentrato su videogiochi che avessero un valore emotivo. Chiaramente non date Papers, Please in mano a un bambino che non è esattamente adatto, però per il resto sbizzarritevi e iniziate pure da dove preferite: i videogiochi sono un mondo da scoprire con un linguaggio tutto nuovo e diverso da qualunque altro. Vi farò sapere poi se la mia psicologa ne gioca effettivamente qualcuno e cosa ne pensa!

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