Caramelle di gameplay - L'Opinione

C’è un’espressione, molto in voga ed efficace sulla stampa anglofona, che riassume perfettamente il tema di questo editoriale: bite-size. Un morso dato a qualcosa di particolarmente gustoso, che non si vuole finire subito, centellinato e assaporato, non per fame ma per puro piacere, per gola. Magari una caramella, una botta di dolcezza galvanizzante o di intenso gameplay rinfrescante, gusto eucalipto.

Ultimamente sono finito sotto un treno con Shogun Showdown, ennesimo roguelite di altissimo livello uscito quest’anno, che sta monopolizzando i miei ritagli di tempo, quei 10-15 minuti sparsi per la giornata e perfetti per esperienze videoludiche di questo tipo, mordi e fuggi. Adoro quando mi scatta questo tipo ti click. Le grandi produzioni, gli immensi mondi aperti, le storie capaci di rivaleggiare coi migliori film e libri hanno un grandissimo fascino e sono la perfetta vetrina per il mercato, ma il valore di una manciata di minuti di puro gameplay, con una singola partita capace di esprimere tutto il potenziale ludico di un’opera in poche battute, è altrettanto inestimabile.

IL DONO DELLA SINTESI NEL GAMEPLAY

Per molti è una dote comunicativa rara e, anche nei videogiochi, essere capaci di veicolare un messaggio chiaro in poco tempo è fondamentale, soprattutto in certi generi. Nel primo livello di Into the Breach c’è già tutto quello che lo rende un capolavoro unico; robottoni da una parte, insettoni dall’altra, un sistema a turni intuitivo e una grammatica da puzzle game. Poi si scoprono tante variabili man mano che si gioca, ma il cuore rimane quello. Questo non porta solo ad un folle innamoramento iniziale che porta via ore di tempo libero, ma anche ad un ciclico ritorno per quella partitella ogni tanto, simile al “bisogno” di uno snack un po’ zozzo, non particolarmente salutare ma goduriosissimo. Into the Breach è un esempio facile in un contesto neo-arcade che si adatta perfettamente al discorso, ma c’è anche chi riesce a inserire loop di gameplay “bite-size” all’interno di giochi più aperti, non costruiti attorno al concetto di ripetizione.

Penso a uno spettacolare metroidvania come Hollow Knight, dove ogni nuova area è un concentrato di pericoli, senso di scoperta, esplorazione alla cieca, azione e platforming, tutto incentrato sulla tensione di trovare il più presto possibile la panchina “save point” e il cartografo nascosto chissà dove, in sequenze comunque brevi e concise dal punto di vista del minutaggio. Un loop e una sensazione di tensione simile a quella che si trova nelle opere di Miyazaki, molto più arcade nell’anima di quanto vogliano mostrare esteticamente, capaci di vivere di momenti straordinari. Queste sensazioni si possono ricreare anche nel contesto di una visual novel come Citizen Sleeper, dove gli archi narrativi sono tanti e brevi, scanditi da tiri di dado che rendono le scelte e i movimenti sulla mappa ludici, in modo mai dissonante (incredibilmente, dico io), con ogni riga di testo ben scritta e significativa. Una storia che si insinua sottopelle come un cyber-impianto, anche se vissuta di quarto d’ora in quarto d’ora. Puro virtuosismo narrativo. Pensateci, ci sono sicuramente elementi di certi giochi, anche grandi, che adorate, a prescindere dal resto. Per me sono i combattimenti a turni dinamici dei Mario & Luigi, per esempio, o più in generale i combattimenti di certi JRPG con cui entro particolarmente in sintonia.

È un po’ come il ritornello di una canzone, capace di rimanere impresso, che ci si ritrova a cantare senza un motivo preciso nel bel mezzo della giornata. E, in effetti, i rhythm game sono dei perfetti esempi di instancabile reiterazione ludica. Dai Guitar Hero a Theatrhythm Final Fantasy, da Rhythm Heaven a Space Channel 5, fino all’ottimo Melatonin, che spicca tra i recenti esempi indie del genere, quella che un gioco musicale trasmette è una sfida avvolta dal piacere sonoro e tattile, che trova nella replica perfetta della melodia il suo senso, per poi sedimentarsi nella memoria muscolare e lasciarsi “suonare” quasi in automatico, godendo della coordinazione tattile-uditiva raggiunta, tentativo dopo tentativo.

Per molti è una dote comunicativa rara e, anche nei videogiochi, essere capaci di veicolare un messaggio chiaro in poco tempo è fondamentale

Dare valore a ogni minuto è importantissimo per certi titoli, riuscirci è un’arte complessa e chi ce la fa lascia il segno nei giocatori. Videogiochi capaci di rilasciare zuccheri a rapido assorbimento, energetici, il sapore persistente come un piccantissimo poker d’assi a Balatro. Godersi le piccole cose della vita è anche questo, un momento di gameplay che si aspetta tutto il giorno di gustare, anche se si ha poco tempo a disposizione.

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