Antica Libreria TGM #21: La nascita della ludomusicologia e il mito di Kōji Kondō - Speciale

Chi l’avrebbe mai detto che questa rubrica sarebbe arrivata così in fretta e in così splendida forma alla sua ventunesima pubblicazione? Se fossimo negli USA, saremmo finalmente abbastanza adulti per ordinare alcol in un locale e fare baldoria. Noi invece vogliamo celebrare il raggiungimento della maturità dandoci un tono e facendo per una volta le persone serie. In questa occasione ci occupiamo di musica grazie al bel saggio Musica per videogiochi – La nascita della ludomusicologia e il mito di Kōji Kondō scritto da Licia Missori, che affronta il rapporto tra note e videogiochi attraverso un approccio rigoroso e accademico.

FILE 021 – Musica per videogiochi – La nascita della ludomusicologia e il mito di Kōji Kondō

Dove trovarlo: Edizioni Dedalo

Sgombriamo però subito il campo: accademico e rigoroso non vogliono dire serioso e noioso, anzi: spesso tendiamo a dimenticarci come il videogioco muova i primi passi proprio nel contesto accademico e quanto quest’ultimo sia popolato da videogiocatrici e videogiocatori. Come Licia Missori, musicista e musicologa, che da anni non solo si occupa di musica, ma la produce anche, e spesso proprio per i videogiochi. Il suo saggio, Musica per videogiochi – La nascita della ludomusicologia e il mito di Kōji Kondō, nasce dalla volontà di approfondire lo studio della musica per videogiochi e organizzare intorno a questo una serie di conoscenza sul tema, ma anche dalla voglia di celebrare l’opera Kōji Kondō, vero pioniere della musica per videogiochi.

Il volume è suddiviso in tre parti. La prima è quella più analitica, in cui Missori passa in rassegna caratteristiche e strumenti metodologici della musicologia, e più in dettaglio della ludomusicologia, approfondendo il rapporto tra musica e gioco e analizzando gli scambi (anche di significato) che avvengono tra musica, gioco e utente. La seconda e la terza parte invece sono più tematicamente connesse tra loro. Prima Missori dedica alcuni capitoli a Kōji Kondō, alla sua storia, alle sue tecniche di produzione e al suo particolare rapporto con i limiti della tecnologia dello scorso millennio e alle brillanti soluzioni adattate per aggirarli. Poi nella  terza parte invece costruisce un’analisi approfondita della produzione di Kondō per Super Mario Bros. e The Legend of Zelda, in cui Missori scandaglia nota per nota le partiture delle melodie dei due giochi per arrivare all’origine del mito e ai motivi che hanno reso quelle tracce immortali.

Le tre parti comunicano costantemente nelle circa 160 pagine del saggio

Benché all’apparenza poco omogenee tra loro, le tre parti comunicano costantemente nelle circa 160 pagine del saggio. La prima, in particolare, serve a Missori per preparare il terreno e definire gli elementi che serviranno poi ad analizzare l’opera di Kondō, ma sono tutti concetti e conoscenze utili anche per definire i contorni di consapevolezze che ogni giocatore istintivamente acquisisce durante il suo rapporto col videogioco, spesso senza accorgersene. Missori a questo scopo si affida a un percorso alla portata anche di chi ha poca confidenza con la materia e che di solito parte dall’analisi teorica, prosegue nella dimostrazione pratica attraverso il ricorso ad alcuni esempio e, per alcuni temi, culmina in un’intervista con esperti del settore, come Tee Lopes, compositore tra le altre delle musiche di Sonic Mania, e Fabio Bortolotti in arte Kenobit, pioniere e celebre esponente della chiptune. Personalmente è la parte che mi ha affascinato di più per la capacità di mettere a fuoco concetti che in qualche modo avevo intuito, ma mai definito, come la natura ibrida della musica per videogiochi che ha un piede nel campo della programmazione.

 

ALLA SCOPERTA DI KONDO

Purtroppo non tutti siamo abituati a prestare davvero orecchio a ciò che esce dalle casse mentre giochiamo (ne parlavo di recente anche con Filippo Beck Peccoz, compositore per videogiochi, nel TGM Incontra del #407, NdClod). È illuminante quindi ascoltare con attenzione la sequenza di suoni che accompagnano le nostre partite con l’intenzione di individuarne le caratteristiche evidenziate da Missori come indeterminatezza e ripetitività, ma anche l’interattività: la musica reagisce alle nostre azioni, ma inconsciamente come il cane di Pavlov anche noi reagiamo ai suoni. Bastano delle note più cupe, ad esempio, per trasmettere al giocatore l’idea che una minaccia sia in agguato  e di conseguenza sia meglio provvedere a fare scorta di risorse quanto prima.

Le spiegazioni non temono il ricorso a una terminologia tecnica e puntuale che tuttavia risulta chiara e comprensibile da chiunque nel contesto del discorso e aiuta a capire la portata innovativa della musica per videogiochi, nata e cresciuta intorno a sensibili limiti tecnici, per sua natura destinata  fungere da supporto a stimoli visivi eppure costantemente capace di liberare le creatività non solo di chi gioca, ma anche di chi la compone: ad ogni partita del medesimo gioco anche la colonna sonora cambierà sulle base delle azioni di chi impugna il controller.

Purtroppo non tutti siamo abituati a prestare davvero orecchio a ciò che esce dalle casse mentre giochiamo

Come anticipato poco fa, tutto si lega. Questa prima sezione più teorica e densa di concetti serve a predisporre un terreno comune su cui ospitare i lettori per sezionare la vita e le opere di Kōji Kondō. L’ammirazione dell’autrice per l’artista giapponese è palpabile (e più che giustificata): d’altra parte sarebbe ben strano dedicare un libro alla ludomusicologia e non parlare a lungo del suo padre putativo, di colui che ne ha definito i confini agli albori, con una misera manciata di byte a disposizione. Quella che ad inizio lettura sembrava una cesura, dunque, appare pagina dopo pagina invece come un viaggio verso la meta, l’accumulo di competenze utili a capire la portata e la grandiosità del lavoro di Kondō. Non avendo un gran confidenza con la materia musicale, ammetto di aver faticato un poco nella terza parte dove le composizioni di Kondō per Super Mario Bros. e The Legend of Zelda vengono passate al microscopio e in un paio di occasioni ho dovuto cercare il significato di alcuni termini tecnici.

Poco male: il senso complessivo è sempre chiarissimo e Missori è bravissima a trasmettere il significato nascosto tra le note. In soccorso del lettore poi arrivano i QR sparsi per le pagine che rimandano a video e pagine web per ulteriori approfondimenti: è comodo poter saltare rapidamente alle tracce su YouTube per ascoltare mentre si legge o trovare rapidamente il video dell’intervento di Kondō alla GDC 2007 riportato in chiusura. Più in generale, è sempre molto chiara e leggibile l’impaginazione del libro, rigorosa come un testo accademico, ma impreziosita da numerose immagini a colori, tabelle e spartiti che aiutano a schiarirsi le idee durante la lettura. Da oggi in poi, non ascolterò più i videogiochi allo stesso modo.

 

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