Da quasi una decina di anni e giù di lì, le prime settimane dell’estate sono caratterizzate dalla consuetudine da parte dei principali distributori digitali di scontare una buona parte del proprio catalogo. Tutto iniziò con Steam quasi più di un decennio fa, e oggi si può davvero parlare di una vera e propria stagione estiva degli sconti, affiancata a quella natalizia o genericamente invernale. Queste non sono parole dedicate a questa consuetudine e alla tendenza ad acquistare titoli scontati in maniera compulsiva, scialacquando le proprie risorse finanziare per far crescere una pila di titoli che mai e poi mai verranno giocati o addirittura installati. No, questo è un articolo dedicato al non voler spendere niente. Sì, ai videogiochi gratuiti, a costo zero!
No, dove andate, non voglio descrivere come fare sconti a cinque dita in maniera reale o digitale, ma semplicemente della possibilità di giocare senza spendere niente. E no, non sto parlando di abbonamenti a servizi digitali come Game Pass e simili. Ovviamente, non è che questi titoli siano il top ultra della grafica e del sonoro; ovviamente, una buona parte di questi titoli sono vecchi o ripropongono meccaniche ludiche vecchie; ovviamente per alcuni di questi c’è la necessità di riflettere sull’oltrepassare una sottile linea rossa tra illegalità e legalità. Ovviamente ho detto quattro volte ovviamente, ma era ovviamente mia volontà dirlo. Come avete ben intuito, non mi soffermerò sulla categoria dei free-play, ossia quei giochi gratuiti, ma che si fondano sulle microtransazioni. È un discorso complesso di cui personalmente non ho né l’esperienza e né in mezzi per parlarne, quindi rimando questo argomento ad altri autori di Frequenza Critica. Allo stesso tempo non ci soffermeremo sul magico mondo dell’emulazione, da una parte perché è un tema complesso che meriterebbe numerose righe, dall’altra non vorrei che una squadra della morte di quella famosa corporazione nipponica facesse irruzione nella redazione di The Games Machine (ma lol, ndMario).
ACQUISTI ANALOGICI
Forse i giocatori più giovani non conoscono, o semplicemente non ricordano, quando non era possibile acquistare (e successivamente scaricare) un qualsiasi titolo da remoto con un semplice click. Altro che microcomputer o televisori di ultima generazione che permettono di usufruire del Game Pass o di altri servizi di abbonamenti simili; parliamo di quel tempo in cui non era possibile la distribuzione digitale, ed era necessario l’acquisto dell’edizione fisica. Il prezzo di queste edizioni fisiche, spesso confezioni cartacee profonde cinque centimetri con numerosi floppy disk o CD e l’immancabile manuale cartaceo di circa venti o trenta pagine, era di all’incirca cinquanta o sessanta euro (fate voi la conversione in lire); e il preorder non era la possibilità di scaricare il titolo prima della sua data di uscita ufficiale o addirittura di scaricare una proto-beta. No, era semplicemente chiedere al negoziante di mettere da parte il titolo desiderato.
Sconti non esistevano o erano a discrezione del negoziante; al massimo erano pubblicate delle edizioni a basso costo, caratterizzate dalla spartana confezione di plastica e da un manualetto ridotto di poche pagine, mentre quello originale era presente all’interno del CD/DVD/Floppy in formato .pdf. Non a caso le principali riviste videoludiche, come la stessa TGM, proponevano un videogioco allegato alla rivista ed è simpatico vedere la stessa evoluzione di queste riviste attraverso i giochi allegati, prima titoli mediocri come Excessive Speed, Tank Racer o Wargasm, poi titoli AAA+ come Deus Ex, Diablo, Hitman o Fallout. Ovviamente, la pirateria galoppava a causa dei sistemi di protezione semplici da oltrepassare, e abbastanza diffusi erano i famosi CD compilation (I Twilight dall’Olanda) con all’interno diversi giochi privati dell’audio digitale o dei video così da ridurne il peso. Quindi non vi meravigliate del fatto che, per tutti coloro che hanno vissuto in real-time le prime campagne di sconto, di come fosse incredibile poter spendere in una settimana all’incirca cento euro per accaparrarsi una dozzina di titoli a prezzi stracciati. E sì, le prime campagne di sconti di Steam erano molto, ma molto più benevole rispetto a quelle di oggi. Ma basta con la nostalgia: è il momento di tornare a parlare di videogiochi gratuiti.
UN REGALO PER TE
Diversi sviluppatori e distributori hanno provato a fidelizzare il proprio pubblico proponendo alcuni loro titoli in via completamente gratuita, spesso per poter commemorare l’uscita di un nuovo gioco o un anniversario o semplicemente l’arrivo della propria piattaforma di distribuzione. Durante il breve (e fallimentare) esperimento di Bethesda.net, fu possibile scaricare gratuitamente Morrowind GOTY; EA fece lo stesso con The Sims 2 per festeggiare l’arrivo del quarto su Origin; Ubisoft, CD Projekt e soprattutto Epic Games propongono spesso diversi titoli scaricabili gratuitamente sui propri store, e in quest’ultimo caso i giochi regalati con regolarità sono stati un mezzo nel tentativo di affermarsi come secondo distributore online a fianco di Steam. A occhio a croce, i risultati per ora non sono stati un granché, perché sembra che solo la metà o addirittura di meno dei registrati su Epic Store abbia acquistato uno o più titoli dalla piattaforma. Nel bene e nel male Steam ha conquistato un monopolio, grazie all’essere stato il primo in assoluto, o se non altro il primo che ci è riuscito, a puntare su una totale distribuzione digitale dei prodotti, difendendo questa decisione – ricordiamo che non sempre Steam è stata vista con benevolenza: ne è passato di tempo dal 2003 – con diverse scelte che con il tempo hanno conquistato il favore dei consumatori, tra cui anche le sopracitate campagne di sconti.
Ma al di là di questo, il punto è che al giorno d’oggi un giocatore può riscattare diversi titoli senza spendere un quattrino, tenendo l’occhio aperto e il mouse pronto ad ogni offerta; ovviamente non può pretendere che tutti i giochi scaricabili siano di suo gusto o siano dei titoli AAA+ di tre-quattro anni fa, ma è sempre meglio di niente, no?
ADOTTA UN VIDEOGIOCO ABBANDONATO
Abandonware, ossia tutti quei titoli ancora protetti dal diritto d’autore ma che non sono più commercializzati e sono stati, come dice il nome, abbandonati. Alcuni di questi titoli sono stati abbandonati per il fallimento degli sviluppatori o di coloro che si occupavano della distribuzione. Capita talvolta che qualche distributore online, come ad esempio GOG, riacquisti i diritti per una seconda distribuzione: questo è accaduto per titoli come Metal Fatigue o Shadow Watch. Questi accordi di “ridistribuzione” hanno spesso una durata limitata, e quindi può accadere che un titolo possa di nuovo ricadere nel limbo dell’abandonware dopo un paio di anni di distribuzione, vedesi il caso Syndicate. Altri titoli diventano abandonware perché manca qualsiasi accordo tra gli sviluppatori e i distributori, oppure gli sviluppatori sono falliti e si sono suddivisi o ricostituiti in più case, o ancora finisce la validità dei diritti di alcune licenze. Altri diventano abandonware perché gli stessi sviluppatori lo tolgono dal commercio, in alcuni casi rendendolo scaricabile gratuitamente per un periodo di tempo limitato.
Ora passiamo al sodo: è legale scaricare un titolo abadonware? No, mettiamo in chiaro che il fatto che non siano più commercializzati non significa che sia legale scaricarli, per il semplice motivo che esiste ancora chi può vantare dei diritti sulla distribuzione e in cuor loro desiderano incassare ancora qualche soldino. Ora, la discussione potrebbe spostarsi sul fatto se sia moralmente corretto scaricare un titolo abandonware; ma qui, cari lettori, dovrà essere la vostra coscienza a dirvi cosa volete fare.
CLONI E RINASCITE
Alcune volte, capita che una community particolarmente legata a un vecchio titolo riesca a mettere le sue mani sul codice sorgente (o a ricavarlo attraverso un processo inverso), e decida di avviare un processo di rifinitura estrema, affrontando vecchi bug che gli sviluppatori originali avevano ignorato o addirittura ripristinando materiale tagliato in precedenza. Qualche volta questi progetti ricevono la benedizione da parte degli sviluppatori originali (soprattutto se il titolo non è più in vendita per le questioni dette sopra, o è stato un titolo mediocre) o addirittura sono sviluppati da alcuni sviluppatori del gruppo originale. Discorso abbastanza simile è per i cloni di titoli vecchi sviluppati e pubblicati sotto licenza GPL. Sebbene una buona totalità di questi progetti abbia una vita pari a quella di una farfalla e siano spesso immediatamente abbandonati, alcuni di questi continuano a essere supportati e hanno una community molto attiva. Nel caso in cui gli sviluppatori, o più probabilmente i distributori, decidano di intervenire per bloccare il progetto (ad esempio, come successo non troppo tempo fa al fan game Prime2D) capita spesso che il clone si trasformi in omaggio, diventando un titolo slegato dall’IP di partenza.
Arrivati in fondo a questo articolo siete curiosi di sapere quali videogiochi gratuiti potete scaricare senza remore? Niente paura: siamo pronti a venirvi incontro con un ricco listone, cortesia di Frequenza Critica.
- The Ur-Quan Masters. Remake di uno dei principali giochi fantascientifici degli anni 90, ossia Star Control 2 per 3D0
- Freeciv. Il principale clone del leggendario Civilization. Nato nella fredda Danimarca nel lontano 1996 e tutt’ora supportato, superando l’etichetta di clone.
- OpenXCom. Altro clone, questa volta di UFO: Enemy Unknown (per gli amici XCOM), nato nel lontano 1990 e tutt’ora supportando con annessi mod tra cui il folle Xpiratez.
- Dune Dynasty e Dune Legacy. Cloni di Dune II formato sul motore di gioco originale.
- 0 A.D. Questo è un progetto che nacque come clone del primo Age of Empires, diventato completamente un gioco autonomo.
- Ambermoon. Vecchissimo titolo per Amiga del 1993 riscritto in C# in modo da essere giocabile sulle macchine moderne.
- OpenRA. Stranamente EA ha dato la benedizione a questi sviluppatori per questo clone del motore di gioco dei leggendari strategici della Westwood (Dune 2000, Red Alert and Tiberian Dawn). Attenzione: solo per partite online con compagnucci vari.
- Dwarf Fortess. Uno dei giochi gratuiti maggiormente famosi, si dovrebbero spendere pagine su pagine per parlare di questo piccolo capolavoro. Prossimamente arriverà anche su Steam.
- Frets On Fire X. Clone dei famosi giochi musicali alla Guitar Hero che ebbero un bel successo nella decade scorsa.
- Ancient Beast. Nato come clone di Heroes of Might and Magic III e diventato un gioco totalmente autonomo. Si gioca online, con amichetti o bots.
- FreeOrion. Omaggio (non clone) alla serie Master of Orion.
- Taisei – Fan game che omaggia la saga di Touhou.
- Unknown Horizons. Nato come clone del primissimo Anno, negli anni è diventato un progetto autonomo con nome proprio così da evitare eventuali problemi con Ubisoft.
- Pioneer. Nato come clone di Elite II, diventato anche esso un titolo autonomo continuamente supportato da sviluppatori e da un enorme community.
- NetHack. Forse il papà di tutti i rougelike, obbligatorio in quasi tutti i CD allegati alle principali riviste videoludiche. Nato nel 1996, continua ad esistere, a vivere e a combattere insieme a noi.
- HedgeWars. Omaggio a Worms, ma con ricci al posto dei vermi.
- UFO: Alien Invasion. Altro omaggio a UFO: Enemy Unknown, ma con un motore in 3D.
Questo articolo è stato scritto per The Games Machine da Frequenza Critica, il blog italiano di approfondimento videoludico.