Endling: Extinction is Forever e la natura che scompare

Una volpe in fuga, quattro cuccioli da sfamare, e una costante sensazione di essere in bilico su un baratro. Endling – Extinction is Forever ci porta ad affrontare il pericolo dell’estinzione in prima persona, e mette bene in chiaro chi se ne deve assumere la responsabilità.

Endling Extinction is Forever

ATTENZIONE: l’articolo include spoiler sul contenuto del gioco.

L’estinzione è un processo naturale. Il 99,9% delle specie mai esistite sulla Terra sono scomparse, le uniche testimonianze che abbiamo della loro presenza fossili talvolta grandi pochi millimetri. Fotografie scolpite nella pietra che ci raccontano di come una volta il nostro pianeta avesse una popolazione completamente diversa, cambiata e sparita in seguito al naturale ciclo della vita. L’arrivo di una specie più competitiva e meglio capace di procacciarsi il cibo, forse, o un profondo mutamento delle condizioni ambientali, come successo fra il Permiano e il Triassico, quando il 57% di tutte le famiglie biologiche si estinse. O ancora, può essere a causa di eventi sì naturali, ma esterni al processo di evoluzione della Terra, come successe quando il famoso meteorite cadde sul nostro pianeta 65 milioni di anni fa e relegò i dinosauri al ruolo di animatronic o effetti speciali da cinema.

LA SPARIZIONE DI UNA SPECIE FINISCE PER AVERE CONSEGUENZE SU TUTTO L’ECOSISTEMA

Solo perché qualcosa è naturale non significa che abbia un effetto benefico sulla vita. Le estinzioni di massa e gli eventi che le hanno causate, per esempio, hanno ritardato di milioni di anni lo sviluppo delle forme di vita sulla Terra, costretta a regredire unicamente a quegli organismi capaci di sopravvivere alle nuove, durissime condizioni, fin quando un lento mutamento dell’atmosfera e dell’ambiente non ha permesso all’evoluzione di riprendere di buona lena il suo cammino. Più nel piccolo, senza arrivare all’estinzione di massa, la sparizione di una specie finisce per avere conseguenze su tutto l’ecosistema che la circonda. Se scompare una specie predatrice, per esempio, significa che le sue prede avranno meno pericoli con cui contendere e molte più possibilità di accrescere la loro popolazione, con conseguenze non sempre positive.

Anche l’uomo gioca la sua parte in tutto questo: si calcola che dal 1600 in poi, il 95% di tutte le estinzioni avvenute siano state causate dall’azione dell’uomo. Che ci sia stata dietro la nostra mano non significa che ci sia stata per forza di cose l’intenzione: in America, la caccia indiscriminata al bisonte americano (Bison bison) era sia un modo di rendere difficile la vita alle tribù native sia una fonte di guadagno monetario, grazie alla ricercatissima pelliccia del bovino. Il bisonte non si estinse ma ci andò parecchio vicino; meno bene andò ad altre specie che incontrarono l’uomo, tra cui il più famoso è sicuramente il dodo (Raphus cucullatus), la cui data di estinzione non è certa ma risale con buona probabilità al Seicento. E per prendere un esempio più vicino ai giorni nostri, a causa della spietata e spesso illegale caccia di cui è stato bersaglio il rinoceronte bianco settentrionale (Ceratotherium simum cottoni) è considerato sostanzialmente estinto dal 2018, dato che gli unici esemplari ancora in vita di cui abbiamo conoscenza sono due femmine. Ed è importante tenere a mente una cosa: a meno di particolari – e non esattamente dietro l’angolo – avanzamenti della scienza della clonazione, l’estinzione è per sempre.

SURVIVAL GAME

A ricordarcelo ci pensa, già dal titolo, Endling – Extinction is Forever dello studio spagnolo Herobeat Games. Il loro gioco ci mette nei panni di una volpe, e già dalle prime battute possiamo capire che la situazione non è delle più rosee: siamo in una foresta in fiamme, circondati da animali che fuggono in preda al panico. Dobbiamo correre, scappare. Mentre seguiamo la via lontano dall’inferno, ci troviamo di fronte un cartello: quello da cui stiamo fuggendo è, era un parco naturale. Continuiamo a correre, e sullo sfondo possiamo vedere due uomini impegnati ad attizzare le fiamme. Di lì a poco la nostra volpe si sarà allontanata dal fuoco, avrà trovato riparo in un pertugio, ma le preoccupazioni non saranno finite: darà infatti la luce a quattro volpini, che necessiteranno delle nostre cure e delle nostre attenzioni. Lasciati da soli, infatti, non avrebbero speranza. Dovremo dunque avventurarci fuori dalla tana, esplorare i dintorni, trovare cibo. E spostarci, perché l’area intorno alla nostra prima tana non potrà sostenerci a lungo: un ambiente così malandato significa anche scarsità di risorse e di cacciagione.

Endling Extinction is Forever

L’AMBIENTE INTORNO A NOI CAMBIA, TRASFORMATO DALL’AZIONE DELL’UOMO

Con il passare dei giorni, ci accorgeremo ben presto che l’ambiente intorno a noi muta. Nel giro di poco tempo il vicino fiume si riempirà di immondizia. Quella macchia di bosco che avevamo raggiunto cadrà ben presto sotto i colpi delle asce e dei macchinari pesanti. In tutto questo, gli umani sono spesso presenti, ma non sempre sullo sfondo. A volte dovremo averci a che fare, cercare di schivarli. E due figure in particolare – lo Sciacallo e il Pellicciaio – saranno attivamente ostili nei nostri confronti. Il primo farà da ostacolo, appostandosi in posizioni predeterminate e scandagliando i dintorni con il suo fucile. Il secondo invece sarà ben più temibile: all’avvicinarsi dell’alba verrà a cercarci, aggirandosi nei dintorni della nostra tana e inseguendoci se per caso dovesse vederci.

Quella del Pellicciaio è una figura particolare. Se lo Sciacallo nelle ultime fasi del gioco trova la sua redenzione – dopotutto ciò che stava cercando di fare era solo assistere la sua figliola morente in un mondo spietato, dove in pochi hanno l’interesse o la possibilità di curarsi dei più dei deboli – lo stesso non vale per il Pellicciaio. L’ultima sequenza del gioco prende il via con una forte alluvione. La tana della volpe e dei suoi cuccioli sta crollando, e all’uscita scoprono che il sentiero che li porta fra le tende del campo di rifugiati dove hanno trovato riparo è diventato un vero e proprio fiume in piena. Qualche concitato attimo dopo, la nostra volpe si ritrova in mezzo a questo fiume, dove viene colpita da un barile trascinato dalla corrente e, stordita, sprofonderà nelle acque.

Non è qui però che finisce il gioco. In un cambio di scena che non nascondo avermi lasciato perplesso, la volpe si sveglia in mezzo a un deserto. Sullo sfondo, figure umanoidi a malapena distinguibili avanzano verso una non meglio precisata destinazione, intorno a loro impianti eolici malandati e ormai inutilizzabili. Dopo aver salvato i volpini da una pozza di fango, anche noi seguiremo quella inesorabile marcia verso destra, incalzati da un sole implacabile.

NEANCHE ALLA FINE DEL MONDO IL PELLICCIAIO SMETTERÀ DI DARCI LA CACCIA

E poco dopo, in questo scenario da fine del mondo (“Endling”, dopotutto, è traducibile più o meno con “quelli della fine”) troveremo proprio lui: il Pellicciaio. A bordo di una nave ormai inutile, lo vedremo là sullo sfondo che si dispera per essere rimasto senza acqua. Ma poi ci vedrà, e non esiterà nemmeno per un istante a riprendere la caccia, ora armato del fucile dello Sciacallo. Proprio quest’ultima caccia si rivelerà fatale per la volpe, che verrà colpita mentre spinge i volpini al di là della recinzione che delimita una delle poche oasi naturali rimaste. Di lì a poco, finalmente al sicuro, la protagonista morirà circondata dalla sua prole.

IL RUOLO DELL’UOMO

È evidente che l’intero gioco voglia sottolineare l’impatto che le attività umane hanno sull’ambiente, mettendocele di fronte in prima persona e obbligandoci ad avere a che fare con le conseguenze. Che, come già accennato, non sono solo visive ma anche pratiche: la carenza di cibo a causa dell’ambiente contaminato ci obbligherà a cercare nuove zone di caccia. Una semplificazione, questo è ovvio, ma efficace. Una semplificazione, o meglio una metafora sono anche le due figure dello Sciacallo e del Pellicciaio. Nel primo possiamo individuare la disperazione per la mancanza di risorse, che spinge gli esseri umani a cercare di fare il possibile per sopravvivere, anche azioni che normalmente non avrebbero compiuto.

quella dello Sciacallo non è una figura malvagia

Nel corso del gioco, lo vedremo infiltrarsi in una fabbrica, minacciare altre persone, abbandonare la sua casa in mezzo al bosco – lo stesso che sarà presto preda dei macchinari da taglio.Quella dello Sciacallo non è una figura malvagia, strettamente parlando: è anche lui una vittima di situazioni ben al di fuori del suo controllo, di decisioni prese molto più in alto, di priorità ben lontane da quelle della gente comune, che vediamo costretta a scappare, a rifugiarsi in campi malmessi, a trovare l’unico conforto in una chitarra attorno al focolare. Il Pellicciaio, invece, rappresenta la pura crudeltà, la ricerca del profitto noncurante dei danni che potrebbe creare e di cui così spesso nel nostro mondo vediamo le conseguenze. Quando lo troviamo nel deserto, l’unico suo pensiero è inseguirci; quando si ritrova chiuso fuori dalla riserva naturale, non c’è la disperazione per non poter trovare riparo in un ambiente più adatto alla vita ma solo la frustrazione per essersi lasciato sfuggire la preda.

Endling – Extinction is Forever è un gioco molto diretto nel suo messaggio. Lo è già dal titolo, e non smette di esserlo fino ai suoi momenti conclusivi. È evidente che il senso del gioco sia quello di provare a metterci nei panni di chi si trova a subire le conseguenze più dirette dell’invadente azione dell’uomo, fonte diretta della quasi totalità dei nostri problemi (l’unica vera eccezione è rappresentata da un antipatico gufo).

IL MESSAGGIO DI ENDLING È CHIARO, DIRETTO, E PER QUESTO POCO APERTO A FRAINTENDIMENTI

Se il gioco mette in chiaro il ruolo dell’umanità nei cambiamenti climatici e ambientali, qui portati alle loro più estreme conseguenze, allo stesso tempo il suo intento non è quello di muovere una condanna totale. Nel corso del gioco incontreremo anche umani non aggressivi nei nostri confronti, o che addirittura verranno in nostro aiuto. Ma nel mondo creato da Herobeat, non sono stati loro a vincere. Hanno vinto i Pellicciai.


Questo articolo è stato scritto per The Games Machine da Frequenza Critica, il blog italiano di approfondimento videoludico.

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