Sapete qual è il bello di avere una rubrica tutta propria? No, non sono i soldi, il successo e la fama, quello era il mercato editoriale degli anni ’90 e dei primi 2000. E nemmeno blackjack e squillo di lusso, come potreste pensare qualora siate fan di Futurama (ma siamo seri, chi non lo è?!). No, il bello sono i luoghi sorprendenti e imprevedibili in cui la continua ricerca di materiali finisce per portarti quando meno te l’aspetti. Questa volta le nostre peregrinazioni letterarie ci conducono in Germania: la particolarità è che il mezzo di trasporto è un veliero battente una bandiera pirata e la ciurma è composta da Crackers.
File 014 – CRACKERS I: The Data Storm & CRACKERS II: The Gold Rush
Dove trovarlo: Microzeit Publishing
Avere una rubrica serve anche a imparare a lamentarsi di meno: le ore che spendo alla ricerca di libri, fumetti o saggi di cui parlare sulle pagine di The Games Machine sembrano minuscoli granelli di sabbia all’interno di una clessidra a confronto con la fatica titanica compiuta da Marco A. Breddin, autore ed editore dei due volume di CRACKERS: A Saga of Software Piracy. L’Opera nasce inizialmente come terzo volume di un’altra serie dell’editore tedesco Microzeit, ovvero quella dedicata all’Atari ST. A metà del 2018 Marco inizia a contattare una serie di personalità della scena cracker, ma le risposte ricevute vanno ben oltre l’immaginabile: solo la corrispondenza con Zippy, uno dei Medway Boys, raggiunge le quaranta pagine nel giro di due anni. Alle numerose testimonianze già raccolte si aggiunge quella di Tsunoo Rhiltty insieme a quelle di altri esponenti e gruppi del settore, grazie alla nascita di un gruppo Facebook: il lavoro nato intorno all’Atari ST si allarga e inizia a comprendere numerose altre piattaforme.
Marco A. Breddin, autore ed editore dei due volume di CRACKERS: A Saga of Software Piracy, ha compiuto un lavoro titanico
La seconda sfida per Breddin è quella di assemblare l’enorme mole di informazioni raccolte e renderle accessibili a un pubblico il più vasto possibile. La scelta, vincente, è quella cronologica. Sapevate che Microsoft, allora Micro-Soft, ha rischiato di sparire praticamente agli albori della sua nascita? Siamo nel 1975 e il prodotto di punta dell’azienda di Gates e Allen è Altair BASIC, ma c’è un problema: il software è sprovvisto di qualunque sistema di protezione. La diffusione di copie pirata è tale da dissuadere i distributori dall’acquistare e rivendere il prodotto: il margine previsto è così basso da non valerne la pena. Gates decide dunque di scrivere una lettera aperta, prima, e di rivolgersi poi ai media, chiamando ladri di software gli utenti illegittimi. In termini commerciali non servirà a nulla (ma Microsoft si rifarà, non credo sia uno spoiler), tuttavia quel momento è l’inizio di un dibattito sulla proprietà digitale, il diritto di copia, l’open source e una miriade di altri temi tuttora incredibilmente dibattuti e attuali.
L’autore ha assemblato l’enorme mole di informazioni raccolte in ordine cronologico, rendendole comprensibili a più persone possibile
A questo punto, incredibilmente, siamo solo a pagina 17 del primo volume, sulle oltre 650 pagine complessive dell’opera, e il metodo espositivo di Marco A. Breddin è già chiarissimo: paragrafi brevi, di 20-30 righe alla volta in pagine a doppia colonna, anticipati da un titolo semplice e chiaro, in cui viene trattato un singolo micro-tema o evento, con termini comprensibili anche ai non informatici, senza tuttavia rinunciare a un senso della narrazione a suo modo avvincente. Perfetti per una lettura fatta di bocconi qua e là, quando gli impegni concedono una tregua. Il racconto poi è intervallato da numerosissimi altri elementi editoriali (di cui parliamo tra poco), ma scorre fluido, scandito da una quantità disarmante di aneddoti: conoscete ad esempio John T. Draper, colui che ha trovato il modo di telefonare gratis suonando un codice in una tonalità precisa nella cornetta attraverso un flauto giocattolo?
Il pregio del racconto di Breddin è che, benché focalizzato sulle figure di hacker e cracker, non trascura mai il quadro complessivo che include le normative dell’epoca, le società di software, i soggetti attivamente impegnati nella caccia ai pirati virtuali, la stampa, nonché le vicissitudini giudiziarie. Figura emblematica in questo senso è stata quella di Gunther Freiherr von Gravenreuth, avvocato specializzato in brevetti che si è guadagnato la stima della scena cracker grazie a teorie legali piuttosto creative. Altre volte invece è stata l’assenza di leggi a consentire il proliferare della pirateria, oppure lo sfavorevole rapporto costi-benefici nel registrare i propri marchi nei paesi in cui i cracker operavano.
Il pregio del racconto è che, benché focalizzato sulle figure di hacker e cracker, non trascura mai il quadro complessivo
Se questo già di per sé rappresenta un lavoro gargantuesco, è davvero difficile spiegare a parole la ricchezza iconografica dei due volumi in termini di foto, immagini, screenshot, locandine, estratti di pubblicazione dell’epoca, mappe e illustrazioni e quant’altro immaginabile. Più in generale è impressionante il lavoro grafico e di impaginazione: non c’è una singola pagina priva di un elemento grafico, senza che questo complichi in alcun modo la facilità di lettura. Merito anche di una coerenza grafica invidiabile, che riesce a far coesistere sprazzi di un’estetica vaporware a testi sempre intellegibili, approfondimenti in verde psichedelico su sfondo nero oltre a gallerie fotografiche di giochi e convention.
È DIFFICILE SPIEGARE A PAROLE LA RICCHEZZA ICONOGRAFICA DEI DUE VOLUMI