rispetto al predecessore, MXGP 2020 offre una guidabilità leggermente più pesante e di conseguenza precisa, animazioni levigate e terreno assolutamente credibile nel suo deterioramento visivo
OTTIMA L’IA, CHE GARANTISCE SEMPRE GARE TESE COME CORDE DI VIOLINO
FANGHI IN 4K
I piedi, pardon, le ruote ben piantante nell’Unreal Engine 4 lanciato in 4K, rinvigorendo lo spessore visivo dell’edizione precedente come un mix proteico, la vista un po’ appannata quando si tratta di vederci chiaro, a 60fps biologici. Perché sì, MXGP 2020 regge in contemporanea risoluzione e fotogrammi ai giri massimi disponibili, ma tende anche a decidere per conto suo quando 60 fotogrammi sono un po’ troppi da gestire. È quindi consuetudine trovarsi nei primi, affollati e delicati giri di una gara ad annaspare a frame dimezzati fin quando la selezione naturale non spezza il gruppone, disperdendolo per buona parte del tracciato e tornando finalmente a respirare. Un atteggiamento un po’ claustrofobico che arrivati a questo punto fa un po’ strano dover notare.
Poi ci si fa l’abitudine, il flow della competizione ipnotizza tra schizzi di fango e pubblico in delirio, quello che vorremmo vedere ben assembrato, alticcio e festante anche nella realtà lì, a bordo pista; qualcuno che caccia un urlo al nostro passaggio, i meccanici ai box a sbracciarsi come a dirci “…così, vai che lo riprendi!”, la pioggia incessante, le pozzanghere, il fango che imbratta la tuta rendendo irriconoscibili loghi, sponsor, nomi e numeri, tutti nella stessa arena, appassionatamente! E fuori dall’arena? Il nuovo playground incorniciato tra i fiordi norvegesi, piccola area aperta dove esibirsi in gare, prove a tempo e sfide assortite, come i waypoint, tracciati a checkpoint di puro off-road da creare e condividere col resto della community. Sempre un buon diversivo tra una tappa e l’altra del mondiale, ma anche qui si sente il bisogno di passare al livello successivo.
In Breve: MXGP 2020 fa il minimo sindacale, e lo si nota soprattutto sulle piattaforme che non sono PlayStation 5, mentre sulla nuova e scintillante ammiraglia Sony un primitivo utilizzo del DualSense basta e avanza per trasmettere sensazioni inedite e stimolanti che aumentano esponenzialmente la fisicità del gameplay. Per il resto però poche novità, un’aggiustatina alla fisica lì, un dettaglio in più là, lavorando di precisione sul già ottimo MXGP 2019. Un prodotto solido e divertentissimo quindi, che però dà la consapevolezza di come Milestone sia arrivata al limite delle sue possibilità a cavallo tra le generazioni, aspettando di vedere (e non ho motivo di dubitarne) come il team milanese sfrutterà da ora in avanti la potenza dei nuovi hardware per fare un ulteriore passo in avanti, tanto tecnico quanto ludico. Come sempre, tra fango e sudore.
Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, Come Gira: 4K e 60fps quando l’affollamento di inizio gara viene diluito dall’IA sono tutta un’altra cosa rispetto alle precedenti versioni console della serie.
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