MXGP 2020 – Recensione

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rispetto al predecessore, MXGP 2020 offre una guidabilità leggermente più pesante e di conseguenza precisa, animazioni levigate e terreno assolutamente credibile nel suo deterioramento visivo

Lo stesso feedback aptico non pare volersi imporre particolarmente a livello di grammatica ludica, limitandosi a una costante vibrazione senza leggere però tutte le asperità del terreno come capita, in modo sorprendente, correndo i rally di WRC 9. Il resto è tutto un lavoro di cesello sui già ottimi risultati di MXGP 2019, una guidabilità leggermente più pesante e di conseguenza precisa, animazioni levigate, terreno assolutamente credibile nel suo deterioramento visivo e nella “pasta” di cui è fatto, benché il suo continuo rimescolamento sia ancora poco tangibile a livello ludico, non costringendo il pilota a reinterpretare i tracciati giro dopo giro; questa sarà la vera prova di maturità per la serie in questa generazione.

MXGP 2020 recensione

La bagarre è sempre tiratissima in MXGP, e questa edizione 2020 non fa eccezione.

OTTIMA L’IA, CHE GARANTISCE SEMPRE GARE TESE COME CORDE DI VIOLINO

Chi invece riesce a interpretarli sempre bene è l’IA, meno dannosa del solito nella mischia (merito anche della rinnovata pesantezza delle moto di cui sopra), sempre lì dietro a morderci le ruote al primo tentennamento (impostando la difficoltà da “media” in su, si intende) e capace di manovre anche sorprendenti e difficili da contrastare. Va da sé che affiancare un’IA efficace al logorio del nuovo sistema di controllo porta a gare squisitamente stressanti e tese come corde di violino, pronte alla sinfonia dei 4 tempi.

FANGHI IN 4K

I piedi, pardon, le ruote ben piantante nell’Unreal Engine 4 lanciato in 4K, rinvigorendo lo spessore visivo dell’edizione precedente come un mix proteico, la vista un po’ appannata quando si tratta di vederci chiaro, a 60fps biologici. Perché sì, MXGP 2020 regge in contemporanea risoluzione e fotogrammi ai giri massimi disponibili, ma tende anche a decidere per conto suo quando 60 fotogrammi sono un po’ troppi da gestire. È quindi consuetudine trovarsi nei primi, affollati e delicati giri di una gara ad annaspare a frame dimezzati fin quando la selezione naturale non spezza il gruppone, disperdendolo per buona parte del tracciato e tornando finalmente a respirare. Un atteggiamento un po’ claustrofobico che arrivati a questo punto fa un po’ strano dover notare.

MXGP 2020 recensione

Ma è normale avere il batticuore per una distesa di fango? Io dico di si.

Poi ci si fa l’abitudine, il flow della competizione ipnotizza tra schizzi di fango e pubblico in delirio, quello che vorremmo vedere ben assembrato, alticcio e festante anche nella realtà lì, a bordo pista; qualcuno che caccia un urlo al nostro passaggio, i meccanici ai box a sbracciarsi come a dirci “…così, vai che lo riprendi!”, la pioggia incessante, le pozzanghere, il fango che imbratta la tuta rendendo irriconoscibili loghi, sponsor, nomi e numeri, tutti nella stessa arena, appassionatamente! E fuori dall’arena? Il nuovo playground incorniciato tra i fiordi norvegesi, piccola area aperta dove esibirsi in gare, prove a tempo e sfide assortite, come i waypoint, tracciati a checkpoint di puro off-road da creare e condividere col resto della community. Sempre un buon diversivo tra una tappa e l’altra del mondiale, ma anche qui si sente il bisogno di passare al livello successivo.

In Breve: MXGP 2020 fa il minimo sindacale, e lo si nota soprattutto sulle piattaforme che non sono PlayStation 5, mentre sulla nuova e scintillante ammiraglia Sony un primitivo utilizzo del DualSense basta e avanza per trasmettere sensazioni inedite e stimolanti che aumentano esponenzialmente la fisicità del gameplay. Per il resto però poche novità, un’aggiustatina alla fisica lì, un dettaglio in più là, lavorando di precisione sul già ottimo MXGP 2019. Un prodotto solido e divertentissimo quindi, che però dà la consapevolezza di come Milestone sia arrivata al limite delle sue possibilità a cavallo tra le generazioni, aspettando di vedere (e non ho motivo di dubitarne) come il team milanese sfrutterà da ora in avanti la potenza dei nuovi hardware per fare un ulteriore passo in avanti, tanto tecnico quanto ludico. Come sempre, tra fango e sudore.

Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, Come Gira: 4K e 60fps quando l’affollamento di inizio gara viene diluito dall’IA sono tutta un’altra cosa rispetto alle precedenti versioni console della serie.


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Pro

  • Più peso, più resistenza al terreno, più dettagli e fluidità / Su PS5 il DualSense regala una fisicità da cui sarà difficile tornare indietro.

Contro

  • Novità rispetto al 2019 ai minimi termini / Va data più importanza al Playground.
7.5

Buono

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