Payday 3 – Recensione

PC PS5 Xbox Series X

La Payday Gang torna a seminare il panico fra ricconi e affaristi di ogni risma! Un benvenuto ritorno, nella nuova cornice di New York… anche se Payday 3 qualche sopracciglio lo fa alzare.

Sviluppatore / Publisher:Starbreeze Studios / Deep Silver Prezzo: 39,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Cooperativo Online PEGI: 18 Disponibile Su: PC (Steam, Microsoft Store, Epic Games Store), PS5, Xbox Series X|S Data di lancio: Già disponibile

Fra i numerosi sparatutto cooperativi emersi negli ultimi anni, e spesso anche tutti un po’ uguali fra di loro, c’è una serie che fin dal 2011 riesce nel difficile compito di mantenere una sua identità distinguibile. Stiamo parlando di Payday di Overkill prima e di Starbreeze poi, che ci mette nei panni di quattro furfanti incalliti impegnati a derubare banche, gioiellerie e blindati; ciò che distingue questa serie dal resto dello scenario è il fatto che la maggior parte dei colpi non inizia ad armi spianate.

In panni (circa) civili, i nostri quattro furfanti possono cercare di portare a termine la rapina senza nemmeno far scattare un allarme. E se le cose dovessero andare male… tempo di mettersi la maschera.

PAYDAY 3? MA NON ERANO ANDATI IN PENSIONE?

Alla fine di Payday 2, la Gang poteva essere soddisfatta del suo lavoro. Completati parecchi incarichi, esposti politici corrotti, messe in imbarazzo le forze dell’ordine, e soprattutto portata a casa una quantità spropositata di soldi. Era giunto il momento, quindi, di ritirarsi sulla cresta dell’onda, di dedicarsi a più pacifici propositi. Peccato che, in tutto questo tempo, la Gang abbia anche fatto arrabbiare un sacco di gente, e che qualcuno di questi abbia deciso di non farla loro passare liscia. Ecco dunque che ritroviamo cinque volti già noti – Dallas, Wolf, Chains, Hoxton, Joy – più la new entry Pearl, a malapena sfuggiti a un attentato alle loro vite e senza il becco di un quattrino. Tocca quindi riunire la gang, ora nella nuova base di New York, e dare il via a un’altra serie di colpi che permetta di scoprire chi c’è dietro questo attacco e, già che ci siamo, portare a casa quattrini a carriolate.

Payday 3 Recensione

L’atrio di una banca è un buon punto dove iniziare… ma ricordatevi di controllare anche l’esterno.

La struttura è identica a quella dei predecessori già citata in apertura, con la divisione fra fasi “Stealth” e “Loud”; qualche nuova meccanica è stata aggiunta, come per esempio la possibilità di liberare qualche ostaggio per far sì che l’assalto della polizia inizi qualche prezioso secondo dopo, ma per il resto stiamo sulle stesse corde. Degli otto colpi presenti, sette possono essere completati durante la fase Stealth; e qui secondo me è davvero dove il gioco splende, quando dobbiamo cercare di capire la struttura del livello, quali sono gli ingressi più appetibili, dove trovare codici QR e tessere magnetiche che ci permettano di accedere alle zone riservate, eccetera. Certo, le meccaniche stealth sono piuttosto semplici, alle due difficoltà più basse la finestra prima di essere individuati anche passando in piena visuale di una telecamera o di una guardia è piuttosto generosa, ma questo non significa che completare un colpo senza far scattare nemmeno un allarme sia facile e immediato (soprattutto se la missione decide di buggarsi, cosa capitata).

NONOSTANTE IN PAYDAY 3 SI FINISCA SPESSO A SPARARE, IL GUNPLAY LASCIA A DESIDERARE

Dovesse andare tutto storto, la missione non è finita lì: si indossano le maschere, si tirano fuori le armi, gli obiettivi cambiano e soprattutto iniziano ad arrivare le forze di polizia. Questa parte in realtà, per quanto comunque valida, mi ha convinto meno. Il gunplay non è esattamente sfolgorante: i nemici reagiscano “bene” ai colpi, ma l’audio della armi è francamente deludente, e in generale l’impressione è che anche a difficoltà Normale vadano sparati troppi proiettili a ogni singolo nemico. Ok che è uno sforzo cooperativo, però insomma.

ANDIAM, ANDIAM, ANDIAMO A LAVORAR

Una delle cose che meno mi piacciono di Payday 3 è la sua necessità di dover sbloccare tutto, letteralmente. All’inizio partiremo con un set di equipaggiamento che ha ben poco di modificabile (giusto la scelta se portare la sacca medica, quella delle munizioni o quella dell’armatura), e un po’ alla volta dovremo sbloccare la possibilità di comprare altri oggetti aumentando il nostro livello di infamia, che si accresce non portando a termine le missioni ma completando sfide specifiche (che a onor del vero almeno inizialmente si fanno semplicemente giocando).

C’È DAVVERO DA SBLOCCARE OGNI SINGOLO PEZZO DI EQUIPAGGIAMENTO

Non solo: una volta ottenuto il permesso di acquistare un’arma, prima di sbloccarne e quindi poterne acquistare le modifiche – mirini, silenziatori, eccetera – dovrete utilizzarla così com’è, e farla salire di livello. Lo stesso discorso si applica alle abilità. I vari rami vanno prima sbloccati, e poi livellati usandone almeno l’abilità iniziale nel corso di una missione; un procedimento, ma forse non è nemmeno il caso di specificarlo, separato da quello dell’acquisizione dei punti abilità, che possono essere spesi e risarciti a piacimento (almeno questo). E non si può nemmeno fare a meno di avere l’impressione che anche il solo passaggio da Normale a Difficile, rispettivamente prima e seconda difficoltà su quattro, richieda sostanzialmente un “gear check” se per caso dovessimo passare alla fase Loud. Che nella seconda missione è condizione di partenza.

Payday 3 Recensione

Solo a vedere questa schermata mi sono sentito molto, molto stanco.

Aggiungiamo poi alle critiche il fatto che Payday 3 adotta la famigerata soluzione dell’always online. Volete fare una lobby privata in cui girate per il livello per conto vostro per prendere familiarità con i suoi ambienti? Volete giocare con altri tre amici e quindi siete solo voi? In entrambi i casi, dovrete passare per il matchmaking; cosa che, tra l’altro, nelle affollate ore del lancio ha reso quasi impossibile giocare. Si aggiunge poi qualche decisione che lascia un po’ perplessi, come il fatto che selezionare “riavvia il livello” nella schermata post-fallimento non permetta di tornare alla schermata di preparazione (e dunque cambiare ciò che ci portiamo dietro) ma ricarichi direttamente la missione.

L’ASPETTO VISIVO È APPREZZABILE, L’OTTIMIZZAZIONE UN PO’ MENO

Infine, anche l’ottimizzazione del gioco è una nota dolente: Payday 3 per quanto visivamente apprezzabile e un passo in avanti rispetto al suo predecessore non è certo il tipo di gioco che dovrebbe sfondare le GPU, ma invece fatica a tenere i 60 fps e presenta casi di stutter anche su hardware che si trova ben dentro i requisiti consigliati. Nel complesso un peccato perché qua ci troviamo di fronte a un gioco che, se nelle sue idee di base riesce tranquillamente ad appassionare, allo stesso tempo ha sicuramente bisogno di lavoro e di un ripensamento del sistema di progressione per poter davvero essere consigliato a cuor leggero.

In Breve: Il gioco in sé non è neanche male, e soprattutto nelle fasi Stealth riesce a brillare, anche se il gunplay non splende e l’ottimizzazione ha bisogno di un po’ di lavoro. A far davvero storcere il naso però è tutto quello che ci sta intorno, fra always online e progressione molto, molto grindosa.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: RTX 3060, AMD Ryzen 3600, 16 GB RAM, SSD NVMe
Com’è, Come Gira: Nonostante l’hardware ben dentro i requisiti consigliati, anche a 1080p i 60 fps non sono da dare per scontati, con stutter regolari quando le impostazioni erano su Ultra. E non è che il gioco, pur visivamente adeguato, sia Cyberpunk 2077 dal punto di vista del dettaglio.

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Pro

  • Fasi Stealth appassionanti / Level design ben pensato / A due spari in compagnia non si dice mai di no.

Contro

  • Sistema di progressione mefitico / Always online, pure se volete giocare per conto vostro / Ottimizzazione ballerina.
7.5

Buono

Dai monti del Trentino scende Marco Bortoluzzi – figurativamente, s'intende, perché per smuoverlo dal suo paese servono le cannonate. Non chiedetegli mai perché ha giocato così tanto a Dota 2.

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