Andare oltre il paradigma. È esattamente ciò che succede, una volta che si monta il monitor ultrawide Samsung Odyssey G9 sulla scrivania e lo si collega al computer, perché di fatto c’è un prima e c’è un dopo.
Un prima regolato dalle consuetudini di un rapporto di dimensioni standard, accettato universalmente, ben supportato da tutti come il 16:9, e un dopo caratterizzato da uno spettacolare allargamento del campo visivo, il cui prezzo da pagare però è duplice: ci sembrerà tutto un po’ schiacciato in altezza e non tutti i giochi supportano le risoluzioni 32:9 come 5120×1440 e 3840×1080, le due da usare con questo schermo. Ma procediamo per gradi.
VI SERVE UN AMICO
La prima cosa di cui vi dobbiamo necessariamente avvisare, è che questo monitor pesa parecchio. Ben 16,7 chili, e le sue dimensioni sono piuttosto impegnative anche per le più ampie scrivanie: 115 x 54 x 41,5 cm, una profondità che ci riporta un po’ ai tempi dei monitor CRT, giustificata dalla notevole curvatura 1000R del prodotto. Cosa significa 1000R? Banalmente, che se noi prolungassimo idealmente la linea curva tracciata dallo schermo sul piano orizzontale, arriveremmo a comporre un cerchio dal raggio pari a un metro.
OCCHIO A MANEGGIARLO, VISTO IL PESO NON INDIFFERENTE: QUASI 17 KG
IL RE DELLA SCRIVANIA
Questo schermo sostituisce, di fatto, due monitor da 27” QHD affiancati tra di loro. La risoluzione nativa dello schermo è 2QHD, 5120×1440 pixel, per l’appunto il doppio della più tipica 2560×1440. La frequenza massima di refresh è 240 Hz, con step intermedi fissi di 60 e 120 Hz oppure variabili tra i 48 e i 240 Hz tramite FreeSync e G-Sync, le due tecnologie VRR più diffuse, entrambe pienamente supportate. Lo schermo è certificato HDR 1000 e offre una resa eccezionale delle immagini che sfruttano questa tecnologia: provate a lanciare Horizon con HDR attivo e a trovarvi in una location particolarmente soleggiata, vi verrà voglia di fermarvi lì e mettervi in costume da bagno.
Con queste dimensioni e con la sua pronunciata curvatura, questo schermo sembra letteralmente abbracciare il campo visivo, permettendo ai nostri occhi di scorgere senza fatica anche i dettagli alle estremità laterali: se ci mettiamo esattamente al centro, tutti i pixel si troveranno alla medesima distanza dalle pupille e credetemi, con una visuale così allungata e una larghezza di oltre un metro, la curvatura è praticamente indispensabile. Giocare a 32:9, però, è un’esperienza completamente diversa dal farlo a 4:3 o a 16:9, perché la visuale si allunga fino a ciò che, normalmente, starebbe a lato del protagonista e di solito non potremmo vedere.
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