C’erano una volta gli hard disk esterni: ingombranti, lenti, collegati al computer per mezzo di una porta USB 2.0 o tramite qualche altra esotica interfaccia (ricordate le firewire?), magari proprietaria. Poi si sono fatti sempre più piccoli e sempre più veloci, soprattutto grazie al miglioramento delle porte USB, fino ad arrivare al pinnacolo della categoria: l’SSD, esterno. Piccolo, leggero, ideale da portarsi dietro nella borsa del notebook, rigorosamente collegato per mezzo di una qualsiasi porta USB di terza generazione, oppure tramite Thunderbolt, l’asso nella manica di Intel in cui probabilmente soltanto Apple ha creduto fino in fondo.
E così i drive esterni, usati un tempo al massimo come dispositivi di backup, oggi sono diventati compagni inseparabili dei nostri PC portatili, spesso usati al posto degli SSD interni – sempre troppo piccini – per ogni genere di compito. Chi scrive, tanto per fare un esempio, da tempo lascia le proprie macchine virtuali in esecuzione su un drive SSD esterno, collegato per mezzo di una porta USB 3.2 di prima generazione, per intenderci una di quelle che “viaggiano” a 500 MB/s, e lo fa con grande soddisfazione, visto che non avverte alcuna differenza rispetto a una connessione SerialATA. Ma il prodotto di cui parliamo oggi è davvero molto particolare: un drive esterno che non ci costringe a scegliere tra una connessione Thunderbolt e una USB 3.2, perché le supporta entrambe. Per la precisione, parliamo di Thunderbolt 3 e USB 3.2 Gen 2, due diverse connessioni – accomunate dalla forma dello spinotto – con cui il drive può funzionare, rispettivamente, a 2.700 MB/s e 900 MB/s. In parole molto povere, come un disco NVMe interno o circa al doppio della velocità di un SSD SATA 3.
DENTRO L’XTRM-Q C’È UN ROCKET-Q
Non è certo la prima volta che parliamo degli SSD di Sabrent, la recensione del suo Rocket NVMe 2280 da 2 TB risale esattamente a un anno fa. Da allora l’azienda americana ha sfornato nuovi modelli e diverse linee di storage esterni, tra cui l’XTRM-Q. Quest’ultima “esternalizza” gli SSD della serie Rocket fornendo loro un “guscio” metallico, una logica di interfacciamento – o bridge – Intel JHL7740 per la connessione Thunderbolt/USB e un controller Phison E12S per la gestione delle memorie flash. In questo modo il drive può operare indifferentemente con l’uno o con l’altro protocollo di comunicazione, semplicemente in base alla porta a cui verrà collegato.
NIENTE PROBLEMI DI CONFIGURAZIONE: CI PENSERA L’SSD A DECIDERE QUALE TIPO DI CONNESSIONE USARE
CrystalDiskMark ci mostra le situazioni in cui ci troveremo collegando il Rocket XTRM-Q da 2 TB a due porte USB molto diverse tra loro, una 3.0 di prima generazione (limitata a 500 MB/s di throughput) e una 3.2 di seconda generazione (che in pratica raddoppia la banda disponibile). Come possiamo facilmente dedurre, l’XTRM-Q sfrutta la velocità della porta fino all’osso. Il produttore riporta con un po’ di modestia “fino a 900 MB/s” ma i nostri benchmark si sono spinti leggermente oltre.
Atto, in particolare, illustra una situazione piuttosto interessante: il drive comincia a ‘volare’ a 700 MB/s con file di dimensioni pari a 32KB, per raggiungere la velocità consentita dalla porta USB 3.2 gen2 già con i file da 128 KB. Chi ha a sua disposizione una connessione di questo tipo, il che significa più o meno chiunque abbia comprato un PC nuovo negli ultimi tre anni, difficilmente avvertirà la differenza tra la velocità di questo drive esterno e quelli montati internamente. Se poi il PC dovesse disporre di una porta Thunderbolt 3, queste velocità triplicherebbero.
VELOCE, ELEGANTE E CAPIENTE
La linea di drive esterni Rocket XTRM-Q si compone di diversi modelli con capienze che spaziano dai 500 MB agli 8 Terabyte, anche se esistono esemplari da addirittura 16 TB (con prezzi che si aggirano sui 2.900 dollari). I modelli che si trovano più facilmente sono quelli da 1 TB (intorno ai 250 euro), 2 TB (quello che stiamo recensendo, 370 euro) e 4 TB (circa 700 euro), mentre il top di gamma da 8 TB si assesta intorno ai 1400 euro.
Il prodotto è corredato di una bella custodia metallica, imbottita al suo interno, con due vani: uno contiene il drive, l’altro una scatoletta in cartone con i due cavi di collegamento. Il drive in sé è piuttosto compatto, elegante, sicuramente più voluminoso rispetto ai suoi illustri concorrenti T5 e T7 di Samsung, ma grazie al suo peso dà una certa sensazione di solidità e soprattutto non si sposta facilmente dalla sua posizione, una volta appoggiato al tavolo. Per ridurre gli shock e favorire il trasporto, in ogni caso, Sabrent fornisce opzionalmente la sua versione del “guscio Meliconi” in gomma.
C’è anche un foglietto di avvertimento che ci invita a modificare i criteri nella gestione della periferica da “rimozione rapida” a “Prestazioni migliori”, con successiva riabilitazione della cache in scrittura sul dispositivo, quando colleghiamo il device tramite una porta Thunderbolt. Ma questa, in ogni caso, è una procedura che dovremmo seguire anche con i prodotti concorrenti dotati della medesima connessione. Le ultime release di Windows 10 pre-impostano per la rimozione rapida, disabilitando la cache in scrittura, anche le memorie di massa USB: volendo è possibile aumentare leggermente le loro prestazioni riabilitandola, ma da quel momento in poi ci dovremo ricordare sempre di “smontare” le periferiche USB prima di scollegarle tramite l’apposita funzione di Windows, o rischieremmo di perdere alcuni dati. L’indicazione generale è che non valga più la pena farlo.
CONCLUSIONI
Anche se il costo al GB di queste unità è particolarmente attraente, sul mercato potreste trovare alternative più economiche dalle prestazioni più che soddisfacenti. Tuttavia, la chance di sfruttare USB e Thunderbolt 3 con lo stesso dispositivo è davvero troppo allettante per ignorarla: l’impossibilità di staccare un drive esterno dal proprio PC ultra-veloce e di usarlo in emergenza su un altro computer è un limite di tanti drive dotati soltanto della connessione Thunderbolt, a onor del vero non così diffusa. Con questo drive esterno è un pericolo del tutto scongiurato e, anche ignorando la porta Thunderbolt, le prestazioni in modalità USB sono a dir poco eccellenti. Non dimentichiamoci infine che il costo di un buon drive SSD interno da 2 TB, in formato 2280, ammonta tra i 250 e i 300 euro, mentre un’enclosure decente per trasformarlo in drive esterno USB 3.2 Gen 2×2 può costare altri 70 euro: col “fai da te” finiremmo col pagare la stessa cifra senza avere a disposizione l’opzione Thunderbolt. Conviene di più, insomma.