Altri studi avevano presentato cloni di Doom in cui “ritirare” replicanti, ma la proposta di Louis rappresentava un tie-in ben più rivoluzionario
L’IRRAGGIUNGIBILE PERFEZIONE DI SYD
Syd Mead contribuì con la sua arte alla realizzazione del gioco, sebbene i suoi disegni sembrassero inizialmente fuori luogo agli occhi di Louis, imperfetti nella loro stessa perfezione. Troppo puliti, troppo avveniristici, troppo visionari: fu solo dopo aver consultato l’ingegnere addetto ai vari set del film che venne chiarito l’arcano. In pratica replicare sullo schermo la loro asettica bellezza sarebbe costato milioni di dollari, quindi lo staff si recò al più vicino rottamaio per mettere le mani su oggetti capaci di ricordare alla buona i disegni di Syd, da assemblare e riverniciare per creare quell’iconico ed evocativo look.
Quindi, Westwood adottò un approccio simile, chiedendo ai suoi grafici di usare delle librerie preimpostate senza poter creare da zero nuovi assett, concedendo la sola possibilità di modificare gli oggetti. Il risultato, manco a dirlo, fu egregio.
Una scelta coraggiosa, giustificata dalla portata di un progetto destinato a occupare ben quattro CD-ROM, un investimento che avrebbe dovuto garantire una solida rigiocabilità grazie alla camaleontica natura di parte del cast, che all’inizio della partita viene casualmente suddiviso tra umani e replicanti.
Lo stesso McCoy “rischiava” dunque di essere uno degli androidi a cui avrebbe dovuto dare la caccia, mentre una fitta ragnatela di scelte (fare fuoco o rinfoderare la pistola di fronte a un sospetto?) avrebbe permesso ai più dedicati di raggiungere uno dei tredici finali previsti.
NEL VIDEOGIOCO, COME AL CINEMA
La storia era frutto della penna di David Yorkin, figlio del celebre produttore Bud Yorkin, e Louis insistette affinché tirasse fuori un plot adatto a un ipotetico seguito del film, in modo da avere sottomano un buon numero di personaggi e citazioni squisitamente autentici con cui ricreare la giusta atmosfera.
Blade Runner, film o gioco che sia, è sostanzialmente una detective story noir dove il protagonista si trova suo malgrado sulle tracce della sua stessa identità

La sobria sede della Tyrell Corporation. Joe Turkel doppia l’alter ego digitale del dottor Eldon Tyrell.
Complessivamente il risultato fu sensazionale, anche se la gestazione costò e durò ben più di quanto Louis aveva pronosticato: nonostante dei numeri da vero e proprio kolossal e il successo universale riscosso presso la stampa specializzata, i quattro CD e la fetta di torta intascata dalla Blade Runner Partnership fecero sentire il loro peso sui bilanci, condannando Westwood a intascare ben poco da un gioco tanto prestigioso, nonostante il milione di copie piazzate.
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