Feel good games: giocare rilassati – Speciale

CI SONO POI I GIOCHI PSICHEDELICI, ZEN, ART OF BALANCE, TETRIS EFFECT, NEI QUALI A MUSICHE DA TRANCE SI UNISCONO FORME E COLORI ALLA RICERCA DI SINTONIA PERFETTA

Sinestesia che dissolve i contorni della nostra forma corporea per trovarci al centro di un rituale acido-tribale, come lo stage Ritual Passion dell’opera di Mizuguchi, capace di condensare e riassumere un’esperienza sensoriale totalmente fuori parametro. Puzzle game dove la sfida convive pacificamente col battito cardiaco e con il ritmo della respirazione, praticamente Yoga virtuale.

SIMULATORI DI PASSEGGIATA

Bisogna dire che dopo un primo periodo di scetticismo sfociato presto in un insensato ostruzionismo, da parte sia del pubblico che della critica, i così detti walking simulator hanno finalmente trovato una loro dimensione, diventando nelle mani giuste un modo splendido per raccontare storie, con la mente che torna a What Remains of Edith Finch e Firewatch tra tutti, ma anche un nuovo modo di esplorare lo spazio in prima persona senza pressioni, godendosi spesso la solitudine, quella dolce malinconia che ci avvolge quando siamo costretti ad ascoltare noi stessi, trovando spesso spunti di riflessione interessanti. Dear Esther, The Vanishing of Ethan Carter, The Witness. Opere che condividono un’inquietante serenità di fondo, un certo senso di pace nel turbamento che trasmettono, come un velo di nebbia che copre una giornata di sole, il mistero scandito da un movimento lento, cadenzato, un piede davanti all’altro, il punto di vista intimo, una soggettiva che parla proprio a noi, tête-à-tête. Panorami, scorci, modalità fotografiche programmate o improvvisate, un dito sempre su F12 o sul tasto Share dei controller, prestandosi al turismo virtuale come possono fare praticamente tutti gli open world moderni.

feel good games

Il capolavoro di Jonathan Blow è una dimensione in cui perdersi e rifugiarsi, imparando nuovi linguaggi ludici e lasciandosi rigenerare le retine da quei colori.

Impossibile non ritrovarsi a girare senza meta alcuna tra le campagne post-apocalittiche della Hyrule di Breath of the Wild o tra i vigneti di Toussaint, ammirando le vertiginose Alpi di Steep prima di lanciarci in una folle discesa su snowboard o guidando a 300km/h in Lambo sulla riviera ligure di Forza Horizon 2, entrando poi in quella macchina del tempo virtuale che è Assassin’s Creed, la cui vera essenza è proprio l’indiscutibile valore retro-turistico, con i Discovery Tour organizzati a fini didattici, sottraendo combattimenti e altri orpelli action, lasciando che i suoi mondi possano raccontarsi in tranquillità.

GTA E RED DEAD REDEMPTION HANNO MONDI TALMENTE VIVI CHE ORMAI LE MISSIONI SEMBRANO UNA DISTRAZIONE DAL CAZZEGGIO

Va da sé che qui vince chi fa della narrazione ambientale un cardine di game design, con Rockstar a guardare tutti dall’alto al basso, con GTA e Red Dead Redemption talmente densi, vivi, vibranti, che si fa sempre fatica a far partire una missione, ormai vista come una distrazione dall’esplorazione, dalla scoperta, dal sano e sacro cazzeggio. E cosa c’è di più rilassante di questo? Assolutamente niente, e quindi sia santificato il nome di chi partendo da questo modo di giocare si è inventato nuovi generi, capolavori, esperienze simbolo di un medium finalmente maturo, capace di dare tutto a tutti e diventare lifestyle con opere adatte ad ogni momento della giornata, umore, emozione. E allora abbracciamoci forte, amanti del relax, del videogioco come SPA all inclusive per l’anima. A ognuno il suo, basta che non ci sia da sbattersi troppo!

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