Esattamente come scrivevo non poco tempo fa, la seconda giovinezza che sta vivendo il franchise di Resident Evil ha il sapore della vecchia rockstar che torna a ruggire davanti i suoi fan: un vero e proprio animale da palco pronto a rilanciarsi a volo d’angelo verso la folta folla sotto i suoi occhi e noi lì, pronti a sorreggere quel peso, che sia poi qualcosa di bello o malsano, poco importa, perché ne vogliamo sempre e sempre di più.
Cominciamo a smascherare subito gli snodi più antipatici: ricordate quando Infinite Darkness venne annunciato da Netflix come un film in CGI per poi cambiare e trasmutarsi in una serie? Ebbene, la prima dichiarazione è quella giusta, giacché Resident Evil: Infinite Darknes è di base un prodotto diviso in appena quattro puntate da circa 26 minuti ognuna, con una durata complessiva che si aggira sull’ora e quaranta di visione, un minutaggio standard per rendersi conto che questo non è altro che un film che è stato spezzettato in un secondo momento, forse per renderne la fruizione più libera, casuale e meno pesante, ma nell’ottica delle puntate tutte rilasciate nello stesso giorno. D’altra parte, è anche inutile diluire inutilmente uno spettacolo racchiuso in una durata diversamente stabilita, senza maratone esagerate.
l’animazione di questo resident evil infinite darkness riprende lo stile e l’estetica dei precedenti tre film d’animazione
Tolta questa considerazione, di cosa parla Resident Evil: Infinite Darkness? Nel 2006, dopo gli eventi di Resident Evil 4 (ancora oggi un grandissimo capolavoro, a mio modesto avviso), il Presidente degli Stati Uniti, con un misto di ammirazione e devozione per aver salvato sua figlia, chiede il supporto di Leon Kennedy per scoprire quello che sembra essere un complotto ai danni della Casa Bianca. Qualcuno sta giocando con armi biologie eseguendo macabri test in alcuni paesi dell’Asia. In questi stessi paesi, dilaniati da guerra, malattie e povertà, ritroviamo Claire Redfield, ora facente parte di una ONLUS chiamata TerraSave dove trova degli indizi riguardo una possibile epidemia zombie successa anni prima. Un po’ come il magico potere di Jessica Fletcher di far capitare disgrazie ovunque ella capiti, ecco che Claire e Leon si incontrano per caso alla Casa Bianca e, tombola, pochi minuti dopo questa viene presa d’attacco da famelici zombie.
Come avrete già intuito, se dalle parti della narrazione non ci troviamo davanti un compendio di originalità, lo stesso si può dire dell’aspetto estetico, con una CGI che si allaccia perfettamente coi precedenti tre film d’animazione dedicati al franchise (Degeneration, Damnation, Vendetta), dunque buona, ma lontana dall’eccellenza, anzi, risultando anche fortemente limitativa in alcune sequenze di azione o dove gli effetti di luci e modellazione dei poligoni dovrebbero restituire qualche sensazione visiva in più.
Chiaramente la natura del prodotto rivela subito le sue intenzioni: questo non deve aggiungere assolutamente nulla in più a quanto narrato già dai capitoli videoludici, così come dagli altri film. Inquadrata, invece, in un prodotto Netflix, la serie cerca di inserirci in parentesi narrative che possano in qualche modo aggiungere alla mitologia della serie con qualche dettaglio in più, risultando comunque innocue (un po’ come successo in Black Widow). Vediamo una foto di Ashley Graham (e nella vostra mente è partito l’odiosissimo “Leooon!”, non negatelo) messa lì tanto per farsi piacere dai fan storici, esattamente come la stessa introduzione della Tricell che avrà un ruolo più grande in Resident Evil 5. Concretamente, però, sono tutti elementi di contorto.
A mancare è una forza travolgente che avrebbe dovuto rendere il prodotto unico, laddove la produzione ha optato proprio per la realizzazione del compito già scritto, eseguito e visto.
Proprio per questa necessità di inquadrare il prodotto nell’ottica del marchio, si è deciso di sacrificare il personaggio di Claire Redfield, rendendolo a conti fatti inaspettatamente inutile, con un minutaggio quasi inesistente per finire poi ad essere la classica “donzella in difficoltà”, come se ci fosse questa tacita legge per cui alla presenza di Leon è bello vedere accanto anche Claire; una scelta ottima per rimpolpare i social di fan-art, fan fiction o ship varie, ma solo per quello.
Certo è che alla stregua di questi difetti, Resident Evil: Infinite Darkness si lascia vedere senza impegno, risultando una visione soddisfacente e piacevole, lontani da parvenze di ottima qualità, dedicandosi invece a creare e mostrarci un altro tassello del puzzle, rispecchiando quelli che fino ad ora sono stati topoi classici almeno per quanto riguarda i film d’animazione del franchise: mostri, sparatorie, complotti, aziende farmaceutiche con scopi sinistri e uno Tyrant da abbattere nel finale.
Se ci si lascia trasportare da tutto questo, questo film/serial può risultare anche piacevole. Lo è meno, invece, se speriamo in un tripudio esplosivo di originalità e forse, pensandoci, non ci spiamo preparati a un prodotto conscio di tutto ciò, che non cerca mai di strafare, almeno non più di quanto i fan più esigenti hanno pensato.
A questo punto, dunque, occhi puntati sulla serie in live action, sempre targata Netflix, o anche al film reboot. Chissà che non ne esca qualcosa di meglio.
VOTO 6
Genere: animazione, horror, azione
Publisher: Netflix
Regia: Eiichiro Hasumi
Colonna Sonora: vari
Interpreti (doppiatori nella versione originale): Nick Apostolides, Stephanie Panisello, Jona Xiao, Ray Chase, Billy Kametz
Durata: 4 episodi