Cloud Gaming: la guerra dei colossi – Speciale

Il Cloud Gaming è pura manna dal cielo per chi non ha la possibilità e/o la volontà di rincorrere ciclicamente l’ultima novità hardware

Le ultime mosse di Microsoft sono un chiaro segnale della volontà di conquistare il mondo sfruttando fino in fondo l’architettura Cloud Azure, ma una cosa è già sicura: il cloud gaming è pura manna dal cielo per chi non ha la possibilità e/o la volontà di rincorrere ciclicamente l’ultima novità hardware ma, al contempo, non vuol saperne di rinunciare a godersi la sua passione senza scendere a compromessi eccessivi. Questo concetto è sempre attuale e, allo stato attuale delle cose, lo è più che mai in virtù della pazzesca penuria di schede grafiche che sta flagellando un mercato dove la domanda è indicibilmente più alta rispetto alla disponibilità di pezzi.

Assetto Corsa Competizione su Nvidia GeForce NOW

Oggi non è dato sapere con certezza assoluta se il cloud gaming si rivelerà soltanto un’idea bislacca, una valida alternativa al gioco tradizionale oppure se costituirà il futuro del gaming, un futuro in cui l’unica cosa che conta sarà la larghezza della banda. Personalmente, se dovessi scommettere su uno dei tre, punterei sul secondo scenario nonostante il terzo mi affascini non poco. Invero le possibili applicazioni anche nel game design stesso dei giochi (come lo State Share di Google Stadia) e le potenzialità dell’idea mi appaiono viepiù grandiose, sicché non posso evitare di domandarmi chissà fin dove si spingeranno gli addetti ai lavori, chissà dove ci accompagneranno i loro sogni. Non so se qualcun altro ha sussultato allo stesso modo la prima volta, ma il mio stupore è stato enorme quando, con un semplice click su Chrome, ho lanciato Destiny 2 in 4K grazie a Stadia Pro sul mio stanco PC oppure quando, su uno smartphone a carbone, mi sono ritrovato sulle spiagge di Sea of Thieves in un lampo; se fosse dipeso dalle specifiche tecniche dei due ribaldi col cavolo che avrei potuto anche solo immaginare di farlo.

Già solo il fatto di permettere ad hardware datati di prolungare il proprio ciclo vitale ben oltre le loro capacità è qualcosa che sa di magico

Aprire la finestra di un browser e sbirciare nel futuro con due click è stato stupefacente: niente impostazioni da sistemare, niente download né installazione, niente “tu non puoi passare” gridato alla Gandalf a causa della scarsa potenza del mio device: chapeau. D’accordo, qua e là ho romanzato un po’ la mia esperienza, eppure vi assicuro che il cloud gaming mi ha riportato indietro nel tempo come non mi accadeva da anni. Già solo il fatto di permettere ad hardware datati di prolungare il proprio ciclo vitale ben oltre le loro capacità è qualcosa che sa di magico, tuttavia è innegabile che nel cloud gaming in generale non sia tutto rose e fiori. Non può esserlo perché, al di là del concetto sicuramente innovativo e degli sforzi per migliorare le performance, ci sono diverse problematiche di cui tenere conto; mi riferisco a quella fibra ottica che stenta a coprire per intero la nostra bellissima penisola, al discorso input lag che attualmente penalizza chi brama la competizione oppure a quei dubbi per così dire astratti che sono ancor più difficili da fugare (pago ma non possiedo nulla: se il progetto cloud di X fallisce cosa mi resta? Una domanda che molti si porranno, presumo). Fortunatamente le società coinvolte in questo affare da non so quanti bilioni di dollari stanno affilando le armi che dovrebbero aiutarle e aiutarci a decretare vincitori e vinti, ergo è solo questione di tempo prima che il mondo scopra se e quanto la visione di pochi rivoluzionerà le vite di molti.

xbox cloud gaming speciale

Destiny 2 su Google Stadia Pro

Qualche giorno fa un quesito mi ha scompigliato i pensieri mentre, per pura curiosità, sul mio smartphone antidiluviano mi dilettavo con il magnifico Slay the Spire. Sullo sfondo il marmoreo profilo di Carrara, superbo luogo di villeggiatura toscano lontano circa 300 km dalla mia tana con connessione FTTC, subiva impassibile il concretizzarsi delle umide minacce di un cielo di metà luglio troppo plumbeo. Il Cloud Gaming è sinonimo di leggerezza, è la libertà di giocare sul dispositivo che si desidera e la felicità di non avere requisiti minimi da rispettare per divertirsi, perciò la domanda mi è sorta spontanea: che questa avveniristica filosofia di gioco senza barriere possa seriamente rappresentare l’inizio di un’estate mai vista prima per il nostro medium?

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