È stata la generazione dei racing – Speciale

FORZA HORIZON È LA SERIE CHE MEGLIO DI TUTTI HA RACCOLTO L’EREDITÀ DI OUTRUN, DANDOCI UN ENORME PARCO DI DIVERTIMENTI E TANTE, TANTE AUTO

Tanti ci hanno provato, a partire da quel Test Drive Unlimited che uscì lo stesso anno dell’ultimo OutRun, l’indimenticabile 2006 Coast 2 Coast, me è Forza Horizon che è riuscito più di chiunque a raccogliere questa eredità sensoriale per portarla nel presente, in un contesto open world alla moda, votato tanto al piacere intimo del single player quanto alla caciara del multi. Buona musica sparata a tuono dalle casse, località da sogno in giro per il mondo, sensuali auto da salone e un never-ending party a fare da sfondo per sfumare i contorni del motorsport, dove l’importante non è più primeggiare ma esserci, spendere, vivere ogni chilometro e riempirsi gli occhi di bellezza, assorbendola a 300 all’ora.

Dalla riviera ligure all’outback australiano, dai canyon del Colorado alla brughiera inglese fino alle meraviglie desertiche del Messico, attraversato da parte a parte come una freccia quando, tra un paio di mesi, si aprirà il quinto Horizon Festival di una serie che ha trovato la formula perfetta per farsi amare trasversalmente come non capitava dai Gran Turismo per PlayStation 2. Un racing che usa la guida non come fine ma come mezzo per scoprire, sperimentare, giocare, in un folle Playground che dà il nome a un team di sviluppo tra i più talentuosi degli ultimi 10 anni. L’inequivocabile risposta alla domanda “cosa fareste se foste giovani, ricchi e con un parco auto sterminato?”. Sognare ad occhi aperti con le mani serrate sul pad, aggrappati all’illusione come al volante, tenendo a bada il posteriore con un colpo di analogico in controsterzo per non svegliarci e continuare questa infinita derapata.

INDIE-RACING = TUTTI DI TRAVERSO

Gesto tecnico, ribellione contro la fisica, manovra sublime come una pennellata d’artista che traccia la traiettoria perfetta in una nuvola di fumo bianco, inebriati da un’Arbre Magique all’aroma “gomma bruciata”. In questi anni siamo stati tutti orfani di Ridge Racer che cercavano la derapata ovunque, in RPG hi-fantasy, sparatutto online, platform 2D, chiedendo senza ricevere alcuna risposta, errando e aspettando che una nuova generazione di sviluppatori distillasse l’arte del traverso in puro nettare ludico. Una nouvelle vague del drifting travolgente, innovativa, esaltante che spazia dall’arcade puro alla simulazione-giocattolo, dal low-poly al cel-shading, col fine comune di dimostrare la loro supremazia nel consumare treni su treni di pneumatici.

Si presenta come un classico Sega, si guida come un classico Namco, ma Hotshot Racing è talmente accattivante e moderno, soprattutto a livello di controllo, da poter rappresentare tranquillamente la prima derapata di una nuova generazione di piloti virtuali più che il rifugio sereno di appassionati un po’ agée.

Continua nella prossima pagina…

Articolo precedente
Deathloop xbox

Deathloop: ecco la nostra videorecensione del gioco di Arkane Lyon

Articolo successivo
dune recensione

Dune – Parte Uno – Recensione

Condividi con gli amici










Inviare

Password dimenticata