È stata la generazione dei racing – Speciale

GLI INDIE RACING INVECE SONO QUELLI CHE CI HANNO AIUTATO A RISCOPRIRE LA GIOIA DEL DRIFT, RICORDO FORSE SMORZATO DAL TEMPO MA MAI SOPITO

I ragazzi di Lucky Mountain Games, saggiamente consigliati da chi si rese protagonista di quell’indimenticabile coast to coast del 2006, Sumo Digital, sono riusciti a portare nel 2020 quel modo di correre tipico degli anni ’90-‘00, quando l’aderenza diventava un ricordo appena si alzava il piede dall’acceleratore, permettendo di plasmare la curva come un pezzo di creta. Una meccanica semplicissima, immediata, da coin-op, complicata da Level 91 coi loro motori inerziali, anti-ingegneristici, stupendi, con questo giroscopio controllato dal pilota che fa oscillare il peso dell’auto per generare traversi chilometrici, gestibili al millimetro.

Inertial Drift è un twin-stick racing come non se ne sono mai visti, capace di mescolare ad un gameplay unico suggestioni estetiche che vanno a riprendere lo stile di Automodellista di Capcom (2002) dandogli sfumature violacee stile cyberpunk, con una modalità storia che richiama Initial D e quella cultura motoristica underground, ribelle. Un’indole totalmente opposta al pensiero zen e meditativo con cui Funselektor disegna i suoi toy-sim. Absolute Drift nel 2015 ha letteralmente creato nuovi standard per i top-down racing, con una simulazione di drifting che spingeva il giocatore ai limiti del Nirvana fondendo una fisica realistica e tangibile con un colpo d’occhio minimalista, con pochissimi colori e forme sobrie che non andassero a distrarre il pilota dal suo unico e sacro fine: derapare fino a raggiungere la perfezione, la pace dei sensi ludo-motoristica, in un loop di gameplay che definirei spirituale.

racing speciale

Il team canadese fondato da Dune Casu percorre una strada totalmente differente, inesplorata, che tratta il gioco di corse come qualcosa di superiore, etereo, rielaborando concetti ludici estremamente rigidi. art of rally (rigorosamente in minuscolo) è l’esempio perfetto di questa filosofia di game design. Un’opera rallistica che si gioca esattamente come ci si aspetterebbe da prodotti foto-realistici, che diventa allo stesso tempo digital art in movimento, interattiva, una mostra virtuale sul rally, sulla sua Storia e sull’eroismo quasi sovrannaturale che ne permea l’epoca d’oro, trasmettendo un amore e una cultura per la disciplina che non viene raggiunta neanche sommando tutti i WRC usciti in questa generazione (ottimi corsisitici tra l’altro).

È la cultura che fa la differenza, quella che i titoli di questo speciale riescono a trasmettere in maniera chiara, fragrante, chi raccontando le sensazioni psico-fisiche di una bagarre serrata, chi attraverso una presentazione da museo, chi ispirandosi a classici intoccabili. È questa l’eredità che un racing game deve tramandare, non accontentandosi di aver raggiunto risultati tecnici degni di nota ma diventando esperienza memorabile, indimenticabile, non solo per i petrolhead incalliti ma per tutti coloro che amano il videogioco per la sua capacità di imprimere emozioni a fuoco attraverso il gameplay, ritornando pop.

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