Evoluzione e involuzione di Dino Crisis - Speciale

Raccolgo le speranze e i sogni di chi, alla vista del trailer di annuncio di Exoprimal, si sia adoperato in una serie grattata di capo: Capcom, ma davvero? Noi ti chiediamo in massa un remake di Dino Crisis e tu ci offri questa roba? Ancora una volta dobbiamo abbandonare desideri d’argento per dedicarci all’amara realtà, ovvero che forse siamo stati preda di un falso ricordo, laddove tutti invocavano a gran voce un nuovo progetto a tema giurassico e, invece, le intenzioni della casa di Mega Man sembrano virare altrove. Di chi è la colpa? Nostra o di altri? Ma cosa più importante, perché siamo tutt’ora affascinati dal progetto Dino Crisis?

CRISI GIURASSICHE E COLLINE SILENTI

Trovo quasi romantico il potere trascinante della nostalgia, capace di smuovere migliaia se non milioni di appassionati a seguire e supportare questo o quell’altro progetto. In qualche modo un primo paragone si può effettuare con Silent Hill. Il franchise di casa Konami manca all’appello dal 2012 ed è ancora incredibile la forza mediatica che il cancellato progetto legato a Hideo Kojima è in grado di esercitare, portando il nome del franchise in una zona aurea vicina alla divinità: nonostante gli ultimi capitoli ufficiali siano stati abbastanza mediocri, il pubblico ha fame di Silent Hill e, rumor a pieni polmoni, la serie pare stia per tornare in modo clamoroso.

Silent Hills PT hideo kojima horror

Trovo quasi romantico il potere trascinante della nostalgia, capace di smuovere migliaia se non milioni di appassionati

Ma torniamo a Dino Crisis, che per un breve periodo ha vissuto questa stessa sensazione, un po’ anche per osmosi dopo il lavoro effettuato da Capcom sul remake di Resident Evil 2. Agli applausi e alle pacche sulle spalle, mentre i dirigenti Capcom versavano in uno stato “pietoso”, in pieno dopo sbronza per festeggiare il successo del progetto, ecco che un tweet fa capolino e illumina gli smartphone di tutti i dipendenti: vedremo mai un remake di Dino Crisis?” Una piaga d’Egitto totalmente inedita e Dino Crisis improvvisamente torna alla mente di tutti, anche nella mia, volando a quei pomeriggi passati a casa di un amico, a sfogliare la guida e relativa soluzione pubblicata su PSM (con copertina dedicata). La passione si riaccende, ma anche un briciolo di lucidità serpeggia tra i pensieri: avrebbe senso un remake di un gioco di cui forse conserviamo un falso ricordo?

SHINJI MIKAMI, PROFESSIONE OUTSIDER

Il director del primo Dino Crisis era il mai troppo acclamato Shinji Mikami, già director del primo Resident Evil e folle produttore di Resident Evil 2 (folle perché solo un matto avrebbe dato la direzione del gioco a Hideki Kamiya), che aveva avvisato tutto il suo staff con un chiaro messaggio, quello di non seguire nessuna delle sue indicazioni per il nuovo gioco a base di dinosauri incazzati.

Capcom, ma davvero? Noi ti chiediamo in massa un remake di Dino Crisis e tu ci offri Exoprimal?

Il progetto si sarebbe confrontato inevitabilmente con Resident Evil, mentre Mikami voleva sperimentare: viaggi nel tempo, energie alternative, survival horror che si tramuta in un survival ansiogeno e, appunto, un sacco di rettili giganti a denti e artigli sguainati. Dunque, se Mikami aveva un idea, il suo team avrebbe dovuto criticare la stessa e cercare una via alternativa per realizzare l’esperimento. Già, un “esperimento”, perché di questo si è trattato ed è bene sottolinearlo: proprio sperimentando, Dino Crisis ha lasciato dietro di se ottimi e terribili – involontariamente – spunti, e in parte possiamo già rispondere alla questione secondo cui, oggi, è molto difficile creare un remake di una creatura così strana, già originariamente priva di un’evoluzione coesa negli elementi. La stessa grammatica del gioco era incredibilmente innovativa ai tempi: niente fondali prerenderizzati, bensì l’ambiente creato in 3D che veniva caricato assieme alla storica protagonista Regina, un sistema di intelligenza artificiale molto più complesso che andasse a braccetto con la meccanica del sanguinamento. Senza laccio emostatico i raptor nemici potevano seguire le macchie di sangue lasciate alle nostre spalle, accanto ad acerbe prove di quick time event e nemici che abbandonavano la lentezza degli zombie per abbracciare la velocità letale tipica dei predatori giurassici.

capcom dino crisis

Insomma, in qualche modo è assai giustificabile quella piccola grande fiamma della passione che, a distanza di così tanti anni, sembra non essersi ancora sopita per Dino Crisis. Ma da esperimento quale era, come si è evoluto il progetto?

DINOSAURI NELLO SPAZIO

Dino Crisis 2 fa ancora discutere gli appassionati sull’effettiva qualità: come titolo della serie poteva essere più lontano e fuori focus dal primo capitolo, mentre può facilmente essere considerato un ottimo arcade game. Come successo in tempi non sospetti anche con Resident Evil, Dino Crisis 2 annienta totalmente il concetto di horror ansiogeno per far spazio all’azione pura, con intenzioni che si palesavano sin da subito. I personaggi selezionabili non camminavano più, con la corsa diretta come unica soluzione di movimento possibile e, se questo non bastasse, era possibile impugnare due armi contemporaneamente e sparare in velocità. Alla fine di ogni quadro, su schermo si poteva visualizzare il punteggio ottenuto, assieme alla valuta di gioco spendibile in determinati terminali dove comprare armi più grandi e fracassone. Arcade, appunto.

dino crisis 3

Insomma, l’esperimento si è tramutato in una scellerata scelta di design assai discutibile che ha portato poi ad altrettanto controversi – e praticamente rimossi dalla memoria collettiva – Dino Stalker (da giocare con una light gun) e Dino Crisis 3, ibrido di azione e sparatutto ambientato nel futuro su una nave spaziale con forti vibes alla Punto di Non Ritorno, dove dobbiamo sconfiggere dinosauri mutanti. Esatto, Dino Crisis 3, capitolo ufficiale e numerato, nella spazio a sparare a dinosauri mutanti.

LA RESA DEI CONTI

Eccoci dunque non lontani da quello che oggi è Exoprimal, un desiderio mal ricevuto da Capcom che ha trasformato ulteriormente il concept di gioco con dinosauri in un titolo fortemente orientato all’azione pura e alla co-op (o almeno così pare). I ricordi di Dino Crisis sono da tenere saldi nel cuore e, forse, proprio per questo difficilmente vedremo un remake: la mancanza di un effettivo retaggio e la sola passione che si è sviluppata su un videogioco-esperimento. Lo stesso Mikami successivamente all’uscita non si ritenne soddisfatto della gestione dell’intelligenza artificiale dei nemici,  e la stessa “lentezza” dei raptor sarebbe da rivedere in ogni sua parte, a fronte della scarsa credibilità di un raptor che ci gira attorno prima di attaccarci.

La speranza è l’ultima a morire, come sempre, ma nel frattempo torniamo a rigiocare l’originale primo capitolo, che ancora è un titoletto niente male, capace di regalare qualche brividino.

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