E alla fine Diablo Immortal è arrivato, un nuovo capitolo della leggendaria serie di hack ‘n slash che non è Diablo IV ma un free to play mobile, disponibile anche su PC quasi come atto dovuto più che per un reale impegno ad armare giocatori di mouse e tastiera. Siamo di fronte ad un avvenimento che fino all’istante precedente all’annuncio ufficiale sarebbe stato scambiato per un pesce d’aprile o una provocazione, a cui rispondere, con il broncio di Arnold, “che cavolo stai dicendo Willis?”.
Gli sviluppatori si sono gettati in un’operazione che è quasi un all-in, o la va o la spacca, cercando di allargare il più possibile la platea di giocatori senza deludere l’ampio zoccolo duro composto da estimatori di vecchia data, sollevando critiche e suscitando una certa perplessità, anche da parte mia, sulla necessità di portare un format di questo tipo su dispositivi che avrebbero dovuto imporre numerosi compromessi poco graditi e abbracciare logiche di mercato ripugnanti agli occhi degli acquirenti di titoli AAA. Come se non bastasse, i fan più sfegatati della serie sono in trepidante attesa di Diablo IV, mentre chi preferisce portarsi il mondo di Sanctuarium anche in bagno o sotto l’ombrellone ha già a disposizione il magnifico Diablo III: Eternal Collection per Switch.
DIABLO IMMORTAL, TRA DIABLO II E DIABLO III
Blizzard è andata comunque avanti per la sua strada e non ha voluto presentare Diablo Immortal alla stregua di un semplice giochino con cui passare il tempo in attesa del prossimo Diablo “serio”, come lo definirebbe il pubblico hardcore, prestando molta attenzione alla storia e scrivendo un capitolo inedito che si colloca tra Diablo II e Diablo III, per la precisione dopo gli avvenimenti narrati nell’espansione Lord of Destruction. I frammenti corrotti della Pietra del Mondo, frantumata come risultato della battaglia tra Baal e l’Arcangelo Tyrael, sono sparsi per tutto Sanctuarium, e i servitori di Diablo ne vogliono sfruttare i poteri per permettere al Signore del Terrore di fare ritorno.
È nostro compito contrastare questa minaccia, ma non è necessario rispolverare il libro di storia per godere dell’esperienza: chi in questa occasione si avvicina al lore di Diablo per la prima volta, viene portato per mano lungo narrazione e gameplay con dei tutorial in game per nulla invadenti, e il peggio che potrebbe capitare sarebbe non riconoscere alcuni volti noti del franchise, come Deckard Cain che si incontra proprio all’inizio. Veniamo subito alla domanda da cento milioni di dollari: è veramente un Diablo in cui valga la pena cimentarsi? Sì, perlomeno su mobile e senza dar troppo peso alla parte competitiva, per vari motivi e con qualche riserva che ora vi spiego. Iniziamo dal primo passo, ovvero l’installazione del gioco stesso.
UN PESO MASSIMO
Se non si è mai tenuta in gran considerazione la dimensione di un videogame per PC, va considerato che sugli smartphone non si possono aggiungere dischi esterni e bisogna fare i conti con la capacità del dispositivo, nella maggior parte dei casi non espandibile. In questo scenario, i dodici giga abbondanti richiesti dall’installazione completa, destinati sicuramente ad aumentare con le future introduzioni di nuovi contenuti, potrebbero costringere a scelte dolorose tutti gli utenti che giocano sul filo del byte della memoria libera. È veramente un peso importante: giusto per avere un paragone Apex Legends Mobile non arriva a quattro giga e lo stesso dicasi per Fantasian, RPG premium AAA mobile. Una volta deciso tra Diablo e i video delle vacanze, ci troviamo di fronte a creazione del personaggio e scelta delle classi, solo sei al momento: Barbaro, Crociato, Monaco, Negromante, Mago e Cacciatore di Demoni. Si avverte già un certo sbilanciamento a favore di quest’ultimo, ma nulla di cui preoccuparsi: non esiste gioco con classi perfette al day one, e sicuramente arriveranno a breve i consueti update a ristabilire l’ordine. In ogni caso, se volete una partenza col turbo, sapete con chi iniziare.
L’aspetto di ogni personaggio è ampiamente personalizzabile, e nonostante non si avvicini al livello di dettaglio di un Cyberpunk 2077, abbiamo a disposizione ben più opzioni di quante potremo poi effettivamente individuarne sui nostri piccoli schermi. E a proposito di dimensioni, ho trovato molto leggibili testi e interfaccia su un iPhone 12 Pro Max con display da 6.7” nonostante la mia vista di falco inizi ormai a vacillare, un po’ meno sul 13 Pro da soli sei pollici. Sono presenti numerose soluzioni per rendere la parte grafica accessibile a tutti, al prezzo di avere dei caratteri più ingombranti che occupano pixel preziosi altrimenti riservati all’azione, quindi il mio consiglio è tenere i font piccolini, rischiando di non vedere al volo il nome della spada che stiamo raccogliendo ma mantenendo lo schermo bello libero. Gli hint e i tasti per craftare, distruggere o incantare invece sono molto grandi anche di default, segno che è stata dedicata una certa attenzione al compromesso tra accessibilità e praticità.
OK COMINCIAMO! DEVO PAGARE?
La formula Free to Play è solita nascondere più insidie della mamma con la ciabatta in mano che dice “vieni qui, non ti faccio niente” anche se oggigiorno presenta molteplici sfumature non necessariamente tutte negative. Fortunatamente Diablo Immortal non ci propone alcuna sorta di energia che si consuma mentre giochiamo, obbligandoci una volta terminata ad aspettare lunghi tempi di ricarica per ricominciare la sessione, o pagare per un refill istantaneo.
FORTUNATAMENTE, DIABLO IMMORTAL NON PONE LIMITI AL NOSTRO TEMPO DI GIOCO
È PROPRIO DIABLO!
Appena iniziato a massacrare nemici, mi sono reso immediatamente conto di essere proprio davanti a un vero titolo del franchise Diablo. Graficamente somigliante al predecessore, si lascia padroneggiare immediatamente, grazie a un sistema di controllo molto intuitivo e iper collaudato: virtual stick analogico sul lato sinistro e abilità e pozioni sul lato destro, dando la possibilità di configurare posizione e dimensioni di tutti i bottoni.
Da ex appassionato giocatore della serie Dungeon Hunter di Gameloft mi sono trovato subito a mio agio in quanto la GUI è esattamente la medesima, ma chiunque sarà in grado di prendere confidenza in una questione di minuti. Se le prime ore di gioco mi hanno intrattenuto ma non particolarmente divertito, a causa di varie limitazioni dovute al mio basso livello, una volta sbloccate varie abilità e ottenuto accesso a dungeon e challenge, l’esperienza si è fatta più coinvolgente, e le attività alle quali prendere parte sono molte, sia in solo sia in gruppo.
LEGGERINI… SONO LEGGERINI…
L’avanzamento nella main quest è molto facile, e nonostante vi sia la possibilità di formare party per affrontare i dungeon, mi sono quasi sempre fatto valere da solo, anche nelle challenge a tempo ove è richiesto un buon ritmo di kill al minuto. Si poteva forse far sudare un po’ di più i giocatori, ma ho apprezzato che non siano state previste delle brusche impennate di difficoltà per costringere le persone a farmare o, peggio ancora, a comprare con soldi reali qualche item indispensabile al proseguimento. L’obiettivo di Blizzard pare essere quello di far arrivare la community all’endgame senza perdere nessuno per strada, anche perché se i combattimenti sono divertenti, frenetici e fracassoni, con sezioni hack n’ slash che si alternano a bullet hell condite con orde di nemici, boss enormi, missioni di difesa e di scorta e in generale tutto il meglio del genere dungeon crawler, posando lo smartphone e fermandosi a riflettere un momento, ci si accorge che forse non è tutto oro quel che luccica.
E SE IL PROBLEMA DI DIABLO IMMORTAL FOSSE DIABLO?
Diablo II è uscito nel 2000 e da allora, per quanto ci sforziamo di entusiarmarci a ogni nuova, piccola novità, il gameplay non è cambiato molto, e questo oggi inizia a pesare. Le quest sono rigidamente lineari, e a parte le tonnellate di dialoghi che richiedono un forte autocontrollo per non premere il tasto skip, si riducono al vetusto vai in quel posto, parla con quel tizio, uccidi quei mob, raccogli quei drop, riportali al quel tizio che ti manderà in un altro posto, e così via in loop. Spettacolare e coreografico quanto si vuole, però sarebbe ora di inventare qualcosa di nuovo e soprattutto di mandare in pensione i puzzle basati sul concept di Lights Out (1995) e Deflektor (1987) che invece mi son dovuto sorbire. In particolare ho digerito a fatica alcuni passaggi in cui bisogna fare la staffetta tra due NPC, consapevole che mentre io gironzolavo in balia dello storytelling c’era gente nei rift e nei dungeon che expava. Pazienza, una volta arrivati all’endgame poi ci si diverte sul serio, vero? Certo, ma è qui che Blizzard getta la maschera.
DIAVOLI E BALENE
Sono comunemente chiamati Balene, dall’inglese Whale, quei giocatori disposti a spendere cifre ingenti nei free to play per ottenere velocemente tutti gli upgrade possibili e sbloccare costantemente item e orpelli cosmetici rilasciati quasi quotidianamente dagli sviluppatori. Gentilplayer disposti a ricompensare profumatamente le ore di divertimento passate in game o polli da spennare agendo sulla loro ludopatia? Non sta a noi giudicare, sicuramente però Diablo Immortal, per restare in tema, ama i cetacei. Una volta terminata la main quest, se aspiriamo ad un equipaggiamento top tier per essere competitivi nelle varie classifiche PvE e PvP, la situazione è, senza giri di parole, drammatica.
Bisogna indossare item leggendari, relativamente facili da trovare ma dalle caratteristiche tutto sommato modeste. Vanno quindi potenziati con delle gemme, ovviamente leggendarie anch’esse. Il caso però vuole che ci siano gemme più leggendarie di altre, con un sistema di ranking a stelle. Le più pregiate sono le Gemme Leggendarie a cinque stelle, recuperabili in loot box ordinari – scherzavo: leggendari anch’essi ovviamente – molto difficili da ottenere sul campo, estremamente facili da acquistare nello shop a suon di soldi veri. Senza annoiarvi con statistiche e calcolo delle probabilità da professorone che si scaglia contro i gratta e vinci, possiamo tranquillamente affermare che un set completo come si deve, senza vibrar fendenti con la carta di credito, non lo vedrete mai. Con pesanti, frequenti e ricorrenti acquisti in game invece, è possibile che il famoso set non lo vediate mai ugualmente, ma almeno vi sarete liberati di un bel po’ di vil denaro che, ricordiamolo, è fonte di invidia e preoccupazione.
“CI PENSO E CASOMAI TORNO”
Come quando cerchiamo un pantalone nero e ce ne viene proposto uno zebrato a tinte fluo, nessuno ci punta una pistola alla tempia per comprare alcunché. È questo che vogliamo da una software house che ci fa sognare da trent’anni? Un sistema di monetizzazione end game, senza scomodare parole cool come “predatorio”, quantomeno irrispettoso della nostra intelligenza che tenta di farci comprare d’impulso loot box che non ci porteranno da nessuna parte? Se la risposta è “no”, semplicemente basta ignorare i vari acquisti in game, e quando tutte le casse rimarranno a prendere la polvere virtuale sugli scaffali, dovranno apportare qualche ritocchino al sistema di loot. Diablo Immortal è un bel gioco e non è un problema fare qualche spesuccia per tenere vivo il progetto, prima però voglio vedere un bell’aggiornamento che modifichi l’economia in modo da non farla sembrare ideata dalla Banda Bassotti. Altrimenti, è stato un piacere, fatemi un fischio quando esce Diablo IV.
SI MA LA VERSIONE PC?
Se su mobile dobbiamo inchinarci di fronte a una buona tecnica che non consuma nemmeno così tanto la batteria, sulle nostre scrivanie il risultato lascia un po’ perplessi e suggerisce che sia stato utilizzato una sorta di wrapper o un qualche tool per rendere il gioco multipiattaforma a costo zero. Nulla in contrario, Diablo Immortal non sarebbe certo il primo, però il tutto funziona maluccio, con controlli poco reattivi e soprattutto il puntatore del mouse che si perde nell’azione rendendo difficile indirizzare attacchi e incantesimi dove desiderato, finendo per aprire accidentalmente pannelli cliccando su bottoni sproporzionati per un gioco desktop. Paradossalmente è molto più giocabile in touch sul piccolissimo schermo che su un laptop. Ho apprezzato invece la cross progressione, che mi permette di interrompere la partita su un dispositivo e continuarla su un altro. Forza Blizzard, voglio ancora credere in te, la versione PC è una alpha che a causa di un typo è stata lanciata nello store come “beta”, e quel brutto sistema di loot box è dovuto a un eccesso di zelo, sono sicuro che al primo update sarà solo un brutto ricordo e potremo tutti giocare a Diablo Immortal senza sentirci agnellini portati al macello.
Per chiudere, vi lasciamo con una serie di screenshot tratti dalla versione PC:
E da quella per smartphone: