Antica Libreria TGM #11: The secret history of Mac Gaming

In un ambiente che spesso sa essere molto poco accogliente come quello del videogioco (non c’è bisogno di fare esempi visti gli ultimi anni, vero?), la ben poco ambita palma del videogiocatore più bistrattato spetta all’utente Apple fin dagli albori. Nonostante una partenza fulminea, con quel Apple II che è stata piattaforma determinante per la diffusione casalinga dei videogiochi, la comparsa sul mercato di sistemi più esplicitamente orientati verso l’esperienza ludica (su tutti Commodore 64 e ZX Spectrum) ha rapidamente condannato l’ambiente Mac a un’obsolescenza forse non programmata. Una vita tra i margini, per citare il grandissimo mangaka Yoshiro Tatsumi, di cui la stessa The Games Machine è testimone vivente: nella lunghissima storia della vostra rivista preferita il Mac gaming ha sempre giocato il ruolo del comprimario marginale. Se oggi sulle nostre pagine ospitiamo ancora recensioni di giochi per C64 o ZX (a proposito, sapete del redivivo Zzap?), non saprei invece ricordare a memoria l’ultimo volta che si è parlato di videogiochi Mac. A colmare questa lacuna (anche nostra, lo ammettiamo) ci ha pensato l’inossidabile Richard Moss, giornalista che lavora e ha lavorato con diversi siti di informazione tecnologica anglofoni, in collaborazione con i soliti assi di Bitmap Books che hanno pubblicato l’Expanded Edition del suo enciclopedico The secret history of Mac Gaming.

File 011.1 – The secret history of Mac Gaming – Expanded edition

Dove trovarlo: Bitmap Books

Antica Libreria TGM The Secret History of Mac Gaming

C’è un aneddoto, abbastanza celebre e ovviamente raccontato all’interno del corposo volume di Moss, che rende bene l’idea di ciò che gira intorno al videogioco su sistemi Apple. Nella primavera del 1999, a circa sei mesi dal clamoroso successo di pubblico e critica riscosso da Half-Life, Valve e Sierra decidono di prevedere una versione Mac del loro best seller. Per la conversione si rivolgono a Logicwave, studio che prende molto sul serio l’incarico assumendo Andrew Meggs, un esperto della programmazione 3D. Dal resoconto di Rebeccca Heineman, fondatrice di Logicwave, tutti i componenti della software house sono però in qualche modo coinvolti nel lavoro di adattamento: un vero e proprio atto di amore verso il gioco di Gabe Newell che nel giro di qualche mese può dirsi riuscito in pieno. Non senza sorpresa, Half-Life gira benissimo su Mac. Quello di Logicwave è senza alcun dubbio un lavoro di altissimo livello e gli ordini dai rivenditori ne rispecchiano la bontà indirizzandosi verso le stime più alte a cui Logicwave è abituata: 50.000 copie. Se a questo punto state realizzando di non aver mai visto una copia di Half-Life per Mac in giro è perché sto arrivando al momento del racconto in cui qualcuno di Sierra si imbatte nel grafico degli ordini e si chiede chi si sia dimenticato una cifra nella colonna delle vendite. La scoperta che i giochi su Mac non vendono centinaia di migliaia di copie, ma qualche decina quando va di lusso, arriva come un’illuminazione nella sala di controllo di Valve e Sierra: il gioco viene annullato, di punto in bianco, a tre settimane dall’uscita, pagando a Logicwave tutto il pattuito più un bonus per il rispetto delle tempistiche e degli obiettivi qualitativi.

Non sorprende dunque che la storia del gioco elettronico per Mac raccontata da Richard Moss venga definita come segreta dal suo stesso autore: quella dei giochi per sistemi Apple è da sempre una nicchia di cui in pochi hanno seguito le vicende. In questo senso Moss ha vita facile nello stupire il lettore: qualunque cosa racconti, in fondo, risulterà nota solo a una ristrettissima cerchia. Nondimeno, Moss affolla il suo lunghissimo (oltre 450 pagine) racconto di una quantità semplicemente incalcolabile di aneddoti e testimonianze in prima persona raccolti da sviluppatori e designer.

NON SORPRENDE CHE LA STORIA DEL GIOCO ELETTRONICO PER MAC VENGA DEFINITA COME SEGRETA DAL SUO STESSO AUTORE

Ma soprattutto, le pagine di The secret history of Mac gaming abbondano di giochi, molti più di quanti chiunque sia disposto a scommettere ne esistano. Spesso un gioco viene citato e raccontato per poche righe, giusto il tempo di registrarne l’esistenza e contestualizzare la sua magari breve parabola. Ma è comunque encomiabile e ammirevole la dedizione che Moss mette in quest’opera titanica, ancora più gigantesca se si pensa all’estensione del potenziale pubblico di riferimento. Eppure Moss non fa sconti, analizza molto lucidamente quel che ha funzionato e quel tanto che non ha invece funzionato nel lungo e turbolento rapporto tra Apple e videogiochi. L’ultimo capitolo è un affondo disilluso e malinconico sul lungo e inesorabile tramonto sancito da tutte le scelte compiute da Apple dal 2000 in poi, una presa di coscienza dolce amara di ciò che non è stato e mai sarà.

Antica Libreria TGM The Secret History of Mac Gaming

Qua e là a sorpresa sbuca il colore: locandine, foto, screenshot.

The secret history of Mac gaming è molto diverso dagli altri libri di Bitmap Books, sotto molti punti di vista. Non è insomma il classico coffee table book a cui l’editore anglosassone ci ha abituato, né una raccolta di giochi o cover corredati da un commento. Il resoconto pluridecennale di Moss è un libro in cui la parola reclama il suo predominio sull’immagine, ma ciò non significa che l’aspetto grafico del volume sia stata trascurato. Anzi, è già la bella illustrazione di copertina di JJ Signal, in blu acceso che staglia sul giallo acceso, quasi fosforescente, a rappresentare un indizio della cura che il lettore si troverà di fronte all’interno del volume. Il design grafico, curato da Darren Wall, trasporta su carta il rigore estetico a cui Apple ha da sempre abituato l’occhio. Ciascuno dei 26 capitoli è preceduto da un’illustrazione, in bianco e nero, in pixel art, come potrebbe essere stata prodotta da uno dei numerosi software grafici per cui il computer Apple sono famosi fin dagli anni ottanta. Segue una pagina nera, su cui spiccano le prime parole del capitolo, in bianco e in corpo doppio rispetto alle successive, in cui il testo torna nero su bianco, intervallato da illustrazioni, copertine o screenshot incastonate in greche ASCII. Chiude ogni capitolo, ad eccezione dell’ultimo, uno stringato paragrafo da titolo WHERE ARE THEY NOW? in cui si fa il punto su personaggi e figure dell’industria citate nelle righe precedenti.

Il gioco su Mac ha viaggiato di pari passo insieme ai programmi di elaborazione grafica.

Senza dubbio, The secret history of Mac gaming è libro più strano pubblicato di recente da Bitmap Books, anche nel formato, da libro classico con quel bellissimo bordo blue delle pagine, ma è anche uno dei più interessanti nel suo stuzzicare ed esplorare angoli ben poco battuti della storia videoludica. E poi, visto che stiamo parlando di Apple, anche l’occhio vuole la sua parte: è di un bello che non ci si crede, è ogni volta una vera gioia voltarsi e vederlo lì, arrogantemente giallo fluo, sulla mensola della libreria.

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