“A che ti serve possedere le stelle?” chiese il Piccolo Principe all’uomo.
“Mi serve a essere ricco.”
“E a che serve essere ricco?”
“A comperare delle altre stelle se qualcuno ne trova.”
“Io” disse il Piccolo Principe “possiedo un fiore che innaffio tutti i giorni e possiedo tre vulcani dei quali spazzo il camino tutte le settimane. È utile ai miei vulcani e al mio fiore che li possegga. Ma tu non sei utile alle stelle”. – Antoine de Aaint-Exupéry
Raccontare una fiaba o una favola a un bambino crea un effetto intimo e personale, che lo spinge a crescere immaginando mondi incantati e lontani. E mentre quella fantasia si fa più presente, diventando insistente a tal punto da creare sinergie uniche fra un testo e un’emozione, si fonda un rapporto che perdura in eterno, lo stesso che muove un serpente, lo stesso che spinge una strega a donare una mela a una giovane donna innamorata della vita, e lo stesso che costringe uno hobbit a compiere un viaggio lontano per buttare un Anello in una montagna di fuoco. Con Octopath Traveler, sviluppato da Acquire e Square Enix, la vita di ciascuno viene raccontata attraverso le flebili luci del passato che nessuno intende ricordare, mentre le fiamme del presente, brutali e imperiose, promettono di dominare il futuro di chi, non curante di cosa lo attende, è comunque sicuro di poter trovare del bello anche là dove è impossibile.
La letteratura, da sempre, esplora le pagine intinte di sangue, ricordi e sogni infranti dei suoi personaggi, mentre riflette sul cielo e le stelle, immobili e silenziose, irraggiungibili e solitarie. Qualcuno potrebbe scrivere di una giovane donna che allunga il dito verso la luna, con la speranza di strapparla agli astri che non sono intenzionati a lasciarla andare. E così quelle stelle, che intanto parlano fra loro, trovano che la ragazza meriti un po’ della loro polvere. Neil Gaiman scriveva che non tutti vivono in eterno, eccetto coloro che possiedono il cuore di una stella, e la storia di Tristan e Yvaine è nata proprio in questo modo: da una promessa.
Quanto può essere potente e inesauribile il potere di una stella?
LA RADICE DEI PUNTI DI VISTA
Questo metodo narrativo, chiamato comunemente “Point of View”, o nel gergo di internet POV, spinge a mettersi nei panni dei personaggi sotto tutte le sue diverse luci. Sia nella letteratura italiana che in quella anglosassone, infatti, la presenza di questo approccio narrativo ha preso piede. È accaduto in passato con Alessandro Manzoni, ed è capitato con le favole dei Fratelli Andersen. E chi lo avrebbe mai detto che le briciole di pane, in realtà, fossero il segreto per svelare le meraviglie di una storia che racconta la vita di due bambini? Due bambini che si ritrovano in una casa di marzapane con lo stomaco che brontola e una vecchia che invita loro a entrare. Sorridente e accomodante, li osserva varcare l’uscio della sua dimora, mentre tiene nascosto sotto il grembiule sporco di crema pasticcera un coltello appuntito, che non vede l’ora di assaggiare il loro sangue. Collodi, al contrario, non era della stessa opinione.
Quante fiabe e favole si possono legare ai videogiochi? Tante, troppe!
Octopath Traveler, infatti, parla di viaggiatori. E cosa c’è di meglio di un bel viaggio in mondi in cui ogni personaggio ha una storia che s’intreccia con tante altre fino a creare un miscuglio di emozioni, sensazioni e ulteriori magie, oltre che di avventure? Che ognuno ha un suo punto di vista. E per quanto esso possa sembrare strano, è rafforzato in ogni caso dal metodo narrativo con cui viene narrato un passato, un presente e un futuro. Nel Decameron, infatti, in dieci giorni s’è saputo vita, morte e miracoli di dieci giovani che raccontano tutto, ma proprio tutto, pure le loro debolezze. E mentre loro si ritirano in una villa di campagna, in un altro momento storico, Square Enix elaborava le vicende di antichi guerrieri, di giovani principi usurpati, di un giovane alla caccia di fortuna e di una ballerina che sperava di ottenere dal mondo qualcosa di nuovo, ma soprattutto un briciolo di fortuna.
I MILLE GIORNI DI OCTOPATH TRAVELER
La scrittura indica diversi metodi per descrivere dei momenti. C’è il narratore onnisciente, che sa tutto del protagonista di cui si trova a scrivere, come accade alle conclusioni di ogni capitolo all’interno di entrambe le iterazioni del franchise. È legata a una narrativa del passato in cui i protagonisti appaiono come delle figure che si muovono all’interno di un mosaico in costante mutamento, e di cui si conosce tutto – ma non così tutto come qualcuno penserebbe. Square Enix ha utilizzato questo metodo per variare i suoi racconti, ma solo in rare occasioni: all’inizio e alla fine di essi. E con Octopath Traveler ciò avviene seguendo una sorta di scrittura in prima persona che spinge a conoscere i punti di vista del personaggio.
Prendo in esempio le Nozze Rosse, un momento delicato all’interno di Tempesta di Spade, con Catelyn Tully che si trova a vivere direttamente un massacro, venendone a conoscenza sul momento. Lo stesso accade con Octopath Traveler, con i protagonisti che certe situazioni le vivono letteralmente sul momento, e il giocatore che le scopre in questo modo. Sia chiaro: letteratura, scrittura creativa e videogioco mantengono degli approcci divergente per quanto concerne la stesura di un racconto, eppure diventa impossibile non trovare delle analogie. Mentre Catelyn Tully assisteva al massacro degli Stark e all’assassinio di suo figlio, prima aveva udito le cornamuse, le trombe e i tamburi suonare Le Piogge di Castemare, l’iconica ballata che segnava la vittoria dei Lannister sui Reyne, una delle tante Casate distrutte da Tywin Lannister. Vivere un’esperienza, insomma, diventa allo stesso modo brutale per il protagonista interessato, che affronta un’esperienza che va oltre il suo stesso punto di vista.
Morte, sangue e massacri riescono ancora oggi a farmi innamorare di entrambi i media
Mentre si conosce un protagonista, quanto viene immediatamente fuori è cosa lo ha condotto a quel preciso momento, come mai è in difficoltà, e perché sta fuggendo via. Ognuno dei personaggi di Octopath Traveler II, infatti, è partito per l’ignoto e poi ha ritrovato sé stesso quando ha incontrato qualcuno che fosse simile a lui. La narrativa in prima persona, la stessa che mette il lettore, lo spettatore e il giocatore nei panni del protagonista, dà oltretutto modo di non essere mai effettivamente pronto per cosa potrebbe scoprire e non ha idea di cosa affronterà. E così si crea un livello d’empatia unico nel suo genere, sorretto soprattutto dalle tematiche che raccontano le vicende dei personaggi interessati, sospesi fra vecchi sogni realizzati e desideri mai raggiunti. Costretti ad affrontare un futuro incerto, partono insieme per aggrapparsi a un futuro migliore, come farebbe chiunque se fosse nella loro stessa situazione. Quando si crea un legame con un personaggio, specie con i POV, in automatico gli intrecci si solidificano a tal punto da divenire un unico, grande coro che poi si estende non solo ai personaggi dedicati, bensì pure agli altri. Ed è così che nasce una storia.
COME RACCONTARE L’INTIMITÀ
E quando nasce un racconto, la narrazione si concentra soprattutto sulle debolezze di un protagonista. Con Octopath Traveler, oltre a conoscere i motivi che spingono un personaggio ad allontanarsi dalla famiglia o a partire per l’ignoto, si focalizza soprattutto l’insieme di elementi che hanno segnato uno specifico istante. In entrambe le iterazioni del franchise, infatti, viene fuori che sono proprio le esperienze traumatiche a formare i tratti indistinguibili dei protagonisti. In questo modo, dunque, si va ben oltre il classico POV cui si è stati abituati, poiché si crea una connessione che un autore cerca sempre di mantenere e proporre al suo lettore, giocatore o spettatore. La storia più toccante e brutale, collegata anche ai classici poemi cavallereschi come Le Chanson de Roland, è quella di Hikari, un giovane costretto a lasciare la sua terra a causa di un fratello che gli ha usurpato il trono, condannandolo a un lungo esilio che lo conduce, in seguito, in un villaggio di minatori. La storia del ragazzo, che si ritrova a crescere fin troppo presto, racconta di sfumature del passato in cui suo padre, il suo unico faro in quel regno sempre in guerra, tiene più a lui che al fratello che è cresciuto nell’odio, uccidendo, depredando e commettendo atti indegni nel nome della conquista.
Hikari, infatti, scopre di essere un figlio leale che però, a causa della sua sensibilità, del suo onore e del suo amore, si ritrova a fuggire lontano per mettersi in salvo e per darsi una possibilità. È il classico personaggio letterario che deve partire per un viaggio prima di tornare a casa più cresciuto, com’è accaduto a Noctis di Final Fantasy XV, con la sola differenza che quest’ultimo ha sin da subito degli amici che lo seguono dappertutto. Hikari, al contrario, deve solidificare quei rapporti e raccontare sfumature di sé proprio per arrivare a scoprirsi definitivamente, ed è solo. In contrapposizione a lui, invece, c’è la giovane Agnea, una ballerina dal grande talento infelice e scontenta, triste per la scomparsa prematura della madre. All’interno della sua storia, infatti, si scopre un legame fortissimo con quest’ultima che mette in risalto il suo punto di vista e come affronti le difficoltà.
Creare una storia, specie di questa caratura, dà modo allo scrittore di unire un insieme di sfumature per creare in seguito cosa rende effettivamente potente un messaggio finale
Mi riferisco ai sogni distrutti, quelli mai raggiunti, oltre alla perdita di qualcuno che si ama, ormai lontano dall’obiettivo di vita di chi vorrebbe che facesse un passo indietro
IL VIAGGIO DI UNA COMPAGNIA
Nei viaggi, specie in quelli complessi, avere qualcuno che guarda le spalle a qualcun altro fa sempre comodo. All’interno di Octopath Traveler, insomma, la compagnia che Tolkien ha sempre raccontato nei suoi libri sin da Silmarillion, è esaltata soprattutto dalle interazioni dei protagonisti con le conversazioni più semplici e insolite. Il racconto, perciò, prende una diramazione divergente e, allo stesso tempo, ricca di ulteriori dettagli che parlano al cuore dei personaggi che si ritrovano a vivere esperienze intricate e complesse, sorrette inoltre da difficoltà serie e atipiche, capaci allo stesso modo di risultare difficili da affrontare.
Il linguaggio di un popolo, le sue sensazioni ed emozioni, inoltre, esaltano in modo particolareggiato le essenzialità che rendono i racconti di Octopath Traveler non soltanto piacevoli da giocare, ma soprattutto unici da vivere. Sono le esistenze a contare ben più che della missione da portare a termine, com’è peraltro raccontato ne Il Signore degli Anelli, anche se l’Anello del Potere da gettare fra le fiamme del Monte Fato è l’obiettivo. Meglio avere qualcuno al proprio fianco che partire in solitaria, non sapendo cosa potrebbe accadere.
Tornare a casa è sempre l’obiettivo di una grande storia, d’altronde, soprattutto quando non c’è altra strada da percorrere, ma tante altre da vivere
“Non c’erano risa, né cori o suono d’arpe, e la fierezza e la speranza suscitate nel loro cuore dal canto delle antiche canzoni sul lago si erano spente in una stanca malinconia. Sapevano che stavano per arrivare alla fine del viaggio, e che poteva essere una fine davvero orribile.” – John Ronald Reuel Tolkien.