Un grande classico del giornalismo italiano sono le recensioni accomodate. Funziona così: uno della redazione – di solito uno famoso – scrive un libro e nella pagina della cultura dello stesso giornale qualcun altro – più o meno famoso a seconda dei casi – ne scrive una recensione, ovviamente estasiata. Altrettanto ovviamente, il segreto è non fare menzione di tutti questi rapporti intrecciati e affidarsi alla distrazione o all’ingenuità dei lettori. Ora, è successo che due loschi figuri della redazione di TGM, Alteri e Iacullo, abbiano scritto un libro. Loro però non sono esattamente famosi e per quanto riguarda me mi riconosce giusto il cane quando torno. Però che li conosco ve l’ho detto e ci aggiungo che la copia del libro me l’ha gentilmente fornita l’editore. Ora che sapete tutto, possiamo cominciare.
FILE 022 – B-Human. Vite di seconda classe nell’industria dei videogiochi
Dove trovarlo: Ledizioni
Quello che noi chiamiamo giornalismo videoludico è in realtà un’altra cosa. Lo è ormai anche il giornalismo a tutto tondo, quello classico, ma questo sarebbe un discorso troppo lungo e ci porterebbe troppo lontano dal nostro settore. Per affrontare il discorso è invece utile iniziare da una definizione: il giornalismo è il cane da guardia del potere. Partendo da qui è facile capire come quello videoludico non sia e non sia mai stato giornalismo; basti pensare a come quasi l’intera produzione si riduca a recensioni e news, dove le prime sono largamente intese come consigli per gli acquisti e le seconde sono diventate copia&incolla di comunicati stampa a cui si appiccica un titolo clickbait.
QUELLO CHE NOI CHIAMIAMO GIORNALISMO VIDEOLUDICO È IN REALTÀ UN’ALTRA COSA
È un segreto di Pulcinella, ma è anche la chiave di volta per capire come funziona l’industria e l’editoria che vi ruota attorno. Gli eventi recenti hanno aumentato la sensibilità anche dei lettori verso alcune tematiche e quindi nelle colonne delle news ormai più o meno quotidianamente, purtroppo, appaiono le notizie di licenziamenti e riorganizzazioni aziendali (il capitalismo ha un vocabolario davvero divertente)..
NON BASTEREBBE TUTTA LA CARTA DEL MONDO A RACCONTARE TUTTO
Persino nel loro caso, comunque, per affrontare in maniera sistematica il tema hanno dovuto migrare altrove, nell’editoria di varia. Al di là della facile ironia del cappello introduttivo, non credo sia questo il luogo per una trattazione critica del loro lavoro con B-Human, per un evidente conflitto di interessi. Lascio ad altri il compito, anzi mi limito a muovere un paio di critiche, seppur ovviamente bonarie, siamo pur sempre in redazione. Per un totale estraneo al mondo dei videogiochi, immagino che la scrittura possa risultare un po’ troppo compressa e forse non chiarissima (ma sono loro stessi ad ammettere in coda al volume che non basterebbe tutta la carta del mondo a raccontare tutto); e qua e là ogni tanto fa capolino un tono un po’ canzonatorio che appartiene a loro, ma che non apprezzo fino in fondo (poi è un po’ come lamentarsi della vernice sui monumenti mentre le città vengono sommerse dal fango, me ne rendo conto).
Dopo di che, parlare di B-Human: Vite di seconda classe nell’industria dei videogiochi ha rappresentato comunque un’ottima occasione per portare qualche chiacchiera sull’etica del settore all’interno della Libreria, il che non guasta visto che in fondo lo scopo di una rubrica letteraria è quello di allargare gli orizzonti. Continuo a sospendere il giudizio critico, ma penso che leggere il lavoro di Alteri e Iacullo possa aiutare a sviluppare una maggiore consapevolezza come fruitori di videogiochi, dopo di che si è comunque liberi di fregarsene e continuare a trattarli come giocattoli. Se però nell’epoca che viviamo il consumo etico è impossibile, quello consapevole appare comunque come la migliore opzione sul tavolo.