PlayStation 5 Pro – Speciale Hands-on

4 anni fa, PlayStation 5 era la console che tutti volevano ma che in pochi riuscivano a portare a casa, con almeno 2 anni di problemi di distribuzione a causa della crisi dei semi-conduttore, durante e nell’immediato post-pandemia, con tutti gli annessi problemi di approvvigionamento e conseguente bagarinaggio. Oggi, dopo più di 60 milioni di unità vendute, PlayStation 5 è una console decisamente stabile, matura, che si aggiorna alla versione Pro seguendo il modus operandi già sperimentato da Sony con con PlayStation 4, ma con intenti e obiettivi molto diversi. 

Prezzo: 799,99€ Processore: CPU: x86 64 AMD Ryzen Zen2 8 cores / 16 threads GPU: 16.7 TFLOPS, AMD Radeon RDNA bases graphic engine Memoria: GDDR6 16 GB, DDR5 2 GB SSD: 2 TB Peso: 3.1 kg

Una macchina “mid-gen” ritenuta, da molti, superflua, ad un prezzo decisamente importante, 799,99€, nata più per prestigio che per necessità, per lanciare sul mercato un prodotto di lusso, desiderabile, pure irraggiungibile per le tasche di molti, promettendo in cambio quella combo da “sogno”: 4K+60fps+ray tracing, senza compromessi, e non solo. Uno sfizio tecnologico, una dichiarazione d’intenti che sembra dire alla concorrenza “noi possiamo farlo, ancora più potente perché, appunto, non necessaria a dare nuova linfa alla generazione in corso.

Perché, se PS4 Pro arrivava a sostituire idealmente la versione base, giunta affannata al giro di boa, e ad un prezzo in linea con la stessa, PS5 Pro arriva quando il modello di 4 anni fa è ancora in forma e tecnologicamente al top nel mondo console, complice anche la partenza lenta della generazione tout court. Personalmente sono arrivato a questo test in punta di piedi, cauto, curioso di provare e trovare le differenze, come nella famosa sfida ottica della Settimana Enigmistica ma, prima di affondare le mani nei titoli che, per primi, sfruttano le caratteristiche di PS5 Pro, ricapitoliamo un po’ gli aggiornamenti salienti della macchina.

UN GRAN MOTORE

Quello che pulsa sotto la scocca sinuosa, curva e simmetrica della macchina, alleggerita dell’unità disco (3,1kg contro i 4,5kg della versione “fat”) per una quanto meno polarizzante scelta di lanciarla “only digital” (io personalmente non sono felicissimo della cosa), è un motore che, al momento, nessuno può vantare nel mondo console. GPU da 16.7 TFLOPS AMD Radeon, 2GB di memoria DDR5 in più rispetto al 2020 (che vanno ad affiancare i 16GB GDDR6), SSD da 2TB.

Più snella, simmetrica, ma ancora non abbastanza fucsia per i miei gusti.

Questo, secondo le specifiche diffuse da Sony, si traduce in un +67% di unità di calcolo e +28% di velocità, per un rendering fino al 45% più veloce rispetto a PS5; Ray Tracing avanzato che va a migliorare riflessi e rifrazioni e quella che forse è la novità più golosa di questa Pro, la PlayStation Spectral Super Resolution, un upscaling della risoluzione gestito dall’IA che promette miracoli e, nel pratico, è uno dei protagonisti fondamentali nel centrare il target del 4K+60fps. Gli upscaler non sono certo una novità per i giocatori PC, ma su console questo rappresenta sicuramente un nuovo livello per la loro implementazione. Ed è certamente una console che può duellare con PC di fascia alta. PS5 Pro ha una certa aura, che si percepisce già una volta estratta dal packaging.

SCOPRENDO PS5 PRO

Il già citato peso perso, la novità estetica delle fenditure laterali, simili a prese d’aria da supercar, che ne slanciano la figura (soprattutto se posizionata in verticale), trasmettendo visivamente l’evoluzione rispetto ai modelli base (compromettendo però il riciclo di eventuali placche acquistate dai possessori di PS5 Slim), la scelta di migliorare le prese USB frontali (due sono comunque presenti sul retro) in USB-C. Ma anche scaricare i primi giochi, roba da 100 e passa GB, diventa un’operazione velocissima grazie al nuovo Wi-Fi 7, che migliora ulteriormente la connessione e rende i download più pesanti una questione di pochi minuti, migliorando i già ottimi tempi di PS5.

PS5 Pro ha una certa aura, che si percepisce già una volta estratta dal packaging

Dettagli, ma dettagli che raccontano, dall’esterno, il lavoro di perfezionamento fatto dagli ingegneri Sony. Una suggestione che poi diventa certezza una volta avvitato uno dei software che, per primi, hanno dedicato un aggiornamento (gratuito) alle nuove funzionalità di Pro. A livello percettivo la differenza, l’upgrade, è tangibile, se si presta attenzione. Prima, comunque, si aveva sempre la sensazione di rinunciare a qualcosa, scegliendo tra performance e risoluzione, benché, per carità, i risultati visivi fossero sempre più che degni di nota. Seguirà articolo dettagliato sui titoli aggiornati che ho avuto modo di provare ma, benché con risultati alterni e a discrezione dei singoli sviluppatori, i miglioramenti sull’immagine si sentono. Non è certo un salto generazionale, non scherziamo, ed è anche meno impattante rispetto alle differenze di allora tra PlayStation 4 e sua sorella Pro (quando la maggior parte dei titoli PS4 era bloccata sui 30fps e il 4K non era ancora lo standard), ma fa quello che una versione Pro deve fare: proporre performance migliori, più fluide e visivamente appaganti.

Ratchet & Clank Rift Apart rimane uno dei migliori titoli da guardare su PS5, e in questa versione è ancora più croccante.

Sul prezzo io lo dico candidamente: da consumatore non so se avrei preso in considerazione l’acquisto, il pensiero di una spesa fuori budget mi avrebbe attanagliato, ma ognuno può disporre dei propri soldi come desidera e, ad esempio, è proprio quello che sta già facendo un altro appassionato PlayStation della redazione, Claudio Magistrelli. È un esborso (volutamente? Anche questo è il gioco dell’hype) alto per il mondo console, ma la macchina c’è e fa quello che promette (sui titoli che gli sviluppatori hanno deciso di potenziare).

È un esborso alto per il mondo console, ma la macchina c’è e fa quello che promette, specie sui titoli appositamente potenziati

In definitiva, questi giorni di test con PlayStation 5 Pro mi hanno convinto per quanto riguarda l’impatto sui giochi selezionati, molto concreto (e di cui le vere potenzialità si vedranno nei prossimi anni, soprattutto con le future esclusive) benché con risultati diversi in base alle scelte dei singoli sviluppatori. Rimango convinto del fatto che, da un lato, non sia una console strettamente necessaria, dall’altro sembra voler giocare d’anticipo, muovendosi per tempo per non farsi trovare impreparata quando (e se) i titoli PlayStation Studios alzeranno il tiro, cosa che fisiologicamente succede sempre nella seconda metà dei cicli vitali made in Sony. È una PS5 che fa meglio quello che già PS5 fa bene e di cui, probabilmente, non abbiamo ancora visto il vero potenziale.

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