Warhammer 40,000 Darktide Grim Protocols

Warhammer 40,000: Darktide

PC Xbox Series X

Warhammer 40,000: Darktide, i Grim Protocols, e com'è cambiato

Come vola il tempo: sono già passati due anni da quando Warhammer 40,000: Darktide è arrivato sui nostri PC, portando con sé quegli scontri ad alta intensità a cui Fatshark ci ha abituato, ma anche una certa delusione per tante cose che avrebbero potuto essere meglio sviluppate. Il recente aggiornamento Grim Protocols ci offre l’occasione di tornare a parlarne, e vedere cos’è cambiato nel frattempo.

Warhammer 40,000 Darktide Grim Protocols

Due anni fa, a me Darktide era piaciuto proprio tanto. Era però innegabile che il gioco di Fatshark avesse diversi problemi. Uno su tutti, evidente a chiunque, era il fatto che alla release il negozio di cosmetici acquistabili con valuta reale fosse già bello che presente, mentre tutto il comparto di crafting fosse ancora al di là da venire, e non perché non fosse nei piani: il terminale era presente, ma cercando di interagire la maggior parte delle opzioni non erano selezionabili. In generale, la gestione delle armi ha per parecchio tempo avuto un che di discutibile. Chi ci ha giocato all’uscita avrà ben presente la frustrazione di andare al negozio di armi, e sperare che fra l’assortimento in vendita ne fosse uscita una della categoria che volevamo: cosa per niente scontata, e che poteva portare a passare diverse ore di gioco senza mai poter mettere mano su un fucile requiem o su una spada a catena.

al lancio, la gestione dell’armamentario aveva molto di discutibile

Questa cosa fu poi risolta con l’introduzione della Brunt’s Armory, che ci permetteva di ottenere un’arma della categoria da noi scelta ma della rarità più bassa (cosa tutto sommato accettabile) e, soprattutto, senza poter scegliere quale variante ci sarebbe capitata, potenzialmente frustrante viste le differenze significative fra ciascuna di esse; per esempio, se giocate zelota già dovreste sapere bene che il martellone da usare è il Crucis e non l’Ironhelm.

Poi, quando introdotto, il crafting si basava parecchio sulla fortuna. Ai livelli più alti il processo per ottenere un’arma ottimale funzionava così: si andava alla Brunt’s Armory, si prendevano armi della categoria scelta a spam fin quando non se ne otteneva una di un livello base sufficientemente alto e della variante preferita. A quel punto, si prendevano le altre, si andava da Hadron, le si consacrava (spendendo materiale di crafting), sperando che a qualcuna di esse uscisse una blessing utile per la nostra build, possibilmente di livello 4; a quel punto, si distruggeva l’arma per recuperare la blessing e poterla applicare ad altre armi. Una volta ottenute le due blessing da noi desiderate – e la cosa non era per niente automatica – si prendeva l’arma candidata per diventare quella ottimale, la si consacrava a livello arancione, e si sperava che fra perk e blessing non fossero usciti troppi bonus indesiderati: in totale, infatti, avremmo potuto cambiarne solo due di essi, su quattro totali. Capite da soli che era un processo capace di portare un fedele servo dell’Imperatore a dedicare totalmente la sua anima a Khorne, dio del Caos con una certa fascinazione per il sangue e i teschi (altrui).

DARKTIDE, DUE ANNI DOPO

Spiegare tutto questo serve a permettere di capire quanto sia importante il passo in avanti fatto con l’aggiornamento Unlocked & Loaded, uscito durante lo scorso agosto. Con esso, Fatshark ha completamente rivisto il sistema di itemizzazione, implementando un sistema di Mastery (in breve, usando le armi sbloccheremo tutte le blessing che possono equipaggiare, senza più bisogno di distruggerle), la possibilità di cambiare variante di un’arma dall’inventario, e rimuovendo il limite al numero di blessing e perk che era possibile modificare, più altre aggiunte che hanno reso meno frustrante l’itemizzazione: adesso avere un’arma ottimale o che se non altro ci si avvicina a sufficienza è molto più semplice e soprattutto non richiede più quantità industriali di materiali da crafting.

rispetto a due anni fa, anche la varietà delle build ha ricevuto un deciso passo in avanti

E non c’è solo questo ad aver reso Darktide un gioco migliore rispetto all’uscita. La varietà di build, per esempio, ha ricevuto già l’anno scorso un deciso passo in avanti con l’introduzione degli skill tree per ciascuna delle quattro classi; questi skill tree includono anche due abilità speciali alternative rispetto all’unica presente all’uscita, anche se va detto che alcune sembrano scelte più obbligate delle altre (per esempio: per lo zelota e per l’ogryn sono tutte e tre scelte valide a seconda della build, per il veterano la voice of command è indiscutibilmente la migliore delle tre). Ma nel complesso, assieme all’aggiunta di nuove missioni, nuove armi, e di altri migliorie varie che possiamo inserire nella scatola dei quality of life, Warhammer 40,000: Darktide ha fatto notevoli passi avanti rispetto a due anni fa.

Protagonista degli ultimi giorni è però nello specifico l’aggiornamento Grim Protocols, ed è dunque giusto dedicargli un po’ di spazio. Iniziamo a parlare delle nuove armi incluse nell’aggiornamento, e cioè la Relic Blade per lo zelota, la Force Greatsword per lo psyker, e l’Heavy Stubber per l’Ogryn. Le prime due sono piuttosto simili come idea, anche se la prima è una variante sovradimensionata della Power Sword del veterano (ma con una meccanica diversa per l’attivazione, non più legata a un numero limitato di attacchi ma a una barra del surriscaldamento) mentre la seconda, oltre ad avere un attacco speciale a distanza che si carica mano a mano che uccidiamo nemici, sembra più orientata ad aiutare lo psyker a gestire le orde, utile se non state girando con la Voidblast o l’Infernus. Il nuovo Stubber dell’ogryn, invece, sembra più pensato per garantire loro un’opzione che, senza dimenticare la passione degli omoni per le armi che fanno un sacco di rumore, sia capace di gestire anche le minacce più distanti… o almeno quelle dove il sasso non riesce ad arrivare.

CHI SI NASCONDE NELL’OMBRA?

L’aggiornamento include poi anche la nuove missione Dark Communion. Oltre a dimostrare ancora una volta quanto siano bravi quelli di Fatshark a creare ambientazioni ispirate a Warhammer 40,000, la missione aggiunge un nuovo capitolo alla storia del Capitano Wolfer, dei gemelli Orzhov, e del loro rapporto con i cultisti di Nurgle, che presumibilmente assumeranno un ruolo più importante da qui in avanti. La missione, ambientata nell’area del Carnival, è molto ben fatta – ringrazio che, almeno per il momento, non sembri infame come Clandestinum Gloriana e i suoi barili esplosivi – ma dal punto di vista narrativo soffre per il fatto di essere palesemente un “capitolo di mezzo”: è evidente come essere riusciti a interrompere il rituale alla fine, peraltro con uno scontro a mio avviso anticlimatico, non comporti affatto la fine della minaccia del cultisti su Tertium. Poco male di per sé perché significa che è previsto altro contenuto e questo ci va sempre bene, ma permane una leggera sensazione di “tutto qui?”.

Warhammer 40,000 Darktide Grim Protocols

Infine, con l’aggiornamento Grim Protocols arriva su Darktide anche la nuova modalità Havoc. Il fatto che io la chiami “modalità” non deve illudervi troppo: dopo che avrete dimostrato il vostro valore completando una missione Maelstrom, la Commissaria Dukane vi chiederà di affrontare le missioni che già ben conoscete ma con modificatori speciali. Queste missioni sono strutturate in 40 livelli di difficoltà (completando una Auric Maelstrom potrete partire direttamente dal sedicesimo): terminare una missione vi permetterà di accedere al livello successivo, mentre fallirla tre volte vi farà scendere di grado. Naturalmente sono previste ricompense in base a quanto in alto riusciremo ad arrivare.

la modalità Havoc è una buona aggiunta, e sappiamo bene quanto i gingilli cosmetici siano un catalizzatore per l’interesse

L’idea non è male: una varietà e un grado di sfida che vadano al di là delle Auric / Auric Maelstrom è in linea teorica una buona aggiunta, e sappiamo benissimo come la possibilità di sbloccare nuovi gingilli sia un fortissimo catalizzatore per l’interesse. Personalmente le ho trovate anche abbastanza tostarelle fin dalla difficoltà 16; e io non sono andato molto più avanti, ma ho amici che hanno raggiunto i livelli più alti che mi raccontano di cose davvero toste. Il dubbio, casomai, sta nel metodo in cui ci si unisce a una di queste spedizioni. Se avete altri tre amici, tutto ok, si va lì da Dukane e si parte tutti assieme; altrimenti, non è previsto un regolare matchmaking come per le missioni tradizionali, ma piuttosto un sistema di Party Finder in cui un host crea la sua partita al livello da lui scelto e gli altri possono decidere di entrare (e di restare se incontrano l’apprezzamento dell’host). Un sistema più macchinoso e che potrebbe infastidire chi – come il sottoscritto – è abituato a premere il tasto “Play” sul terminale delle missioni e dimenticarsi di tutto il resto.

Volendo, si potrebbe intendere questo speciale come una specie di “recensione 2.0” di Warhammer 40,000: Darktide. Ricordo che ai tempi il gameplay mi era piaciuto così tanto che avrei voluto dargli un bel nove, ma tutti gli altri problemi a cui ho accennato in apertura, più l’ottimizzazione decisamente carente, mi spinsero a restare più basso. Ecco, oggi penso tranquillamente che Darktide il suo 9 se lo meriterebbe senza nessuna difficoltà, e forse anche qualcosa di più. È chiaro che ci siano ancora cose da migliorare. Per esempio, nonostante la cosa sia stata spesso richiesta dalla comunità, non è ancora possibile scegliere in completa autonomia la missione che si vuole giocare, ma bisogna sempre passare dalla rosa di scelte che ci viene offerta dal terminale. Nel complesso, comunque, i passi avanti rispetto al lancio sono stati notevoli, sia in termini di puro contenuto che di miglioramenti generali all’esperienza, e allo stato attuale delle cose credo che sia uno dei migliori giochi di Warhammer 40,000 disponibili sul mercato, e il migliore per chi guarda al gioco cooperativo (mi spiace, Space Marine 2. Ma neanche troppo, in realtà).

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